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Empatia

Psicologia
Mani di due Persone si Stringono in un Gesto di Comprensione Empatica

Cosa significa empatia? Ecco la definizione

Per comprendere il significato della parola empatia è necessario rifarsi alla definizione.

Il termine empatia deriva dal greco en, “in” e patheia, “sentimento”; il termine pertanto vuol dire “sentire dentro” ed è riferito alla capacità psicologica di sentire l’altro dentro di noi, di riconoscerne le emozioni e vissuti come se fossero nostri in maniera immediata e senza ricorrere per forza alla comunicazione verbale.

Le capacità empatiche sono il mezzo attraverso il quale esseri umani e animali percepiscono i cambiamenti degli stati d’animo altrui e con cui possono “essere dalla parte dell’altro” o con l’altro.

Il significato dell'empatia, quindi, fa riferimento in senso più lato a un’importante competenza emotiva, l'elemento chiave di quella che viene definita intelligenza emotiva.

Essa si riferisce alla capacità di mettersi nei panni dell’altro, di comprenderne i processi psichici e riuscire a percepire le emozioni, i sentimenti e i pensieri di chi ci circonda. 

La propria capacità empatica permette, quindi, di sintonizzarsi con lo stato d'animo o il vissuto di un’altra persona. 

L’empatia in psicologia

Quando si fa riferimento all’empatia come costrutto psicologico non si può non fare riferimento alla definizione di empatia di Carl Rogers, psicologo umanista, fra i primi a occuparsi di capacità empatiche e del suo ruolo nelle relazioni umane.

Secondo la definizione fornita da Rogers, l’empatia è la capacità umana di utilizzare gli strumenti della comunicazione verbale e non verbale per mettersi in contatto emotivo con l’altro, identificandosi con il suo mondo soggettivo nel contesto di un’accettazione autentica e non giudicante.

La capacità empatica non ha a necessariamente a che fare con l'emulazione, che è invece un atteggiamento di ripetizione di atti altrui, anche se può capitare che persone predisposte a emulare gli altri assumano verso questi anche un atteggiamento empatico.

Lo sviluppo delle teorie costruttiviste e delle moderne teorie relazionali di stampo psicodinamico hanno contribuito a fornire un contributo ulteriore alla comprensione del meccanismo psicologico alla base dell’empatia.

Alla base dell'empatia, secondo questi approcci, vi sarebbe la possibilità di riconoscere nel vissuto altrui vissuti già sperimentati nella propria esperienza emotiva e di vita. 

Ad oggi, in ambito psicologico, si distinguono 4 diversi tipi di empatia: empatia comportamentale, emozionale, relazionale, cognitiva.

Ognuna di esse ha delle precise caratteristiche:

  1. Empatia comportamentale: con questo termine si fa riferimento alla capacità di comprendere i comportamenti tipici di una cultura diversa dalla propria e le motivazioni alla base di questi.
  2. Empatia emozionale: consente di riuscire a percepire il vissuto emotivo degli altri.
  3. Empatia relazionale: ci permette di comprendere le relazioni che legano il soggetto alle persone che lo circondano e di intuirne il loro valore affettivo.
  4. Empatia cognitiva: si tratta di è un costrutto più evoluto rispetto ai precedenti, in quanto fa riferimento alla capacità di umana di comprendere i prototipi cognitivi, le credenze, le ideologie, i valori e le strutture mentali degli altri intorno a noi.

Empatia affettiva ed empatia cognitiva

L'empatia cognitiva fa riferimento alla capacità di umana di comprendere i prototipi cognitivi, le credenze, le ideologie, i valori e le strutture mentali degli altri intorno a noi.

In sintesi, con empatia cognitiva si intende la capacità di comprendere pienamente il punto di vista degli altri.

L'empatia affettiva consente di riuscire a percepire il vissuto emotivo degli altri: essa non si limita a farci comprendere il punto di vista degli altri, ma comporta anche un coinvolgimento emotivo. Grazie all'empatia affettiva si è in grado di immedesimarsi e capire profondamente cosa provano gli altri.

A livello anatomico, con l'empatia cognitiva sappiamo che si attivano aree frontali e temporali.

L'empatia emotiva risulta invece connessa all'attività di un'altra regione, detta insula, responsabile della rappresentazione emotiva.

Empatia vs simpatia

Il termine simpatia deriva dal greco sympatheia e più nello specifico da syn, “insieme” e patheia, “sentimento”: significa quindi “sentire insieme”.

Fa riferimento alla preoccupazione che si può provare per qualcuno e al desiderio di vedere una determinata persona raggiungere il benessere. Ciò, spesso, è dovuto al grado di affinità e condivisione che si intrattiene con quella persona.

L'azione di simpatizzare è infatti rivolta ad amici o conoscenti con i quali si ha qualcosa in comune e per questo risulta facile "mettersi al loro posto", perché solitamente si parte da una base di esperienza comune.

Per questo, la simpatia non prevede la condivisione delle emozioni o quel “sentire dentro” tipico dell'empatia, ossia quella capacità di sentire l’altro dentro di sé, di riconoscerne le emozioni e vissuti come se fossero nostri nonostante sia possibile che non li condividiamo o non li abbiamo mai vissuti.

L'empatia comporta dunque più sforzi e disponibilità a comprendere una situazione emotiva, anche quando questa è scomoda o drammatica.

Per questo motivo, l'empatia di solito si realizza meno con meno facilità rispetto alla simpatia.

Benefici dell'empatia

L'empatia, caratteristica fondamentale dell'intelligenza emotiva, comporta una serie di lati positivi, sia emozionali che relazionali.

I benefici dell'empatia fanno sì che grazie alla sua messa in pratica si possa:

  • trasformare le relazioni, rimuovendo i blocchi;
  • rendere più disponibili all'ascolto del prossimo;
  • andare oltre al razzismo e ai pregiudizi;
  • risolvere armonicamente i conflitti;
  • ridurre l'aggressività e il bullismo;
  • promuovere la sensazione di benessere e di piacere, sia in chi la pratica sia in chi ne beneficia.

Come sviluppare l'empatia?

L’empatia dev’essere considerata alla stregua di un muscolo e come tale può essere allenato.

Come essere più empatici? Ecco alcune strategie utili ad entrare in empatia con il prossimo:

  1. Allenarsi all’ascolto attivo: ascoltare non vuol dire semplicemente “stare a sentire”, nella sua vera accezione, ma consiste nella capacità di prestare attenzione a tutti gli aspetti della comunicazione del proprio interlocutore a partire dai bisogni che questi esprime, con l’intenzione di entrare nel suo mondo, sospendendo eventuali pregiudizi e giudizi di valore.
  2. Imparare a riconoscere e a gestire le emozioni: le emozioni sono importanti, in quanto rappresentano il collegamento tra il proprio io e ciò che ciascuno considera importante. Per essere empatici è fondamentale riuscire a riconoscere le proprie emozioni, negative e positive che siano, e porci in ascolto sincero dell’altro. Una volta riconosciute le emozioni, occorre saperle anche gestire. Non si possono controllare gli eventi ma si può imparare a mantenere il controllo sulla propria emotività, sul proprio modo di reagire ai fatti della vita e sulla capacità di esprimere e comunicare i sentimenti e le emozioni agli altri.
  3. Entrare emotivamente in contatto con gli altri aiuta a comprenderli: per allenare il proprio lato empatico, un esercizio molto utile è quello di chiedere alle persone come si sentono. Si tratta di una strategia, apparentemente banale, in grado di avvicinare agli altri. Per farlo, è necessario mettere in pratica tutte le strategie elencate precedentemente. Ciò non significa che ogni discussione debba necessariamente trasformarsi in una dissertazione profonda o filosofica; si tratta di una semplice strategia per entrare in contatto con l’altro e a farci vestire i loro panni, entrando in punta di piedi nel loro mondo.
  4. Provare ad interagire con vari tipi di persone: anche con chi non è particolarmente simpatico o con chi non si ha molto in comune. Ampliare le proprie conoscenze e le occasioni di incontro con l’altro, può aiutare ad aumentare le capacità empatiche. Più persone si conoscono, più culture diverse e tipi diversi di persone si frequentano, più tutto ciò permette di accrescere il proprio bagaglio di conoscenze, che permetterà poi di riuscire a cogliere i diversi aspetti della propria esistenza sotto una luce nuova. 
Da tutto ciò, è facile intuire come l’empatia sia un elemento fondante delle relazioni umane, che facilita e arricchisce il proprio rapporto con gli altri.

È importante per vivere in armonia, tenere in costante allenamento l’empatia per riuscire a vivere rapporti autentici, caratterizzati da una compartecipazione emotiva e dall’ascolto autentico di sé stessi e dell’altro.

Empatia e neuroni specchio

È stato sostenuto che il sistema dei neuroni specchio è coinvolto nei processi empatici. 

Un consistente numero di esperimenti effettuati tramite risonanza magnetica e elettroencefalografia ha dimostrato che determinate aree cerebrali si attivano quando si provano alcune emozioni (quali disgusto, felicità, dolore eccetera) o quando si vede un'altra persona che fa esperienza di determinate emozioni.

Mancanza di empatia: cosa vuol dire?

La mancanza di empatia e, in generale, una forte disregolazione emotiva può essere un sintomo caratteristico di alcuni disturbi di personalità che includono:

  • Disturbo Borderline di Personalità: il disturbo borderline di personalità è caratterizzato da instabilità emotiva a lungo termine, sia a livello interpersonale che comportamentale. Le serie difficoltà manifestate nelle relazioni interpersonali potrebbero essere dovute, almeno in parte, a difficoltà nella sfera empatica e dei processi della teoria della mente. 
  • Disturbo Istrionico di Personalità: la persona affetta da tale disturbo è caratterizzata da un’emotività eccessiva e da ricerca di attenzione. In particolare, il paziente manifesta: emotività esageratamente inappropriata instabile e infantile; un comportamento seduttivo e/o provocante; forte disagio nei momenti in cui non si trova al centro dell’attenzione; utilizzo dell’aspetto fisico come mezzo di manipolazione per attirare l’attenzione su di sé; elevata suggestionabilità; tendenza a considerare le relazioni più intime di quanto non siano realmente. Uno degli aspetti su cui si focalizza il trattamento di questi pazienti è quello di aumentare le abilità sociali, incluso il senso di empatia.
  • Disturbo Narcisistico di Personalità: gli elementi distintivi del narcisismo riguardano fondamentalmente tre temi: costante bisogno di ammirazione, idea grandiose di sé e mancanza di empatia. Nei pazienti affetti da narcisismo la mancanza di capacità empatiche determina una incapacità o di mettersi nei panni degli altri e di riconoscere e dare valore a desideri, sentimenti e necessità altrui. Per questi motivi, un narcisista possiede la ferma convinzione che le proprie esigenze debbano essere soddisfatte prima di quelle degli altri e che il loro punto di vista sia l'unico a essere valido e universalmente giusto.
  • Disturbo Antisociale di Personalità: la persona affetta da questo disturbo è caratterizzata principalmente da inosservanza e violazione dei diritti degli altri. L’infanzia è di solito costellata da piccoli furti, menzogne e scontri; l’adolescenza da episodi di abuso di droghe e, raggiunta l’età adulta, è presente la totale incapacità di assumersi responsabilità per le proprie azioni, di conservare stabilmente un’occupazione e di mantenere una relazione affettiva in maniera sana e duratura. Il modo di rapportarsi agli altri è drasticamente connotato dalla estrema superficialità e mancanza di rispetto per i sentimenti e le preoccupazioni altrui. In genere, le persone con disturbo antisociale di personalità si possono definire poco empatiche e poco sensibili ai sentimenti o ai diritti altrui.

Empatia positiva ed empatia negativa

L'empatia positiva indica la capacità di una persona di entrare in consonanza emotiva con gli altri e dunque essere, per esempio, felici insieme a loro o tristi insieme a loro.

L'empatia negativa, invece, è propria di chi non riesce ad empatizzare (appunto) con la tristezza o la gioia degli altri, perché il proprio vissuto e le proprie emozioni prevalgono sull'attenzione emotiva che il soggetto è in grado di dare al prossimo.

Che cos'è l'eccesso di empatia?

Per eccesso di empatia si intende quella situazione in cui un soggetto, che mette l'empatia eccessivamente in pratica, arriva a per questo a soffrire.

Quando un soggetto è troppo empatico, tende ad assorbire i sentimenti di chi lo circonda, soprattutto quelli spiacevoli quali la tristezza e il dolore. Assorbendole, se ne fa carico e di conseguenza vive la situazione con peso e con una certa dose di sofferenza.

Questa pesantezza e sofferenza che deriva da un eccesso di empatia, rischia inoltre di rendere poco efficace l'accoglienza e l'ascolto dell'altra persona.

Come tutelarsi se si è troppo empatici?

Se ci si vuole tutelare in caso di eccesso di empatia, bisogna imparare a distinguere le proprie emozioni da quelle degli altri.

Bisogna saper fare un esercizio di intelligenza emotiva, ossia di riconoscere ciò che si sta provando e arrivare a comprendere il motivo per cui la tristezza o la rabbia dell'altro accendono in noi le stesse emozioni.

Inoltre, è bene imparare a distinguere i propri motivi e le proprie emozioni da quelle degli altri. Grazie a questa consapevolezza, si può raggiungere la pratica di una sana empatia.

Ponendo dei confini personali e tutelandosi, non si assorbono più indistintamente tutte le emozioni degli altri; imparare a dire di no e a rimandare il momento dell'aiuto quando ci si rende conto di essere a propria volta appesantiti e non sufficientemente sereni, è il modo migliore per tutelare sé stessi e anche la capacità di aiuto che possiamo fornire al prossimo.

Empatia nelle relazioni d'amore

L'empatia nelle relazioni affettive risulta un fattore essenziale. Comprendere pienamente il partner, infatti, dipende dalla capacità di immedesimazione implicita nell'empatia, e ha come risultato un grande coinvolgimento nei membri della coppia.

I benefici di un rapporto empatico includono la rapida risoluzione di litigi e incomprensioni, evitando di serbare rancore o provare immotivata irritazione per questioni risolvibili.

Tuttavia, l'empatia nelle relazioni d'amore può risultare negativa se esiste una disparità di reciproca comprensione e di ascolto vicendevole.

Empatia sul lavoro

L'empatia rientra tra le competenze sociali, ossia quelle capacità che si impiegano per entrare in relazione con gli altri.

Chi è empatico riesce a immedesimarsi non solo nei sentimenti, ma anche negli schemi di pensiero altrui (empatia cognitiva) e, dunque, è capace di considerare i punti di vista e le motivazioni delle persone con cui entra in relazione.

Per questo, l'empatia risulta essere una capacità fondamentale nella comunicazione interpersonale e fondamentale per qualsiasi ruolo professionale che preveda la relazione tra persone.

Saper usare empatia è, infine, utile per lavorare con distensione ed essere in grado di creare delle relazioni serene con colleghi, clienti e persone con le quali si interagisce. 

Empatia nel rapporto medico-paziente

Per un medico, la capacità di risultare empatico è molto importante.

Le competenze comunicative di un professionista della salute devono, infatti, includere delle doti empatiche  quali la riflessione e l'ascolto, per riuscire a prendersi cura di pazienti che (soprattutto nel caso di patologie croniche) provano speranze, paure e senso di isolamento.

L'empatia nel rapporto medico-paziente deve, dunque, essere un obiettivo basilare all'interno del patto terapeutico, affinché possano crearsi la fiducia e la stima necessarie per un percorso di terapia

Fare dell'empatia un obiettivo principale nel relazionarsi con i pazienti significa riuscire a osservarlo non solo come "malato" a cui sottoporre regole e ricette ma anche un individuo, con una sua storia sociale, etnica, culturale ed emotiva.

Se il medico si pone in maniera empatica rispetto al paziente, quest'ultimo troverà un individuo umano e compassionevole in grado di guidarlo con dolcezza attraverso il processo di cura.
Dr.ssa Martina Valizzone Psicoterapeuta
Dr.ssa Martina Valizzone
psicologopsicoterapeuta

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