Com’è formato il pancreas?
All’interno del nostro organismo si trovano diversi organi, uno di questi è una
ghiandola mista, sia esocrina che endocrina: il
pancreas.
Alla produzione degli
enzimi necessari per la digestione dei grassi, dei carboidrati e delle proteine pensa la
parte esocrina; questo gruppo di enzimi forma il
succo pancreatico. Alla produzione degli o
rmoni glucagone e insulina pensa la
parte endocrina.
Prima di confluire nel dotto principale di Wirsung e in quello accessorio di Santorini, il prodotto secreto dal
pancreas passa attraverso dei dotti
intralobulari e, successivamente, in quelli
interlobulari. Alla fine, i due dotti principali, ovvero quello di
Wirsung e quello di
Santorini, confluiscono direttamente nel
duodeno (papilla di Vater).
Quando ci si trova davanti a un’infiammazione del pancreas, questa può essere dovuta a un calcolo all’interno di uno dei dotti, che ostruisce il succo pancreatico e che provoca la flogosi (infiammazione).
Come funziona il pancreas?
All’interno del
parenchima pancreatico, le cellule producono gli
enzimi pancreatici, i quali vengono trasformati in proenzimi, ovvero in forme inattive.
Dopo questa operazione vengono raggruppati in
granuli di zimogeno. Per essere convertiti in forme attive devono essere trasportati nel duodeno dai
dotti pancreatici.
Questi granuli possono bloccarsi quando, all’interno dei dotti pancreatici, la secrezione del succo pancreatico non riesce a passare, causando un accumulo intracellulare. A questo punto, le forme inattive si attivano comunque e provocano l’autodigestione, causando la pancreatite acuta.
Quando si ha un’infezione in atto, i macrofagi, i linfociti e i neutrofili cercano di arginarla immettendosi nella circolazione.
Tali patologie sono comunque abbastanza rare, i calcoli infatti non raggiungono quasi mai dimensioni tali da ostruire il passaggio degli enzimi pancreatici.
Quali sono i sintomi dei calcoli al pancreas?
Quando c’è la presenza di un
calcolo pancreatico, siamo spesso di fronte anche ad una
pancreatite, soprattutto quando il calcolo in questione è di grandi dimensioni e ostruisce il dotto principale di Wirsung.
Il
sintomo più tipico è un forte dolore addominale, che può durare fino ad una settimana od anche di più. Una buona percentuale di persone, circa l’80%, ha episodi di vomito e, nel 50% dei casi, febbre, proprio per l’infezione che è in atto. La disidratazione e un colore giallastro della pelle possono far pensare a qualche problema al pancreas, oltre a una forte e inspiegabile spossatezza. Inoltre, la pressione sanguigna arteriosa si potrebbe abbassare notevolmente.
Se la pancreatite non è solo episodica ma risulta cronica, la persona tenderà a perdere peso e a presentare un’insufficienza dell’attività della ghiandola a livello esocrino, e anche endocrino.
Nei primi 5 anni dalla prima manifestazione della
pancreatite cronica, chiamata
fase precoce, i
sintomi possono presentarsi più volte, con dolori forti e profondi, che sono in grado di provocare dispepsia e
flatulenza. Di solito, si riacutizzano ingerendo pasti ad alto contenuto di grassi e assumendo alcolici.
Passati 10 anni si parla di fase tardiva, in cui oramai certi segni e sintomi sono cronici, come, ad esempio:
- la cattiva digestione (dispepsia);
- la diarrea;
- la creatorrea (ovvero la presenza di elevate quantità di azoto nelle feci)
- la steatorrea, ovvero un esagerato livello di sostanze lipidiche nelle feci.
Sono da collegare alla pancreatite cronica in fase tardiva anche il diabete insulino-dipendente e alcuni casi di mancanza di vitamina D.
Come si può diagnosticare una calcolosi pancreatica?
Non sempre una
calcolosi pancreatica viene diagnosticata al primo colpo. Da studi effettuati su diversi casi, ben il 40% rimane non diagnosticata.
Il medico sicuramente suggerirà delle radiografie per individuare l’eventuale calcolo presente nel dotto, non prima di avere fatto un’approfondita anamnesi del paziente.
Successivamente, verranno effettuati gli
esami del sangue per individuare un incremento della
transaminasi, della fosfatasi alcalina, della
bilirubina totale e frazionata, e delle
gamma-GT, nonché per individuare eventuali anomalie nei livelli ematici di amilasi, lipasi, tripsina, calcio. Attraverso altri test specifici, verrà esaminata anche la funzione della ghiandola endocrina ed esocrina.
Oltre alla radiografia diretta dell'addome, per ulteriori accertamenti potrebbe venir effettuata anche una ecografia, la quale andrà più a fondo soprattutto nell’esame della ghiandola pancreatica, per sottolineare un suo probabile incremento di volume ed una dilatazione del dotto di Wirsung, causato dal calcolo che cerca di passare comunque.
Se l’ecografia risultasse insufficiente, si potrà ricorrere ad una
TAC addominale, o, meglio ancora, ad una colangio-RMN addominale, le quali potranno meglio evidenziare se la pancreatite è arrivata già ad uno stadio avanzato e, quindi, sfociare in qualcosa di più grave.
Infine, attraverso una procedura endoscopica sia diagnostica che terapeutica, chiamata CPRE (Colangio - Pancreatografia - Retrograda - Endoscopica), il medico endoscopista potrà analizzare direttamente la ghiandola pancreatica, fornendo un esito valido anche per un eventuale intervento chirurgico.
Che terapie sono consigliate?
Per prima cosa verranno somministrati degli
antidolorifici,
per alleviare il senso di malessere e per cercare di correggere l’insufficienza pancreatica.
In casi in cui il calcolo è talmente grande da bloccare tutte le funzioni pancreatiche, sarà necessario un intervento chirurgico.