Le
reazioni avverse agli anestetici locali avvengono nel 2-5% delle procedure anestesiologiche loco-regionali. Nella grande maggioranza dei casi, tali reazioni sono di tipo tossico, dose, dipendenti, spesso prevedibili e correlabili alla concentrazione ematica elevata dell’anestetico, dovuta ad accidentale iniezione in circolo, somministrazione di quantità eccessiva, biodegradazione lenta da parte del paziente.
Le vere reazioni allergiche agli anestetici locali sono molto rare, rappresentando lo 0,6-1% di tutte le reazioni indesiderate ad anestetici locali.
Sono da considerare soggetti a rischio solo i pazienti che durante precedenti
anestesie locali abbiano presentato nelle 1-2 ore successive alla procedura anestesiologica manifestazioni cliniche compatibili con reazioni allergiche:
orticaria,
angioedema,
asma, edema della glottide,
anafilassi.
La contemporanea presenza di malattia allergica dimostrata (ad esempio,
allergia alimentare, rinocongiuntivite o
asma allergica) non costituisce un fattore di rischio per l’insorgenza di allergia ad anestetici locali. Per tale motivo, in questi soggetti non c’è indicazione all'esecuzione di accertamenti allergologici preventivi.
I
test cutanei per anestetici locali (
prick test, intradermoreazioni) non sono standardizzati e nel work up allergologico costituiscono solo l’approccio iniziale, dovendo essere obbligatoriamente seguiti dal test di tolleranza, che si esegue per via sottocutanea somministrando l’anestetico a dosaggi scalari.