Le neoplasie dell’ovaio (cancro ovarico) rappresentano un nemico assai insidioso e subdolo da combattere. Il cistoadenocarcinoma sieroso è la forma istologicamente più rappresentata.
Spesso danno segno di se tardivamente ed anche in fase precoce tendono alla disseminazione (soprattutto peritoneale). Tale tumore metastatizza prevalentemente in sede epatica, polmonare, linfonodale, peritoneale.
Esistono due tipi di cistoadenocarcinoma:
Il cistadenocarcinoma sierosa è un tipo di cistoadenocarcinoma la cui superficie è comunemente coperta da crescite anomale con proiezioni vascolari chiamate escrescenze papillari. Tende ad avere un centro fibroso ed è riempito con un fluido trasparente sottile.
Il cistadenocarcinoma mucinoso è un tipo di cistadenocarcinoma semi solido molto diffuso anche nelle ovaie. Molte volte, questa cisti si rompe per rivelare un nido di tumori aggiuntivi ed è riempito con un fluido giallo gelatinoso.
Un cistoadenocarcinoma viene diagnosticato dallo specialista attraverso la palpazione e vari tipi di ultrasuoni.
Le cause più comuni di cistoadenocarcinoma sono:
La resezione chirurgica ove possibile rappresenta un baluardo imprescindibile, anche dopo chemioterapia neoadiuvante. Infatti le neoplasie ovariche rispondono molto bene (in genere ed in principio) ai trattamenti chemioterapici, salvo poi riprendere la loro marcia se non è possibile una chirurgia radicale.
Quando non è presente versamento ascitico massivo è possibile abbinare, in qualità di coadiuvante sinergico rispetto a chemioterapia, un trattamento con ipertermia nell’intento di abbattere ulteriormente la quota di cellule maligne.
Una nuova frontiera nel trattamento di queste neoplasie è la chemioipertermia intraperitoneale con peritonectomia quando vi sia un avanzamento solo addominale. Il gold standard per quanto riguarda la chemioterapia è rappresentato dai derivati del platino (cisplatino o carboplatino) in combinazione con paclitaxel.
Anche altri farmaci risultano piuttosto efficaci in seconda linea come il topotecan, il docetaxel, le antracicline (epirubicina, doxorubicina ed i loro derivati liposomiali), la gemcitabina, la ciclofosfamide, il melphalan.
La radioterapia trova indicazione nelle lesioni metastatiche dolorose a scopo antalgico. Promettente risulta l’impiego di bevacizumab (modulatore della vascolarizzazione nel tumore) in queste neoplasie e, quando presente mutazione BRCA, l’olaparib.