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Liquirizia

Nutrizione
Liquirizia

Cos’è la liquirizia?

La liquirizia è un’erba originaria dell’area Mediterranea, della Russia meridionale e centrale, e dell’Asia sudoccidentale, appartenente al genere Glycyrriza. Oggigiorno molte specie crescono in Europa, Asia e Medio Oriente, ma la più diffusa è la specie G. glabra. Dalla sua radice si ottiene un estratto, impiegato nella medicina tradizionale fin dall’antichità, i cui principali principi attivi sono la glicirizzina e il suo metabolita, l’acido glicirretico.

Quali sono le proprietà della liquirizia?

La liquirizia possiede proprietà:

  • antinfiammatorie;
  • antiossidanti;
  • antibatteriche;
  • antivirali;
  • cicatrizzanti;
  • digestive;
  • lassative;
  • espettoranti;
  • protettive delle mucose.

Inoltre, esercita effetti a livello ormonale, poiché:

  • la glicirizzina inibisce l’enzima 11-β-idrossisteroide deidrogenasi, diminuendo la produzione di cortisone a partire dal cortisolo;
  • l’acido glicirretico blocca il metabolismo epatico dell’aldosterone attraverso l’inibizione dell’enzima 5-β-reduttasi;
  • altri composti hanno attività simile agli estrogeni.

Quali sono gli usi della liquirizia?

Grazie alle suddette proprietà, gli estratti di liquirizia assunti per via orale vengono utilizzati per trattare:

Inoltre, il consumo di estratti di liquirizia sembra prevenire alcune patologie autoimmuni, come il lupus eritematoso sistemico, e attenuare i sintomi della menopausa, dell’osteoporosi e delle osteoartriti.

Diversi studi scientifici sono stati condotti per investigare il potenziale antitumorale della liquirizia, su linee cellulari umane, cellule murine, e su modelli animali, dimostrando un’azione dose-dipendente nel contrastare la crescita del cancro della prostata, del colon, del polmone e del fegato.

Le foglie fresche o le formulazioni da applicare a livello locale sono utilizzate nel trattamento di dermatite, eczema, psoriasi, e altre alterazioni della cute, per le proprietà emollienti e lenitive.

In Giappone, gli estratti sono somministrati per via endovenosa per trattare l’epatite B e C.

Che collegamento c’è tra liquirizia e pressione alta?

Come detto, l’acido glicirretico blocca il metabolismo epatico dell’aldosterone attraverso l’inibizione dell’enzima 5-β-reduttasi, mentre la glicirizzina inibisce l’enzima 11β-idrossisteroide deidrogenasi, deputato alla formazione del cortisone a partire dal cortisolo.

L’inibizione del secondo provoca l’accumulo di cortisolo, il quale agisce a livello renale in modo simile all’aldosterone: aumenta il riassorbimento di sodio e acqua, e l’eliminazione di potassio.

Per tale ragione, un consumo quotidiano eccessivo di liquirizia può causare l’aumento della pressione sanguigna (ipertensione), ed è sconsigliato a chi già soffre di questo disturbo. Inoltre, poiché aumenta l’eliminazione del potassio, gli effetti prodotti dalla liquirizia si esplicano anche sul bilancio elettrolitico. Chi soffre di bassa pressione sanguigna (ipotensione), invece, può trarre beneficio dal consumo di liquirizia. Uno studio scientifico ha anche dimostrato che la liquirizia può aiutare a mantenere i giusti livelli di potassio in pre-dialisi, diminuendo il rischio di aritmie nei pazienti in dialisi cronica.

Quali effetti ha il consumo eccessivo e quando evitarne l’uso?

Tra il 1991 e il 2003, la Commissione scientifica dell’Unione Europea ha condotto degli studi su volontari sani che hanno permesso di fissare la dose massima di liquirizia per il consumo giornaliero senza effetti collaterali a 60-70 grammi.

Il consumo eccessivo causa:

  • ipertensione;
  • ipokaliemia (o ipopotassiemia);
  • aritmie;
  • debolezza muscolare, fino alla paralisi nei casi gravi.

È ancora discusso l’effetto sul parto pre-termine, ma se ne sconsiglia comunque l’uso eccessivo in gravidanza.

Il consumo andrebbe evitato se:

  • si soffre di endometriosi, fibrosi uterina, cancro della mammella, dell’ovaio, e dell’utero, e in generale in tutte le condizioni in cui si registra un aumento degli estrogeni endogeni;
  • si soffre di ipertensione, ipokaliemia, neuropatie che provocano ipotonia muscolare;
  • se si assumono alcuni medicinali, quali pillola estrogenica, diuretici, antipertensivi, farmaci con metabolismo epatico (ad esempio: warfarin, diclofenac, fluvastatina, tamoxifene).
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Dr. Francesco Pascucci Medico Chirurgo
Dr. Francesco Pascucci
dietologo

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