Negli ultimi tempi si è sentito parlare di congelamento degli ovuli; in Italia, l’ultima a raccontare la sua esperienza è stata la modella e imprenditrice Bianca Balti.
Questa pratica medica, nota anche come crioconservazione degli ovociti, consiste nella possibilità di congelare (appunto) gli ovuli per agire in via precauzionale sulla fertilità della donna.
Vediamo, più nel dettaglio, di cosa si tratta.
Congelamento ovuli: perché farlo?
Innanzitutto, occorre sottolineare che la congelazione degli ovociti viene utilizzata già da diverso tempo e per ragioni molto varie.
Come accennato in precedenza, si tratta di una pratica che consente di preservare gli ovuli di una donna, permettendole in questo modo di avere maggiori probabilità di procreare in futuro, qualora non si dovesse riuscire in maniera spontanea.
Nel corso della sua vita, infatti, la donna assiste ad una graduale diminuzione della quantità e qualità degli ovociti; ciò influisce non solo sulla possibilità di avere una gravidanza in modo naturale, ma anche sull’eventualità di incorrere in aborti o nello sviluppo di alcune patologie da parte del feto.
Piuttosto che parlare di pro e contro del congelamento degli ovuli, risulta più appropriato riportare le ragioni che spingono alcune donne a fare questa scelta, tra cui problemi oncologici. Infatti, le pazienti con tumore che devono sottoporsi a chemioterapia o altri interventi chirurgici che incidono sulla loro fertilità possono ricorrere alla congelazione di ovociti.
Allo stesso modo, anche chi soffre di endometriosi in stadi avanzati, chi soffre di insufficienza ovarica o chi ha familiarità con la menopausa precoce potrebbe scegliere di intraprendere questa pratica medica, poiché queste condizioni potrebbero incidere sulla propria capacità riproduttiva.
Le ragioni personali, talvolta, possono essere legate alla volontà da parte della donna di avere la possibilità di cercare di intraprendere una gravidanza in un altro momento della vita, agendo così in via precauzionale sia nei confronti dell’avanzamento d’età che di una eventuale infertilità.
Inoltre, anche la mancanza di un partner con cui intraprendere la genitorialità può spingere la donna a prendere questa decisione.
Per questi motivi, il congelamento degli ovuli è noto anche come social freezing.
Come avviene?
Innanzitutto, affinché si possa eseguire il congelamento degli ovociti è necessario rivolgersi a uno specialista in fertilità, che potrà poi indicare il trattamento da seguire.
In ogni caso, questa tecnica di conservazione richiede un iter definito da seguire, dopo aver effettuato gli opportuni esami diagnostici (tra cui il dosaggio ormonale) che prevedono:
- stimolazione ovarica: attraverso la somministrazione di ormoni per aumentare il numero di ovuli;
- monitoraggio dell’ovulazione con il supporto di ecografie volte a analizzare la dimensione e la quantità dei follicoli, oltre che il dosaggio ormonale;
- prelievo transvaginale degli ovociti: il numero può variare a seconda dei casi e dell’età (un minimo di 10-12 o 20), ma questo procedimento avviene mentre la paziente è sedata. É di breve durata (generalmente 15 minuti), ma è necessario che la paziente resti comunque sotto osservazione per qualche ora.
Una volta prelevati, gli ovociti vengono conservati con un crioprotettore che favorisce il processo di congelamento (che può essere lento o istantaneo) nell’azoto liquido a una temperatura di -196 gradi. Gli ovociti, quindi, verranno conservati nella banche ovocitarie della clinica o nel centro a cui ci si è rivolti.
Quando si vorranno utilizzare gli ovuli, questi verranno scongelati e poi fecondati attraverso un percorso di procreazione medicalmente assistita (la procedura a cui si ricorre solitamente è l’iniezione intracitoplasmatica dello spermatozoo ICSI).
Eventualmente, si potrà decidere di donarli alla ricerca qualora la paziente non volesse più utilizzarli oppure distruggerli.
Per quanto riguarda l’età entro cui preservare gli ovuli, si ritiene che il momento più appropriato sia prima dei 35 anni, poiché dopo questa età il numero e la qualità degli ovociti inizia a diminuire gradualmente.
Ciò, dunque, può influire anche sulla riuscita della gravidanza che, tuttavia, non è mai garantita. Inoltre, potrebbero essere necessari più cicli di stimolazione ovarica.
Quali sono i rischi del congelamento degli ovuli?
Nonostante si tratti di una procedura ritenuta molto efficace, i rischi che potrebbero presentarsi sono legati agli eventuali effetti collaterali dell’anestesia (seppur molto bassi) o alla possibilità (rara) di una iperstimolazione ovarica che potrebbe causare problemi addominali (come gonfiore e dolore) o altre anomalie.
La conservazione degli ovuli, comunque, si configura come una pratica relativamente recente, che deve essere valutata da centri e medici specializzati in base al quadro clinico individuale e per cui è necessario seguire le indicazioni del medico pre e post trattamento.
Congelamento ovuli: quanto costa?
Per quanto riguarda il costo del congelamento degli ovuli, questo può variare non solo in base alla clinica presso cui ci si rivolge, ma anche in base ad altri elementi (ad esempio la quantità di ovociti estratti o il periodo di congelamento).
Ad ogni modo, il prezzo potrebbe aggirarsi tra i 2500-3000 euro, a cui dovranno aggiungersi i costi di mantenimento.
Il SSN può fornire la possibilità di ricorrere al congelamento degli ovuli nei casi legati alla malattia tumorale.
Congelamento ovuli: centri in Italia
É possibile rivolgersi alle cliniche per la riproduzione medicalmente assista o ai centri di medicina riproduttiva presenti in diverse città d’Italia.
Un elenco è disponibile anche sul sito dell’Istituto Superiore di sanità.