È normale avere i linfociti bassi in gravidanza?

Anna Nascimben | Editor

Ultimo aggiornamento – 28 Gennaio, 2025

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È vero che avere i linfociti bassi in gravidanza è una condizione piuttosto normale o, invece, potrebbe essere pericoloso? Cosa bisogna fare in questo caso? Ecco tutto quello che c'è da sapere su questo argomento.

Cosa significa avere i linfociti bassi in gravidanza

I linfociti sono specifici globuli bianchi che hanno il compito di proteggere l'organismo da alcune tipologie di agenti patogeni responsabili delle infezioni. Essi costituiscono dal 20% al 40% dei globuli bianchi, mentre se questo valore scende sotto il 15% si parla di linfocitopenia (o linfopenia).

I linfociti si suddividono in tre categorie: i linfociti T, linfociti B e linfociti NK, i quali sono direttamente coinvolti nel processo di riconoscimento ed eliminazione delle cellule estranee, di quelle patogene e dei virus.

La maggior parte dei linfociti sono localizzati nei tessuti linfatici (linfonodi, milza e timo), tuttavia nel caso in cui il sistema immunitario venga attaccato, si verifica una proliferazione di questi globuli bianchi, i quali vanno anche ad aumentare la dimensione dei linfonodi.

Il numero dei linfociti può variare da persona a persona ed è influenzato dal sistema immunitario individuale. Sebbene queste cellule rivestano un ruolo fondamentale nel difendere il corpo dall'attacco di virus e altri microrganismi, durante la gestazione è normale osservare un loro calo.

È molto comune riscontrare linfociti bassi in gravidanza, dal momento che, durante la gestazione, si verificano dei cambiamenti fisiologici volti a diminuire l'attività del sistema immunitario e la sua risposta nei confronti degli agenti esterni, in modo che il feto possa svilupparsi senza problemi.

La diminuzione di questa particolare categoria di cellule, se si mantiene all'interno di un determinato range, è una condizione fisiologica che non deve destare particolare preoccupazione. Avere i globuli bianchi bassi in gravidanza non è quindi indice di una situazione patologica in corso, ma di un normale processo messo in atto dal corpo della donna affinché il feto non venga rigettato.

Qualora, invece, il numero dei linfociti fosse notevolmente basso, sarà opportuno indagare tale situazione mediante approfondimenti ed esami. Per questo motivo è utile effettuare analisi del sangue regolari e tenere monitorati eventuali sintomi legati a una condizione di linfocitopenia.

Perché i linfociti in gravidanza si abbassano?

Il numero di linfociti non è uguale in tutti i momenti della vita, come non è sempre lo stesso per tutti gli individui. Sono numerose le cause che possono incidere su questo valore, compresa la gestazione.

In un individuo in salute, i linfociti sono compresi generalmente tra 1.500 ai 5.000 linfociti per mm3 di sangue, mentre se si assiste a una loro diminuzione, si verifica una condizione chiamata linfocitopenia, ovvero uno stato di insufficienza non fisiologica.

In gravidanza è normale assistere a una discesa nel valore dei linfociti, e questa condizione è causata principalmente da quattro ormoni. Si tratta del progesterone, degli estrogeni, della gonadotropina e dei corticosteroidi. Questi ultimi svolgono un effetto immunosoppressivo, mentre la gonadotropina agisce soprattutto sui linfociti T.

Il progesterone ha la capacità di diminuire l'attività linfatica e gli estrogeni di ridurre la risposta infiammatoria: ciò ha come conseguenza la non reazione del sistema immunitario femminile nei confronti del feto, che può così continuare a crescere normalmente senza che venga attaccato dal corpo della madre.

Questi quattro ormoni esercitano un'influenza notevole sulla diminuzione dei linfociti materni, tuttavia non è l'unica.

Oltre a progesterone, estrogeni, gonadotropina e corticosteroidi, possono esserci problematiche di carattere patologico, evidenti in particolare quando il calo è intenso e si verifica in una finestra temporale piuttosto ristretta.

In questo caso la riduzione dei linfociti può essere dovuta a:

  • infezioni di carattere virale;
  • alimentazione scorretta e carenti di alcuni nutrienti fondamentali, come ad esempio le proteine;
  • terapie farmacologiche a base di corticosteroidi;
  • trattamenti medici come la radioterapia o la chemioterapia;
  • malattie infettive;
  • malattie autoimmuni;
  • terapia steroidee;
  • cause genetiche;
  • malattie del sangue.

Se una diminuzione dei linfociti durante la gestazione è fisiologica, rimane comunque importante valutare caso per caso la causa primaria della linfocitopenia. I leucociti bassi in gravidanza possono infatti essere dovuti anche alla presenza di malattie autoimmuni, a infezioni e ad alcuni tipi di patologie come le neoplasie del midollo osseo.


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Linfociti bassi in gravidanza: valori normali e possibili complicazioni

Sono considerati normali, valori dei linfociti in gravidanza compresi tra le 500 e 3000 unità. Quando questo parametro scende sotto questa soglia si parla di linfopenia o linfocitopenia, e, pur essendo per molti versi una condizione fisiologica, va comunque indagata mediante esami specifici.

Obiettivo delle analisi è quello di escludere la presenza di eventuali patologie e prevenire delle complicazioni. Fra queste c'è l'anemia aplastica, che si verifica quando il corpo non è più in grado di produrre abbastanza globuli bianchi da sopperire alle necessità del sistema immunitario.

L'anemia aplastica causa una serie di sintomi, fra cui:

  • affaticamento;
  • debolezza;
  • sanguinamenti frequenti e incontrollati;
  • infezioni.

Tale problematica, oltre che le donne incinte, riguarda anche alcune categorie di persone, fra cui quelle che si sottopongono a cure chemioterapiche o ad altri tipi di terapie farmacologiche.

Come trattare la linfocitopenia in gravidanza

La linfocitopenia in gravidanza è una condizione che va monitorata attentamente e che richiede una serie di cure adeguate. Nei casi più gravi queste possono comprendere trasfusioni di sangue e un eventuale trapianto di midollo osseo.

Se la linfocitopenia è di lieve entità, è consigliabile che la donna stia attenta a:

  • rimanere a riposo;
  • osservare un'alimentazione il quanto più possibile completa ed equilibrata;
  • proteggersi da infezioni e germi;
  • non praticare attività fisica intensa o sport di contatto;
  • prestare attenzione nel praticare tutte quelle attività che possono provocare tagli, ferite o cadute
Anna Nascimben | Editor
Scritto da Anna Nascimben | Editor

Con una formazione in Storia dell'Arte e un successivo approfondimento nello studio del Digital Marketing, mi occupo da anni di creare contenuti web. In passato ho collaborato con diversi magazine online scrivendo soprattutto di sport, vita outdoor e alimentazione, tuttavia nel corso del tempo ho sviluppato sempre più attenzione nei confronti di temi come il benessere mentale e la crescita interiore.

a cura di Dr.ssa Anna Maria Ferri
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