È vero che si può assumere eparina in gravidanza oppure questo farmaco risulta controindicato per la salute del bambino? Approfondiamo l'argomento cercando di fare chiarezza.
Si può assumere eparina in gravidanza?
L'eparina a basso peso molecolare (abbreviata generalmente con la sigla LMWH) viene utilizzata in tutti quei casi in cui vi è la necessità di curare o di prevenire la formazione di trombi nel sangue. La trombofilia, ovvero l'aumentata possibilità che si verifichino trombi nel flusso ematico, può essere causata da diversi fattori, compresa la gestazione, la quale gioca un ruolo importante.
La somministrazione di eparina in gravidanza si rende quindi necessaria per alcune determinate categorie di donne, sebbene essa debba sempre essere preceduta da un'attenta analisi del rapporto tra rischi e benefici.
La supplementazione con LMWH viene consigliata a chi è a rischio trombofilia, anche in presenza di una gestazione ottenuta tramite PMA, ovvero Procreazione Medicalmente Assistita, mentre in assenza di specifiche patologie o condizioni di rischio, l'eparina non deve essere utilizzata.
La terapia a base di eparina andrà sempre attentamente valutata dal medico e modulata in relazione alle specifiche condizioni fisiche della donna. Non sempre, infatti, l'utilizzo di questa sostanza viene prescritto e molto dipende dalle singole condizioni della paziente.
Quando viene prescritta l'eparina in gravidanza
L'utilizzo di un anticoagulante in gravidanza, come ad esempio l'eparina, viene consigliato in tutti quei casi in cui vi è un rischio aumentato di incorrere in trombofilia.
La gravidanza rappresenta un momento critico perché, a causa delle alterazioni nell'equilibrio ormonale che coinvolgono la donna, può rendersi necessaria un'integrazione con anticoagulanti per contrastare il rischio di emorragia durante il parto e per diminuire la possibilità che si vengano a creare pericolosi ristagni nel flusso ematico.
Si è visto, infatti, come le donne in gravidanza presentino un rischio di incorrere in tromboembolismo venoso (TEV) aumentato da quattro fino a dieci volte rispetto al normale. L'incidenza del TEV è di circa un caso su 1000, ma essa aumenta di cinque volte durante il periodo del puerperio.
La cause alla base di una così alta probabilità di sviluppare TEV risiedono nel fatto che, durante la gestazione, l'organismo mette in atto un processo volto a contrastare il rischio di emorragie durante il parto; inoltre, anche le modificazioni ormonali, la compressione di alcuni importanti collegamenti venosi e la progressiva immobilità che caratterizza le ultime fasi della gestazione, possono contribuire ad aumentare il rischio di trombosi nella donna.
Per prevenire situazioni di rischio come, appunto, la trombosi venosa profonda o l'embolia polmonare, si utilizza eparina a basso peso molecolare, ovvero un farmaco che agisce come anticoagulante del sangue; esso, grazie al fatto che non è in grado di attraversare la barriera placentare, viene considerato sicuro, e può essere utilizzato anche nelle donne in gestazione.
La scelta se iniettare o meno eparina alla gestante può essere assunta solo dal medico e generalmente viene presa in concomitanza con almeno tre fattori di rischio, fra cui i più comuni da tenere presente includono:
- aver già sofferto in passato di trombosi venosa;
- età superiore a 35 anni;
- presenza di vene varicose;
- obesità;
- aver subito diversi aborti spontanei;
- paraplegia;
- fumo;
- traumi;
- aver subito interventi chirurgici;
- situazione di grave disidratazione;
- altre patologie, come ad esempio quelle cardiache, colite ulcerosa, nefrosi, infezioni di altra natura,...;
- familiarità con la TEV;
- presenza di disturbi infiammatori;
- sindrome da iperstimolazione ovarica;
- preeclampsia;
- parto cesareo;
- immobilità dopo il parto.
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Come si assume l'eparina in gravidanza
L'eparina viene assunta attraverso iniezioni sottocute (generalmente nelle zone del corpo dove vi è più tessuto adiposo) e va attentamente monitorata dal personale sanitario.
Il dosaggio del farmaco viene stabilito in base al peso della gestante e la somministrazione avviene ogni 24 ore per tutta la durata della gravidanza e fino a 40 giorni dopo il parto.
Può essere sospesa in presenza di reazioni avverse (come ad esempio allergie o sanguinamenti eccessivi), inoltre la somministrazione del farmaco deve essere interrotta generalmente 12 ore prima del parto con taglio cesareo e 24 ore prima del parto naturale, per evitare la possibilità di emorragie, per poi essere ripresa alcune ore dopo.
Dal momento che la terapia a base di eparina in gestazione può, in alcuni casi, provocare una riduzione delle piastrine, è necessario tenere monitorato questo valore effettuando un prelievo ematico prima dell'inizio del trattamento per verificarne la quantità, e poi in modo regolare su base mensile per tutta la durata della cura.
Quale tipo di eparina in gravidanza?
Non tutte le tipologie di eparina possono essere somministrate alle donne in gestazione, ma solamente quelle che non presentano rischi per lo sviluppo del feto, come le eparine a basso peso molecolare.
L'uso di clexane o seleparina in gravidanza (due farmaci molto sfruttati per prevenire la trombosi), ad esempio, sembra sicuro a partire dal secondo trimestre di gestazione, tuttavia gli studi sono stati condotti solo sugli animali e non hanno ancora fornito evidenze certe.
Solamente in alcuni casi, come ad esempio in presenza di allergie o di trombocitopenia eparino-indotta, il medico può decidere di somministrare alla gestante una terapia a base di anticoagulante orale; tale trattamento, tuttavia, se somministrato tra la sesta e la dodicesima settimana di gravidanza, può dare luogo a pericolose conseguenze per lo sviluppo del feto.
Esse includono malformazioni fetali, fra cui la cosiddetta "embriopatia da warfarin", che causa atrofie, ritardo mentale, microcefalia e ipoplasia nasale. L'utilizzo di anticoagulanti orali, inoltre, può aumentare la possibilità di aborti spontaneo, emorragie fetali o materne e problemi neurologici nel bambino.
La terapia a base di questi farmaci, pertanto, dev'essere riservata solo a un ristretto numero di pazienti, ovvero coloro per le quali non è possibile procedere con le eparine a basso peso molecolare.
Eparina e gravidanza con PMA
Numerosi studi scientifici hanno messo in relazione il fallimento dei trattamenti per la procreazione medicalmente assistita con la trombofilia. Sembra, infatti, che le alterazioni ormonali potrebbero determinare squilibri nella coagulazione del sangue, con la conseguenza che il corpo della madre farebbe grande difficoltà ad avviare una gestazione o a completarla.
Per questo motivo, in donne che hanno una storia di aborti spontanei ripetuti, o che stanno attraversando numerose complicazioni nel rimanere incinte con PMA, si consiglia di effettuare degli esami per indagare circa una possibile situazione di trombofilia.
Qualora i test dessero risultati determinanti in questo senso, alla donna verrà prescritta una terapia a base di iniezioni di eparina per tutta la durata della gravidanza, ed eventualmente anche oltre.
Occorre tenere presente, però, che attualmente gli studi non concordano su quando sia meglio effettuare le iniezioni di eparina durante la PMA, ovvero se nel momento di raccolta degli ovociti, in quello del transfer embrionario o in una fase ancora successiva.