Tra pochissimi giorni, precisamente alle ore 2:00 della notte tra sabato 29 e domenica 30 marzo 2025, un invisibile ma significativo cambiamento temporale interesserà le nostre vite.
Questa consuetudine, nota come ora legale (definita in inglese “daylight saving time”), ci "sottrarrà" un prezioso sessantesimo di ora di riposo notturno, introducendoci in un periodo caratterizzato da giornate percepite come più lunghe e luminose.
Anche se agognata da molte persone per la quantità maggiore di luce, ne beneficiano davvero tutti?
Ora legale: parliamo di questa convenzione
L'adozione ufficiale del cambio dell'ora in Europa risale al 1966 (dopo che era stata introdotta e poi abolita come misura per il risparmio energetico durante la prima e la seconda guerra mondiale) e da allora la maggioranza dei paesi del continente – tranne Russia, Islanda e Bielorussia – ha seguito questa pratica.
L'Unione Europea ha introdotto una legislazione unificata su questo tema, standardizzando le regole per tutti gli stati membri: attualmente il cambio dell'ora è previsto tra l'ultima domenica di marzo e l'ultima domenica di ottobre.
Si è parlato spesso di abolire il cambio dell’ora: nel 2018 la Commissione Europea ha condotto un sondaggio chiedendo ai cittadini se fossero a favore del mantenimento dell'ora legale o della sua abolizione.
Dai risultati è emerso che 4,6 milioni di persone hanno aderito e che l’86% si è espresso favorevole a porre fine ai cambiamenti di orario, con la conseguente abolizione dell'ora legale e il mantenimento permanente dell'ora solare.
Il Parlamento europeo aveva approvato una risoluzione in merito nel 2019: si era deciso di lasciare ai singoli stati la libertà di decidere in autonomia su questo tema.
Ogni zona d’Europa, infatti, avrebbe delle preferenze: le nazioni nordiche opterebbero per mantenere sempre l'ora solare, poiché a quelle latitudini le giornate sono normalmente più lunghe, mentre i Paesi del Sud Europa, come l'Italia, preferirebbero per l'ora legale tutto l'anno al fine di sfruttare al meglio le serate, stimolando le attività all'aperto dopo il lavoro.
La pandemia da Covid-19 scoppiata nel 2020, in maniera eccezionale, ha interrotto gli iter legislativi in corso, facendo così passare l'abolizione del cambio dell'orario in secondo piano nell'agenda dell'Unione Europea.
Non solo più luce, ma anche alcune “ombre”
L'obiettivo primario di questa pratica è ottimizzare l'utilizzo della luce diurna durante i mesi estivi, consentendo un potenziale risparmio energetico e una maggiore fruibilità delle ore di sole per attività lavorative e ricreative.
Infatti, sono numerose le persone che aspettano con ansia questo momento e che già dall'inizio del mese di marzo notano come l'allungarsi delle giornate porti loro giovamento; anche solo per il fatto di andare al lavoro e tornare a casa con la luce.
Dunque, nell'immaginario comune si tratta di un cambiamento positivo, soprattutto dal punto di vista psicologico e sociale; nel corso degli anni, però, una crescente mole di evidenze ha portato alla luce una serie di potenziali ripercussioni negative innescate dal periodico passaggio tra ora solare e ora legale.
Questi spostamenti temporali, apparentemente innocui, sembrano esercitare un impatto multiforme sulla nostra fisiologia, insidiando la qualità del sonno e la capacità di concentrazione, ma spingendosi fino a compromettere la salute cardiovascolare e a incrinare l'equilibrio del nostro benessere mentale e dell'umore, come una sorta di "jet lag sociale".
Secondo autorevoli voci del mondo medico e tra gli esperti del sonno, le prove scientifiche che attestano i rischi legati a questo vero e proprio stress cronobiologico indotto dall'ora legale – con un'allarmante correlazione con l'aumento degli infarti – sarebbero più che sufficienti per spingere i paesi ancora indecisi a seguire l'esempio virtuoso di coloro che hanno già optato per l'adozione di un orario unico e stabile durante tutto l'anno.
Già nel lontano 2020 l'American Academy of Sleep Medicine (AASM) consigliava l'abolizione del cambio annuale dell'ora in favore di un orario standard permanente.
I dati di uno studio da loro condotto nel 2020 sulla popolazione statunitense mostrano che la maggioranza dei partecipanti (il 63%) ha affermato di voler eliminare i cambiamenti stagionali dell'ora in favore di un'ora nazionale fissa per tutto l'anno.
Gli studi dimostrano, infatti, alcune conseguenze pericolose, tra cui:
- aumento del rischio di incidenti stradali, fino al 6% nei primi giorni successivi al passaggio all'ora legale;
- scompensi cardiovascolari con un aumento del rischio di ictus e ricoveri ospedalieri;
- aumento della produzione dei marker infiammatori, una delle risposte del corpo allo stress;
- disturbi dell'umore;
- aumento del 18,7% negli eventi medici avversi correlati a errori umani nella settimana successiva al passaggio all'ora legale;
- perdita media degli adolescenti di 32 minuti di sonno a notte dopo il passaggio all'ora legale per un totale di 2 ore e 42 minuti di sonno perso durante la settimana: questo comporta tempi di reazione più lenti e difficoltà a prestare attenzione.
Gli altri effetti negativi sulla qualità della vita dovuti al passaggio all’ora legale sono:
- sonno disturbato: comporta un disorientamento del nostro ritmo circadiano. Le conseguenze sono sonnolenza diurna e difficoltà nel dormire la notte, con conseguente stanchezza al risveglio;
- minore concentrazione: la mancanza di sonno di qualità può causare una riduzione della concentrazione durante il giorno, influenzando il lavoro e rendendo più difficile mantenere l'attenzione, nonché un senso generale di affaticamento;
- aumento dell'appetito: la privazione di sonno può aumentare l'appetito, specialmente per cibi dolci e comfort food;
- impatto psicologico: il cambio dell'ora può influenzare la serenità mentale, aumentando l'irritabilità, gli sbalzi d’umore e la sensazione di confusione mentale.
Un'eco a questa pressante richiesta è giunta anche dal Regno Unito, dove nell'ottobre del 2024 un qualificato gruppo di esperti del sonno afferenti alla British Sleep Society ha espresso una simile raccomandazione.
Ecco perché risentiamo del cambio dell’ora
Beth Ann Malow, docente di Neurologia e Pediatria alla Vanderbilt University, ha spiegato perché il nostro corpo e la nostra mente facciano fatica a rispondere a questo cambiamento di orario.
L’orario dei nostri orologi e delle nostre sveglie viene spostato un'ora avanti, di conseguenza sembra siano le 7 del mattino anche se i nostri orologi indicano le 8.
Questo ritardo della comparsa della luce a inizio giornata ha una durata di quasi otto mesi ed è particolarmente impattante perché la luce del mattino è preziosa per aiutare a stabilire i ritmi naturali del corpo, dato che ci sveglia e migliora la nostra attenzione.
Sebbene le ragioni esatte non siano ancora conosciute, potrebbe essere dovuto agli effetti della luce sull'aumento dei livelli di cortisolo, un ormone che modula la risposta allo stress o l'effetto della luce sull'amigdala, una parte del cervello coinvolta nelle emozioni.
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Al contrario, l'esposizione alla luce prolungata fino a tarda serata ritarda il rilascio di melatonina nel cervello, l'ormone che favorisce la sonnolenza.
Questo può interferire con il sonno e farci dormire complessivamente meno e l'effetto può durare anche dopo che la maggior parte delle persone si è abituata a perdere un'ora di sonno.
Si tratta di una problematica che riguarda anche i più giovani: infatti, la pubertà di per sé causa il rilascio di melatonina in ritardo durante la notte, il che significa che gli adolescenti hanno un ritardo nel segnale naturale che li aiuta ad addormentarsi e che sono particolarmente suscettibili a problemi di sonno dati dalla luce serale prolungata dell'ora legale.
Gli orari scolastici, inoltre, non aiutano il quadro complessivo: la maggior parte dei bambini vanno a scuola intorno alle 8 del mattino, se non prima; questo significa che durante l'ora legale molti giovani si alzano per andare a scuola quando è ancora buio.