La villocentesi è un esame che consiste nel prelievo di frammenti della placenta (i villi coriali) Il prelievo avviene preferibilmente per via addominale (per diminuire le possibilità di infezioni), sia attraverso la cervice uterina, sempre sotto guida ecografica.
I frammenti prelevati, detti villi coriali, sono impiegati per le indagini enzimatiche e molecolari per lo studio delle anomalie cromosomiche.
Per la prima volta fu usata per fare diagnosi precoce di Talassemia, o Anemia Mediterranea), poi l’indagine si allargò a molte malattie genetiche.
La villocentesi consente di diagnosticare le anomalie cromosomiche del feto. Da questo test si può anche risalire alla paternità.
La villocentesi si effettua tra la 11° e la 13° settimana di gestazione. Il test è consigliato quando:
Il rischio di aborto legato alla villocentesi è dell'1%. Si possono avere delle lievi emorragie o perdite di liquido.
Dopo circa 10 giorni si ha l'esito del test.
La amniocentesi si esegue dopo la 12^ settimana (preferibilmente alla sedicesima settimana) ed è meno invasiva rispetto alla villocentesi, dato che si va, sotto guida ecografica a pungere la parete uterina e prelevare liquido amniotico in una zona in cui sicuramente non vi sono parti fetali.
Con la villocentesi invece (11^-13^ settimana), si va a pungere in una zona ove è presente la placenta, ma possono esservi componenti embrionarie.
Si possono avere più facilmente emorragie placentari. Il tessuto placentare però è molto più attivo e ricco di cellule in fase di divisione rispetto al liquido amniotico: perciò, si velocizzeranno i tempi di crescita cellulare e, quindi, di risposta.