L’andropausa è una fase della vita maschile spesso fraintesa e, talvolta, sottovalutata. Sebbene venga erroneamente paragonata alla menopausa femminile, essa presenta caratteristiche e dinamiche completamente diverse.
Per fare chiarezza e sfatare alcuni miti diffusi, abbiamo esplorato assieme al Dr. Andrea Sansone, specialista in endocrinologia e esperto di andrologia, le cause, i sintomi e le strategie migliori per affrontare questa fase, garantendo benessere e qualità di vita.
Cos'è esattamente l'andropausa e come si differenzia dalla menopausa femminile?
Da un punto di vista concettuale, sono due fenomeni molto simili: si tratta di un calo della funzione gonadica – ovvero la capacità delle ovaie (per le donne) e dei testicoli (per gli uomini) di produrre ormoni sessuali e gameti (ovociti e spermatozoi).
C’è però qualche sostanziale differenza: nella donna la menopausa è un fenomeno di durata più o meno circoscritta, al termine del quale le ovaie vanno “a riposo” e non producono più ormoni e gameti; nell’uomo, invece, la produzione degli ormoni sessuali e degli spermatozoi non arriva mai a zero: anche in persone di età molto avanzata, i testicoli continuano a produrre spermatozoi , mentre la produzione di testosterone si riduce progressivamente, ma non si arresta.
Un’ulteriore differenza, che in parte spiega anche la discrepanza in termini di sintomatologia, riguarda la velocità: se la menopausa è un fenomeno che inizia e si conclude nel giro di pochi anni, l’ andropausa è, invece, un fenomeno molto più graduale, con un calo progressivo del testosterone che si stima proceda a un ritmo dell’1% annuo.
Per spiegare come questa condizione appaia progressivamente nel corso della vita, in termini medici si usa la definizione di ipogonadismo a insorgenza tardiva (LOH, late onset hypogonadism).
Quali sono i sintomi più comuni dell'andropausa e come influiscono sulla qualità della vita?
I pazienti frequentemente riferiscono un calo del desiderio, delle erezioni spontanee e, in generale, una maggiore difficoltà a ottenere e mantenere un’ erezione tale da consentire un rapporto sessuale completo.
I sintomi, però, sono molto più complessi di così: un progressivo calo del tono muscolare e osseo, della reattività e della “proattività” e, in generale, della funzione cognitiva.
Molte persone attribuiscono – erroneamente – questi sintomi al fisiologico decadimento della vita, cioè all’invecchiamento, quando in realtà possono essere la spia di un problema meritevole di attenzioni e cura.
In alcuni casi, un ipogonadismo non trattato, può portare a un peggioramento della salute cardiovascolare, potenzialmente riducendo l’aspettativa di vita dei pazienti.
Quali strategie o trattamenti consiglia per gestire al meglio questa fase?
Come prima cosa, se esistono sintomi compatibili – come un calo del desiderio sessuale o una maggior difficoltà erettile – parlarne con uno specialista è l’approccio più corretto: la sessualità è un argomento che molte persone percepiscono come tabù e che preferiscono non trattare, ma è un’ottima spia per la salute generale.
La velocità con cui il testosterone si riduce è influenzata dagli stili di vita: diminuire alcol e tabacco (o sospenderli del tutto), fare esercizio fisico e correggere le abitudini nutrizionali – lavorando sulla riduzione del peso corporeo – sono generalmente soluzioni valide per migliorare la sintomatologia.
Esiste un'età precisa o un momento specifico in cui si può diagnosticare l'andropausa? Oppure è un processo più graduale?
Come detto, il LOH è una condizione ad insorgenza molto graduale: si pensa, infatti, che già intorno ai 30-35 anni il testosterone inizi a ridursi – in maniera estremamente lenta e graduale, ma inesorabile.
In questo caso, persone che hanno un migliore stato di salute generale partiranno da un valore di testosterone più alto – quindi l’insorgenza dei sintomi sarà più lenta rispetto a chi ha valori inferiori.
È vero che tutti gli uomini prima o poi affrontano l'andropausa? Oppure è una condizione che non colpisce universalmente?
Se pensiamo all’aspettativa di vita nei secoli, è abbastanza palese come, non più di qualche secolo fa, con un aspettativa di vita media inferiore ai 40 anni, l’andropausa era un problema inesistente (come del resto la menopausa).
Ad oggi, con un progressivo aumento della vita, l’ipogonadismo a insorgenza tardiva è diventato una condizione che riguarda moltissimi uomini sopra gli “anta”.
C'è una tendenza a vedere l'andropausa come un fenomeno meno rilevante o problematico rispetto alla menopausa. Quanto è importante invece parlarne e riconoscerla?
Non solo è importante, risulta fondamentale. La cultura della prevenzione è stata completamente ignorata dalla popolazione maschile: se ci pensiamo, la maggior parte delle ragazze fanno un controllo dal ginecologo nell’infanzia e nell’adolescenza, mentre i maschi che si sottopongono a un controllo andrologico di routine sono un’esigua minoranza.
Un altro fattore che causa un enorme ritardo nella diagnosi è frutto della percezione che la salute andrologica sia esclusivamente importante per l’aspetto della sessualità. Come detto poco fa, molte persone si vergognano di parlare di sessualità con i medici di famiglia, con gli specialisti, persino coi partner.
L’Italia è un paese in cui l’educazione alla sessualità è profondamente carente, e molte persone vivono quella che scientificamente prende il nome di sex negativity: in altre parole, per molte persone nel nostro paese, il sesso è sbagliato, è sbagliato parlarne, è sbagliato preoccuparsene, è sbagliato prendersene cura.
Questo approccio non solo è completamente fuori dal tempo storico in cui ci troviamo, ma è anche un rischio per la salute, perché in realtà riconoscere per tempo sintomi e segni di ipogonadismo consente di trovare precocemente una terapia.
Come detto prima, la terapia non migliora solo la salute sessuale, ma anche la salute generale e l’aspettativa di vita.