L'attacco cardiaco è un processo di necrosi (morte dei tessuti) di una determinata zona del cuore, conseguente alla formazione di un coagulo di sangue (trombo) all'interno di un'arteria coronaria affetta da arteriosclerosi, ossia con pareti ruvide e irregolari.
Il coagulo blocca l'arteria (trombosi) e il sangue non può più passare. Siccome le arterie coronarie portano al cuore (principalmente alla parte muscolare, cioè al miocardio) il nutrimento necessario al suo lavoro, ne deriva che la zona di quest'organo, rimasta priva di sangue per l'occlusione dell'arteria, perda la sua vitalità e degenera, trasformandosi in una cicatrice che renderà il cuore meno valido.
Circa 160 mila persone in Italia sono colpite ogni anno da attacco cardiaco, ne sono colpiti più gli uomini che le donne, raramente al di sotto dei 40 anni, in genere tra i 50 e i 60; dopo la menopausa anche le donne sono soggette con una certa frequenza alla malattia.
L'attacco cardiaco è noto in ambito medico con il termine infarto miocardico acuto.
La causa principale dell'attacco cardiaco è un trombo, un coagulo di sangue che chiude un ramo coronarico.
Altre cause dell'infarto sono le coronaropatie, caratterizzate dal blocco dei vasi sanguigni dovuto all'accumulo dei depositi di colesterolo, noti come placche. Questi coaguli, bloccando l'afflusso di sangue nell'arteria coronarica, provocano l'attacco di cuore.
Il rischio di sviluppare le coronaropatie aumenta in presenza di:
L'attacco cardiaco è dovuto al confluire di numerosi fattori, in parte individuli e costituzionali, in parte dipendenti da condizioni ambientali. Uno dei più importarti è quello alimentare: l'arteriosclerosi delle coronarie, e quindi l'infarto che ne è la conseguenza (ma non è detto che debba esserlo inevitabilmente), dipende molte volte da un'alimentazione troppo abbondante nel suo complesso, e in particolare troppo ricca di grassi animali, di farinacei e zucchero. Tale genere di alimentazione ha l'effetto di far aumentare le sostanze grasse presenti nel sangue; queste sostanze si depositano sulle pareti delle coronarie facendole diventare irregolari, ruvide e favorendo così la formazione di coaguli sanguigni.
Altro imputato è il fumo di sigaretta (che rovina le coronarie più di quello del sigaro e della pipa), che contribuisce a rendere più coagulabile il sangue.
Infine, sono molto nocive la sedentarietà (una vera nemica del cuore) e la tensione emotiva prolungata.
Anche i diabetici e gli obesi sono predisposti all'infarto, perchè in essi è più frequente l'arteriosclerosi.
I sintomi fondamentali che accompagnano l'attacco cardiaco sono:
È importante evidenziare che non tutti i soggetti affetti da attacco cardiaco provano dolore al petto. Infatti, molto spesso il dolore è talmente lieve da poter essere scambiato per indigestione.
Tuttavia, è importante determinare e riconoscere la combinazione dei sintomi e non solo il dolore al petto.
Ovviamente, non basta essere forti mangiatori, fumatori, sedentari, emotivi, diabetici, obesi, per correre il pericolo dell'attacco cardiaco. Molte di queste persone non avranno mai disturbi di cuore. Esistono però alcuni esami che possono fornire l'identikit del coronarico potenziale, ossia di colui che potrebbe avere, con maggiori probabilità di altri, una lesione delle arterie coronarie.
Uno di questi esami è il dosaggio delle sostanze grasse presenti nel sangue. In un primo tempo, si parlava quasi esclusivamente del colesterolo, ma poi si vide che dovevano essere presi in considerazione anche i trigliceridi (sostanze grasse presenti normalmente nel sangue in piccola quantità, provenienti dai cibi e anche dal ricambio dell'organismo: esse si depositano sulla parete interna delle arterie dando inizio così a quell'alterazione denominata arteriosclerosi). Possono infatti presentarsi due eventualità: spiccato aumento del colesterolo e modesto aumento dei trigliceridi, oppure scarso o nessun aumento del colesterolo e forte aumento dei trigliceridi.
In ambedue i casi, è essenziale un immediato trattamento dietetico: ridurre il cibo nella sua totalità per evitare un aumento del peso, o per riportare il peso alla norma se già se ne fosse verificato l'aumento; abolire gli alimenti ricchi di colesterolo (tuorlo d'uovo, frattaglie, frutti di mare), ridurre gli alimenti grassi (preferire decisamente i grassi vegetali ossia l'olio d'oliva o di semi) e ridurre anche i farinacei e lo zucchero, i quali facilitano la produzione di colesterolo da parte dell'organismo (il colesterolo non proviene soltanto dai cibi ma è anche fabbricato dal fegato). Si deve inceve largheggiare nella frutta e nella verdura. La carne non è dannosa. E' opportuna inoltre una cura con farmaci che riducano i grassi del sangue.
Un altro esame importante è la misurazione della pressione del sangue. Le persone con pressione massima al di sotto dei 120 hanno soltanto un quarto della percentuale di malattie coronariche che ci si può aspettare in persone della loro età. Viceversa, quelle con pressione di 180 o più, ne hanno il doppio: l'aumento è dunque di 8 volte.
L'attacco cardiaco è pericoloso per la vita nelle prime 2 ore. Le procedure di ricanalizzazione devono quindi essere effettuate entro la prima ora da specialisti.
Un infarto è considerato un'emergenza medica.
In caso di sospetto infarto chiamate il numero 118 attivo per l'emergenza su tutto il territorio nazionale.
La prima cosa da fare quando si avvertono i primi sintomi di un infarto consiste nel chiamare il pronto soccorso e richiedere l'intervento di un'ambulanza.
Nell'attesa dei primi soccorsi, si consiglia di far masticare molto lentamente un'aspirina al paziente, perché favorisce la diluizione del sangue e riduce il rischio di infarto.
Il trattamento di un infarto dipende dalla gravità, ma può prevedere:
Le complicazioni dovute all'attacco di cuore possono essere molto gravi e talvolta persino letali: