Il piede varo è una deformazione congenita tra le più frequenti che colpiscono il piede, il quale non si presenta conformato come di norma, ma è più o meno deviato dall’assetto normale.
La deformazione predilige il sesso maschile e può essere unilaterale o bilaterale. Non è sicura una sua trasmissione ereditaria.
Può variamente associarsi con altre deformità e più frequentemente con la lussazione congenita delle anche.
Da un punto di vista di classificazione, il piede varo è costituito da un complesso di deformità, di grado variabile e variamente associate, che comunque possono essere divise in 3 aspetti clinici e cioè:
Possono comunque coesistere altre forme dovute al vario associarsi delle deformità.
Le varie deformità hanno le seguenti caratteristiche:
A queste deformazioni, a volte, si aggiunge un certo grado di pronazione, che sarebbe l’opposto della supinazione, in cui il piede appoggia sul suo bordo interno.
La forma più frequente, con percentuali pari all’80%, è il piede equino-varo-supinato e, in genere, parlando di piede varo, ci si riferisce quasi sempre a questa particolare deformità.
Si discute tuttora se nella determinazione di tale malformazione intervengano alterazioni della normale gestazione o si tratti piuttosto di alterazioni congenite dello sviluppo embrionario o fetale.
Il piede varo si diagnostica con:
Si tratta di una deformazione molto grave che, se lasciata a sé, impedirebbe la normale deambulazione. Essa viene trattata molto precocemente: in genere, si attendono solo 10-15 giorni dalla nascita, altrimenti possono instaurarsi retrazioni capsulo-legamentose difficilmente correggibili.
La cura si basa inizialmente su manovre manuali esterne che correggono le varie componenti della deformità. Il grado di correzione è via via maggiore e viene mantenuto con l’ausilio di apparecchi gessati che vengono rinnovati molto spesso, in genere ogni 10-15 giorni. Questo perché, essendo l’organismo in fase di crescita, il gesso diviene ben presto troppo stretto.
Con questa metodica, si tende a correggere soprattutto il varismo e la supinazione.
Per quanto riguarda il terzo elemento della deformità, cioè l’equinismo, è sovente necessario ricorrere, a correzione ultimata delle altre deformità, ad un intervento di allungamento del tendine di Achille. Dopo i primi mesi di vita, tale metodica non ha più alcuna speranza di successo e si deve ricorrere ad interventi chirurgici sulle parti moli, cioè tendini, capsula articolare, legamenti. Questo è valido entro i primi 8 anni di vita. I casi che sfuggono a tali provvedimenti e presentano ancora alcune deformità oltre il limite degli 8 anni richiedono interventi chirurgici di artrodesi, che correggono definitivamente ogni deformità.