Il cosiddetto “antigene Australia” è un antigene individuato nel siero dei pazienti affetti da epatite cronica ed acuta e può essere effettivamente considerato una forma di virus.
Questo antigene è molto comune nelle zone tropicali e le persone di queste zone affetti dall'antigene sembrano essere portatori del virus dell'epatite.
Per rilevare l'antigene viene effettuata la prova di immunodiffusione su gel di agar (metodo di Ouchterlony).
Gli individui con l'antigene sono segnalati come Au(1), quelli senza antigene come Au(0).
L'antigene è stato denominato “antigene Australia” perché è stato identificato per la prima volta negli aborigeni australiani.
Studi su nuclei familiari, riguardanti 1797 individui diversi residenti sull'isola di Bouganville, sono risultati coerenti con l'ipotesi che la predisposizione all'infezione cronica dell'antigene sia controllata da un gene autosomico recessivo (Au1).
Questo confermerebbe le conclusioni cui sono giunti studi similari (ma meno estesi) sull'isola di Cebu.
I soggetti che hanno ereditato questa predisposizione normalmente non presentano manifestazioni palesi di epatite.
L'analisi sintomi è stata utilizzata per determinare la famiglia di raggruppamento. L'analisi di segregazione è stata eseguita mediante il metodo di C. A. B. Smith.
C'è un fattore controllato da un singolo gene che impedisce che i topi vengano infettati da virus affini inclusa la febbre gialla, la febbre del Nilo occidentale, encefalite giapponese B e altri, ma non previene l'infezione da parte di altri virus.
Esistono evidenze di una predisposizione ereditaria a diverse neoplasie indotte da virus negli animali. Tra questi ricordiamo:
Negli esseri umani, invece, molte malattie ereditarie portano con sé una maggiore predisposizione alle infezioni; per esempio, i pazienti affetti da anemia falciforme ereditaria sono insolitamente sensibili alle infezioni da Salmonella, con osteomielite come complicazione frequente, mentre gli eterozigoti sembrano avere una maggiore resistenza alla malaria causata da Plasmodium falciparum.
Le prime prove genetiche per la determinazione della presenza dell'antigene Australia hanno acquisito notevole interesse dal momento in cui si è scoperto che l'antigene ha anche le caratteristiche di un agente infettivo associato all'epatite.
A partire dal 1961 il siero dei pazienti sottoposti a trasfusione è stato sistematicamente esaminato per la presenza di isoanticorpi che reagiscono contro i costituenti del siero umano.
Con questo antisiero è stato scoperto il sistema Ag (caratteristica ereditaria antigenica presente nelle lipoproteine a bassa densità).
Gli antisieri possono essere anche prodotti immunizzando i conigli con il sangue di un paziente con l'antigene Australia per poi incorporarlo a sangue che non contiene l'antigene.
L'antigene è presente molto spesso nei casi di apatite acuta, ma il più delle volte è transitorio (è attivo per giorni o settimane).
L'associazione dell'epatite con l'antigene Australia è stata confermata in diversi studi, tra cui quelli di Okochi e Murakami.
L'antigene è presente anche in maniera cronica (per mesi o anni) in pazienti con la sindrome di Down, in tre forme di leucemia, e in molte persone apparentemente “sane” in molte aree dell'Asia e dell'Oceania così come nei Tropici.