Cosa è l’aprassia?
Nel momento in cui una persona sana fisicamente inizia a mostrare segni di difficoltà nell’eseguire correttamente gesti aventi un determinato significato, o anche privi di un senso, si parla di
aprassia.
Non devono sussistere disordini neurologici sensitivi o motori.
Il disordine riguarda soprattutto la sfera della strategia del movimento, ovvero la volontà di compiere il gesto, e l’organizzazione del movimento successivo, cioè i gesti che vanno compiuti dopo quello principale. Non sono dei deficit motori dovuti a determinate patologie, come:
- Perseverazione;
-
Discinesia, che riguardano i movimenti patologici;
- Paresi;
-
Atassia, quando i movimenti non hanno nessuna coordinazione tra di loro;
-
Distonia, quando il tono muscolare comporta degli impedimenti fisici.
L’aprassia è un disturbo neuropsicologico acquisito del movimento volontario, definito come l'incapacità di compiere gesti coordinati e diretti ad un determinato fine, in assenza di:
- deficit di moto;
- deficit di senso;
- deficit di coordinazione che giustifichino la patologia.
Il disturbo aprassico non è considerato un disturbo di tipo motorio, piuttosto di ideazione, scelta o organizzazione del comportamento motorio.
Il soggetto che ne è affetto manifesta un'evidente difficoltà od incapacità nell'eseguire movimenti volontari sebbene siano mantenute inalterate la volontà del soggetto e la sua capacità motoria. Spesso, l’aprassia viene erroneamente confusa con altre due patologie: l’
atassia che consiste nella progressiva perdita della coordinazione muscolare e la
disprassia che invece rappresenta la perdita solo parziale della capacità di eseguire azioni complesse.
Come si classificano le forme di aprassia?
L’
aprassia si va a diversificare in base al livello di coordinazione ed elaborazione del movimento e in relazione alle aree colpite. Si parla infatti di:
-
Aprassia ideomotoria. Quando si è colpiti da questo tipo di disturbo, il paziente non riesce a trasformare il gesto ideato in un movimento. Colpisce chi è stato colpito da lesioni al corpo calloso, al lobo parietale e alla regione laterale premotoria dell’emisfero sinistro
-
Aprassia ideatoria. Chi ne è colpito è incapace di eseguire i movimenti nel giusto ordine. Non riesce ad ideare il movimento né tanto meno a realizzarlo. È conseguente a lesioni nella corteccia premotoria e secondaria parietale
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Aprassia costruttiva. Si presenta a seguito di lesioni cerebrali sia dell’emisfero destro che del sinistro e si manifesta con l’incapacità di riprodurre configurazioni bi/tridimensionali, sia basandosi sull’imitazione che sulla memoria
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Aprassia buccofacciale. Sono colpiti i muscoli di bocca, faringe e collo, che non riescono ad eseguire i movimenti indicati. È legata a traumi dell’emisfero sinistro, nelle zone postrolandica e prepolandica
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Aprassia del tronco. In questo caso, chi ne è affetto non riesce a coordinare i movimenti del tronco, come sedersi o alzarsi da una sedia.
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Aprassia verbale. Non permette di coordinare i movimenti necessari per formulare le parole
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Aprassia motoria. Si presenta con gesti disorganizzati che sembrano forzati
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Aprassia acrocinetica. È caratterizzata da pazienti che gesticolano, senza coordinazione spontanea
Tutte le tipologie sono accomunate dal fatto che chi soffre di questa patologia non è conscio né di come compiere una certa azione né di come trasformarla in qualcosa di pratico.
Cos'è la aprassia ideomotoria?
L’
aprassia ideomotoria è la forma di aprassia più frequente.
L’AIM rappresenta l’incapacità di tradurre il gesto ideato in movimenti corretti per usare un oggetto o compiere più semplicemente un’azione.
Il paziente sa cosa fare, ma non sa come farlo, quindi non è in grado di attuare la sequenza motoria corretta e, quando lo fa, ne risulta un movimento non riconoscibile, grossolano ed approssimativo.
Spesso, il soggetto affetto da AIM usa parti del corpo come se fossero oggetti (ad esempio, se gli si chiede di mostrare come si usa lo spazzolino da denti, userà il dito indice come se fosse lo stesso spazzolino, anziché produrre il gesto con cui lo spazzolino viene usato).
Nel caso dell’aprassia ideomotoria spesso, non sono compromessi i movimenti volontari, specialmente quelli meno complessi e i movimenti automatici risultano eseguiti correttamente.
Come si manifesta fisicamente l’aprassia?
Il paziente non sa in che modo muoversi, non capisce come fare a riflettere il proprio pensiero in termini pratici. In questo caso si parla di
aprassia ideomotoria.
Il paziente non sa cosa fare, cerca di muoversi, ma non capisce in che direzione spostare i propri movimenti.
L’aprassia si concentra nell’emisfero sinistro, dove sono distribuite le attività sensoriali come quelle tattili, uditivo-verbali, visive.
Raggiungono l’area sensitiva e motoria primaria, dopo essere state elaborate dal manto corticale.
Quali sono le cause di aprassia?
Le cause sottostanti la malattia sono per lo più ascrivibili ad una lesione cerebrovascolare.
Solitamente, quando ci troviamo davanti ad un soggetto con aprassia ideomotoria la lesione, causa del deficit, riguarda generalmente l'emisfero cerebrale sinistro; in particolare, si riscontrano nella maggioranza dei casi lesioni del lobo parietale (in grado di causare forme di AIM grave) o lesioni frontali localizzate nell'area premotoria laterale.
Una lesione del corpo calloso invece può provocare un'aprassia ideomotoria a carico degli arti omolaterali all'emisfero dominante.
In particolare, una lesione localizzata nel lobo parietale di sinistra, a danno dell’opercolo parietale (sede dei sistemi di connessione tra processi anteriori e posteriori), provocherebbe un’aprassia ideomotoria in grado di colpire entrambi gli arti.
In misura minore, si può verificare in seguito a lesioni frontali sinistre, tali da causare aprassia a carico solamente degli arti di sinistra.
Secondo studi recenti condotti attraverso moderne tecniche di neuroimaging, la presenza di lesioni sottocorticali a carico dei nuclei anteriori del talamo, nucleo lenticolare e putamen posteriore sembrerebbe essere correlata a questo tipo di aprassia.
In seguito ad un infarto trombotico o embolico, i disturbi del controllo cognitivo del movimento si sviluppano in una malattia cerebrovascolare, prevalentemente nell’area dell’arteria cerebrale media.
Le conseguenze di questa patologia possono essere:
- Ecoprassia;
- Incostanza motoria;
- Perseverazione motoria;
- Adiadococinesia.
I
danni possono rivolgersi in modo diretto o indiretto alle parti anteriori del
cervello.
Il
morbo di Alzheimer e altre malattie degenerative possono essere collegate all’aprassia ideomotoria e all’
aprassia ideativa.
In casi straordinari di disfunzione motoria psicogena, l’aprassia può manifestarsi in modo psicosomatico e motivazionale, assieme ad altre malattie organiche.
Come si diagnostica?
La
diagnosi di questo disturbo si basa soprattutto su
test psicologici e
motori.
Il medico può fare test dove chiede al paziente di compiere certe azioni, che necessitano di coordinazione. In caso in cui si presenti atassia, queste saranno impossibili da ripetere.
Altro utile esame è quello di fare una dimostrazione dell’uso di oggetti di uso quotidiano. La diagnosi si base sull’osservazione dei muscoli usati per svolgere l’azione.
Come avviene la diagnosi?
Solitamente, la diagnosi di AIM viene effettuata attraverso i seguenti metodi:
- Test cognitivi
- Dimostrazione dell'utilizzo degli oggetti
- Osservazione dei muscoli utilizzati per svolgere un'azione
-
Risonanza magnetica (RMN) e tomografia computerizzata (TC)
- Diagnosi differenziale tra aprassia e afasia, sordità, demenza, cecità, disturbi psicologici.
Quali elementi prendere in considerazione per diagnosticare un’aprassia?
Le caratteristiche che devono venir prese in esame sono:
- Asinergia
- Ampiezza del movimento
- Adiadococinesia
- Direzione del movimento
- Ipostenia
- Prontezza del gesto
- Bradicinesia
- Velocità
- Atassia ottica
- Forza
- Scioltezza
- Ritmo
Per verificare se ci sono state lesioni cerebrali, si usano RSM e TAC.
Quali sono le terapie da fare in caso di aprassia?
I pazienti che soffrono di questo disturbo devono essere seguiti da fisioterapisti, sia fisici che occupazionali, mentre non esiste una cura farmacologica. L’
aprassia è infatti una
malattia invalidante.
Le terapie per i pazienti affetti da
aprassia vengono eseguite da
logopedisti e sono volte alla riabilitazione del soggetto.
Non sono ancora state individuate terapie farmacologiche specifiche e l'aprassia è inserita tra le patologie invalidanti.
Nonostante l’alta incidenza dell’aprassia ideomotoria in seguito a lesione acquisita, la letteratura sul trattamento del disturbo è molto limitata. Manca persino di una terapia farmacologica specifica ed esclusiva.
Malgrado ciò, i trattamenti utilizzati per la cura della AIM sono molto utilizzati e vengono divisi in due categorie:
-
metodi restituivi: nei quali la funzione perduta viene allenata per riportarla il più possibile alla sua efficienza pre-morbosa;
-
metodi compensativi: che prevedono l’utilizzo di strategie di compenso attraverso le quali le funzioni risparmiate dal deficit possono andare in aiuto delle funzioni compromesse.
Entrambi i metodi sono funzionali alla riduzione delle difficoltà date dall’AIM e al miglioramento delle attività di tutti i giorni.
La prognosi è piuttosto buona. Il recupero spontaneo dei disturbi aprassici avviene per circa il 50% dei soggetti affetti da aprassia ideomotoria.
Quale è la prognosi per chi soffre di aprassia?
Nelle forme più leggere, l’
aprassia si risolve in modo spontaneo. Nelle forme più gravi invece, la malattia tende a peggiorare con l’avanzamento dell’età.