Ampolla rettale: cos'è?
Con il termine di
ampolla rettale si intende la dilatazione che caratterizza la
parte finale dell'intestino crasso. Quest'ultima area, chiamata retto, ha la
funzione di accumulare e poi espellere le feci, le quali sono a loro volta localizzate propria nell'ampolla rettale in attesa di essere evacuate dall'organismo.
L'ampolla rettale è lunga dai 12 ai 14 cm e contiene al suo interno tre pieghe, ovvero le valvole rettali. Si tratta di un vero e proprio canale che nella zona più inferiore presenta una dilatazione (chiamata anche retto endopelvico) che corrisponde all'ampolla rettale.
Quando l'organismo accumula una certa quantità di feci, la distensione dell'ampolla rettale dà il via allo stimolo a evacuare, tuttavia se tale stimolo viene ripetutamente ignorato, o se sopraggiungono altri tipi di problematica, il corpo può perdere la sua naturale regolarità.
Sono proprio i recettori del sistema nervoso localizzati nelle pareti dell'ampolla rettale piena che stimolano l'espulsione delle feci: l'aumento della pressione intrarettale, infatti, fa sì che le pareti del canale si separino, in modo che le feci possano passare nel canale, raggiungere l'ano e quindi essere espulse fuori dal corpo.
Ad esempio, le persone che tendono a non evacuare le feci in seguito alla comparsa dello stimolo, vanno incontro a una dilatazione eccessiva dell'ampolla rettale, la quale riuscirà a immagazzinare quantità più grandi di feci. Di conseguenza si avrà uno stimolo ritardato nel tempo e la persona andrà incontro alla stipsi.
Principali problematiche che interessano l'ampolla rettale
Il
meccanismo che governa l'espulsione delle feci dall'ampolla anale è delicato e complesso, pertanto non è raro sperimentare problematiche più o meno gravi in questa zona del corpo. Ecco allora una
panoramica delle più comuni patologie associate al tratto finale del retto.
Sindrome da defecazione ostruita
La
sindrome da defecazione ostruita, o defecazione dissinergica, è una condizione nella quale l'individuo
non riesce a svuotare completamente l'ampolla rettale dalle feci in seguito a uno stimolo. Il paziente avverte una sensazione di evacuazione non completa e dolore, in seguito a una condizione di stipsi prolungata nel tempo.
I principali sintomi associati a questa sindrome sono:
- la necessità di spingere in modo intenso per evacuare;
-
dolore al momento della defecazione;
- senso di disagio nella zona anale;
-
sensazione di avere un peso localizzato nell'area perianale quando si sta in piedi;
-
sensazione di avere avuto un'evacuazione incompleta;
-
defecazione frammentata;
-
uso abituale di lassativi o clisteri.
Per poter parlare di vera e propria sindrome da defecazione ostruita il disagio dev'essere presente con regolarità (almeno in un'evacuazione su quattro per più di tre mesi). Purtroppo si tratta di una patologia abbastanza diffusa, soprattutto tra la popolazione femminile e nei soggetti più anziani.
Le cause possono essere dovute sia ad alterazioni nella morfologia del retto, sia a uno stile di vita scorretto. Tale patologia, inoltre, è aggravata da uno stato di debolezza del pavimento pelvico e dei muscoli addominali, mentre la gravidanza, la sedentarietà e l'invecchiamento rappresentano fattori di rischio importanti.
Accanto a ciò si deve tenere conto dell'abitudine scorretta a ritardare lo stimolo a evacuare. In questo caso l'ampolla rettale dilatata diviene sempre più in grado di accumulare feci al suo interno e, di conseguenza, si fa sempre meno sensibile allo stimolo nervoso.
Spesso la defecazione ostruita è causata da un prolasso interno della parete rettale che va a rendere difficoltoso il passaggio delle feci, oppure al rettocele. Quest'ultimo è una specie di cavità che si forma proprio nel retto dove si depositano dei residui di feci: esso provoca la sensazione di non aver defecato completamente, peso a livello della vagina e stipsi.
Il trattamento della sindrome da defecazione ostruita varia molto a seconda della causa alla base del problema. Oltre a prestare attenzione alle proprie abitudini di vita, è anche possibile intraprendere un percorso di riabilitazione del pavimento pelvico oppure, nelle situazioni più gravi, si può prendere in considerazione l'idea di sottoporsi a un intervento chirurgico.
La chirurgia rimane comunque la soluzione più indicata qualora ci si trovi in presenza di alterazioni morfologiche. Il medico può avvalersi di tecniche poco invasive, utilizzando la via transaddominale o transperineale, al fine di far recuperare al paziente una piena funzionalità del retto.
Fecaloma
Con la definizione di
fecaloma si intende l'accumulo di feci nell'ampolla rettale, le quali si fanno progressivamente sempre più dure e secche, con la conseguenza che l'individuo avrà sempre più difficoltà a espellerle in modo naturale e spontaneo. Esso può essere definito come un vero e proprio "tappo" che occlude la fuoriuscita delle feci e, se non viene adeguatamente trattato,
può provocare gravi conseguenze.
Il fecaloma è piuttosto diffuso nelle persone anziane, infatti è aggravato dalla sedentarietà e da abitudini di vita scorrette. Si può prevenire adottando una dieta ricca di fibre ed evitando di abusare di lassativi e clisteri. Qualora fosse presente, è consigliabile rivolgersi a un professionista sanitario, il quale saprà indicare il trattamento da eseguire.
Nei casi più gravi potrebbe rendersi necessaria la rottura del fecaloma per via digitale o addirittura l'intervento chirurgico, mentre fecalomi di più lieve entità possono essere trattati mediante clisteri a base di glicerina o di altre sostanze dall'azione emolliente e idratante.
Incontinenza fecale
L'
incontinenza fecale è una problematica diffusa soprattutto nelle persone anziane e nella popolazione femminile, e si manifesta con l'
incapacità di controllare le funzioni intestinali. Queste ultime sono regolate dalla sinergia tra la pressione esercitata dai muscoli sullo sfintere anale, la conformazione dell'ampolla rettale e la sensibilità della mucosa del retto.
Qualora fossero presenti delle problematiche a livello dei muscoli dello sfintere, può verificarsi una situazione di incontinenza fecale. Quest'ultima può avere diverse cause, fra cui le più comuni sono:
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lacerazione traumatica degli sfinteri, che si verifica spesso in occasione del parto vaginale o in seguito all'episiotomia;
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alterazioni della muscolatura dovute a emorroidi, fistole, ascessi o neoplasie;
-
patologie infiammatorie croniche a danno dell'intestino;
-
prolasso rettale, che compromette la sensibilità nervosa del retto;
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stipsi prolungata;
-
malattie degenerative;
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ridotta elasticità del retto. In questo caso il paziente sperimenta un intervallo di tempo eccessivamente ristretto tra il momento in cui si avverte la sensazione di pienezza dell'ampolla rettale e lo stimolo ad evacuare, con la conseguenza di non riuscire a espellere le feci con controllo (soprattutto se in presenza di feci liquide);
-
patologie metaboliche, come ad esempio il diabete.
Il trattamento dell'incontinenza fecale varia a seconda della causa alla base del problema. Se in casi di lieve entità può bastare la riabilitazione pelvica o neuromuscolare, in quelli più gravi potrà rendersi necessaria un'operazione chirurgica, ma sarà solamente il medico specializzato, una volta eseguiti test strumentali e diagnostici, a suggerire l'approccio terapeutico più indicato per il singolo paziente.