L’edema maculare diabetico, noto anche con l’acronimo EMD, è una delle possibili complicazioni derivanti dal diabete.
Il diabete infatti al giorno d’oggi è considerato un problema di salute pubblica particolarmente preoccupante, in quanto con il tempo tende a far insorgere numerose patologie, usurando tutti gli organi del corpo molto lentamente.
Secondo recenti studi, è stato dimostrato che un soggetto diabetico ha venti volte più possibilità rispetto a un soggetto sano di diventare cieco.
Nello specifico, mentre il diabete di tipo 1 è associato alla retinopatia proliferante, il diabete di tipo 2 è associato a edema maculare, con un picco di sviluppo della malattia dopo i 40 anni e con un’incidenza ancora più aumentata in base alla durata del diabete.
L’edema maculare diabetico consiste nell’accumulo di liquido nella macula, ossia nella regione centrale dell’occhio, la parte più sensibile agli stimoli luminosi, una zona caratterizzata dalla permeabilità aumentata dei piccoli vasi sanguigni.
L’EMD può essere di due tipologie:
L’edema maculare diabetico è causato dalla rottura di una protezione che in genere impedisce l’ingresso di sostanze nella retina, ossia la barriera emato-retinale. Altre cause sono da ricercare nell’aumento della permeabilità vascolare che provoca un accumulo di fluidi vicino alla macula.
In particolar modo le cause sono da imputare a:
Diversamente da un’altra patologia che riguarda gli occhi tipica del diabete, cioè la retinopatia diabetica, i sintomi della maculopatia si avvertono molto facilmente.
La sintomatologia della maculopatia diabetica consiste in:
Proprio per questo motivo, l’EMD è considerata una patologia invalidante e che riduce in modo significativo la qualità della vita e l’autonomia di una persona, provocando anche stati depressivi a lungo termine.
Questi sintomi compromettono il normale svolgersi delle attività quotidiane, per cui il soggetto non è in grado di guidare autonomamente, leggere oppure lavorare.
L’edema oculare costituisce una delle complicazioni più gravi della retinopatia diabetica.
La sua patogenesi è multifattoriale e attualmente non ancora del tutto nota. I fattori che stanno alla base di tutti questi disturbi che determinano l’insorgenza dell’EMD possono essere quindi di varia natura, come
Sebbene fino a pochi anni fa la cura dell’edema maculare diabetico e dei problemi oculari in genere fosse relegato all’impiego del laser, al giorno d’oggi è possibile ricorrere a diversi trattamenti, che permettono non solo di limitare il deterioramento della vista ma anche di promuovere la ripresa della capacità visiva.
Per esempio, per curare l’EMD è possibile ricorrere agli steroidi intravitreali, che hanno capacità antiinfiammatorie e anti-edemigene. Il problema connesso a questa tipologia di farmaci consiste nell’incremento del rischio di sviluppo di glaucoma e cataratta.
Per i pazienti già operati di cataratta, invece, che hanno sviluppato l’edema maculare è consigliabile ricorrere ad alcuni steroidi a rilascio prolungato. Tali farmaci hanno dimostrato una sostanziale efficacia di recupero della vista e una lunga durata d’azione.
In seguito ad intervento per cataratta, è possibile che alcuni pazienti sviluppino l’edema maculare cistoide, una sindrome anche nota come Irvine-Gass.
Questo disturbo è caratterizzato dall’accumulo di liquido in diversi spazi cistici ed è presente fino al 44% degli interventi caratterizzati da decorsi senza complicazioni, con una comparsa che può andare da uno fino a due mesi, dopo l’intervento.
Un metodo chirurgico inserito tra le cure per la maculopatia è caratterizzato dalla vitrectomia. Questa tecnica mira ad asportare le aderenze vitreoretiniche che sono responsabili della formazione dell’edema maculare diabetico.
Grazie alla vitrectomia è possibile inoltre tagliare le membrane fibrovascolari che causano trazione o distacchi retinici ed effettuare il peeling della membrana interna, cioè asportare la membrana più interna della retina che può causare una ricaduta della membrana epiretinica.