Cos'è l'enuresi
L'
enuresi, dal greco “en-ourein” (“urinare dentro”), consiste nell'
incapacità di controllare la propria vescica, soprattutto durante la notte. Non è da considerarsi una malattia vera e propria, bensì un disturbo, che comporta il
farsi la pipì addosso.
È possibile differenziare tre tipi di enuresi:
-
enuresi notturna, se la minzione si verifica durante il sonno;
-
enuresi diurna, se la minzione si verifica nelle ore di veglia;
-
enuresi notturna e diurna (forma mista), se la minzione si verifica sia durante il sonno che durante la veglia.
Generalmente la forma notturna è molto più comune rispetto alla diurna. Tale condizione può anche essere associata all'encopresi, ossia l'emissione involontaria e inconsapevole di feci.
Cause dell'enuresi notturna
Le
cause dell'enuresi sono differenti. A tal proposito, la condizione può essere distinta in:
-
Enuresi primaria
- Il bambino non ha ancora acquisito il controllo della pipì notturna. Ciò può essere ricondotto a:
-
Un ritardo di maturazione della vescica, spesso dello sfintere vescicale, un muscolo che funziona come una valvola, impedendo la fuoriuscita della pipì. Normalmente tale controllo si acquisisce intorno al quarto anno di vita.
-
Un controllo ormonale insufficiente, ad esempio dell'ormone ADH, prodotto dall'ipofisi (una ghiandola endocrina). L'azione dell'ADH permette il riassorbimento della metà di urina durante la notte rispetto a quella prodotta durante l'attività diurna. Talvolta alcuni bambini con enuresi presentano livelli bassi di tale ormone, i quali tendono a normalizzarsi tardi rispetto ai loro coetanei. Questa condizione è nota con il nome di poliuria notturna.
-
Entrambe le cause potrebbero essere presenti e potrebbero prevalere in modo variabile in ogni soggetto.
-
Enuresi secondaria
- Il bambino ha raggiunto il controllo della vescica da almeno sei mesi e riprende a fare la pipì a letto. Le cause potrebbero essere molteplici, ad esempio situazioni emotive e stressanti (nascita di un fratellino, inserimento a scuola, tensioni a livello familiare, etc.).
-
Enuresi sintomatica
- L'enuresi è causata da una malattia sottostante, ad esempio:
Esistono anche altri fattori meno importanti che potrebbero causare l'enuresi. Questi includono:
A che età insorge l'enuresi
Tutte le fasce d'età possono essere colpite da enuresi. La situazione, però, assume contorni patologici solo se si oltrepassa un certo limite d'età.
Nei bambini è infatti comune fare la pipì a letto. Questo perché la loro vescica non ha ancora raggiunto la maturazione completa sia per quanto riguarda il volume di urina in grado di contenere, sia per i meccanismi che controllano la fuoriuscita di pipì.
Sotto i cinque anni d'età la situazione è quindi fisiologica. È inoltre frequente e non preoccupante nei bambini leggermente più grandi, d'età compresa tra i cinque e i dieci anni. Recenti studi evidenziano che ne sono colpiti circa il 10-15% dei bambini di sei anni.
Solo circa l'1% della popolazione adulta, invece, ne soffre, in particolare si tratta:
- di circa il 0,8-3% degli adolescenti tra i quindici e i vent'anni;
- di circa il 0,5-1% degli adulti.
Chi è maggiormente a rischio di enuresi
Gli
individui di sesso maschile sembrano soffrire maggiormente di enuresi in tenera età, in particolare nel range tra i cinque e i dodici anni. La condizione colpisce allo stesso modo gli adolescenti di ambo i sessi.
Il rischio di soffrire di enuresi è maggiore se entrambi i genitori ne hanno sofferto, è infatti pari al 77%. Qualora ne avesse sofferto un solo genitore, il rischio diminuisce al 44%. L'enuresi, infatti, sembrerebbe avere una componente ereditaria. In particolare, il gene coinvolto sembrerebbe essere ENUR 1, localizzato a livello del cromosoma 13; anche il cromosoma 8 e il 12 ne sembrerebbero responsabili.
Un'altra caratteristica che accomuna i bambini enuretici è il sonno molto profondo.
Diagnosi di enuresi
Saltuarie e sporadiche emissioni di urine durante la notte non bastano per formulare una
diagnosi di enuresi notturna. Si considera enuresi solo se il problema
si presenta con una certa
frequenza. Alcuni autori ritengono sia necessario un periodo di osservazione almeno di due settimane: se il bambino si bagna minimo tre volte a settimana, si tratta di enuresi.
Secondo altri, invece, il periodo di osservazione dovrebbe protrarsi per tre mesi e bisognerebbe assistere ad almeno due notti bagnate alla settimana. Un fattore importante è la
familiarità per enuresi. Seguiranno poi accertamenti di tipo clinico e strumentale per arrivare alla diagnosi.
Rimedi per l'enuresi
Circa il
14-15% dei casi guarisce in modo spontaneo ogni anno sotto ai nove anni, mentre il 16% ogni anno dai dieci anni in poi.
Qualora la situazione non migliorasse dopo il settimo anno d'età, potrebbe rivelarsi utile seguire un trattamento mirato. È possibile iniziare questa terapia prima, qualora il bambino avvertisse un significativo disagio soggettivo e una compromissione delle quotidiane attività di socializzazione.
I rimedi sono solitamente di due tipi:
-
Terapia comportamentale. Ne esistono diversi tipi, che comprendono:
- insegnare misure dietetiche e comportamentali negli individui più grandi (di sei o sette anni);
- insegnare una corretta regolarità urinaria, ossia andare in bagno ogni 3-4 ore e prima di dormire. Anche questo suggerimento riguarda sempre gli individui più grandi;
- effettuare esercizi per migliorare la resistenza vescicale, come ad esempio trattenere l'urina per un determinato periodo oppure interrompere la minzione e completarla poi dopo pochi secondi;
- seguire una terapia con allarmi periodici, solo in bambini dai sette anni in poi. Tale terapia utilizza suoni e vibrazioni, per questo motivo non risulta molto amata. Le sue percentuali di guarigione sono però alte: pari circa al 70%.
-
Terapie farmacologiche. I farmaci assunti potrebbero includere:
- farmaci sintetici come la desmopressina, uno spray o una compressa da assumere prima di dormire che diminuisce la produzione di urina. I risultati nel medio termine sono favorevoli nel 70% dei pazienti, ma non dovrebbe essere assunta in caso di ipertensione, problemi circolatori o patologie cardiache. Alcuni effetti indesiderati potrebbero includere cefalea, nausea e dolori addominali;
- farmaci ad azione miorilassante come l'ossibutinina in caso di iperattività vescicale. L'ossibutinina, infatti, ha un effetto anticolinergico e spasmolitico. Alcuni effetti indesiderati includono secchezza delle fauci, stitichezza e sonnolenza;
- farmaci sintetici analoghi dell'ADH, utili soprattutto per coloro che soffrono di poliuria notturna.