Salve,
la tua domanda è piuttosto frequente in relazione ad un costante sentimento di preoccupazione inerente l'uso di
radiazioni ionizzanti per scopi medici. Le procedure diagnostiche radiologiche utilizzano un'energia radiante (radiazioni) definita
ionizzante. Le radiazioni ionizzanti sono
onde elettromagnetiche o particelle subatomiche capaci di ionizzare la materia, sono quindi dotate di sufficiente energia da poter ionizzare gli atomi e le molecole con le quali vengono a interagire.
I
fenomeni di ionizzazione, specie se numerosi per entità o per durata di esposizione, determinano conseguenti alterazioni chimiche della materia organica, che possono di conseguenza causare alterazioni funzionali delle proteine che la compongono, compreso il
DNA. Senza entrare nello specifico del meccanismo di danno da radiazioni, brevemente questi effetti nocivi sono suddivisi in due categorie: deterministici o non stocastici, i quali consistono in una degenerazione dei tessuti viventi a causa di una sovraesposizione a radiazioni ionizzanti.
La causa scatenante è un’irradiazione forte e concentrata nel tempo come quella di incidenti nucleari;
probabilistici o
stocastici, che si possono verificare per basse dosi di radiazioni, quali ad esempio l'utilizzo di radiazioni ionizzanti per scopi medici (
radiografia o
TAC).
Gli
effetti stocastici, cioè di natura statistica e casuale, sono danni che si possono verificare quando una cellula, modificata dalla ionizzazione, conserva la capacità di dividersi, potendo dare luogo ad una patologia neoplastica maligna. Per tali tipi di effetti, non esiste una dose soglia.
Le neoplasie che con maggiore probabilità conseguono a esposizione cronica a radiazioni ionizzanti sono le
leucemie e i tumori cutanei. Fortunatamente, questi effetti nocivi sono in ampia parte contrastati dalla capacità riparativa di cui le nostre cellule sono dotate e, inoltre, possono verificarsi se all'interno dei tessuti vengono colpite dalle radiazioni alcune
zone bersaglio.
Le dosi di radiazioni per scopi medici, specie per quel che concerne la radiologia (radiografie e tac) sono divenute, nel corso del tempo, più controllate sia in relazione al progresso tecnologico, ma anche in relazione all'elaborazione di norme e dispositivi di legge sempre più definiti. In particolare, la legislazione vigente definisce il concetto di giustificazione dell'esame, cioè viene lasciato al medico radiologo il giudizio sulla reale necessità dell'esame diagnostico richiesto e, se il caso, sostituirlo con altra indagine.
L'esposizione a radiazioni ionizzanti è, pertanto, da evitarsi salvo la reale necessità di sottoporsi ad un esame medico diagnostico, il quale deve essere condotto da personale specializzato (tecnici di radiologia) con la supervisione di personale medico specialistico (radiologo) il quale ne può giustificare la reale necessità. Quanto sopra detto è solamente un brevissimo inquadramento di argomenti molto complessi inerenti gli effetti biologici delle radiazioni.
Concludo con una considerazione: le uniche radiazioni che fanno male sono solamente quelle inutili (esami radiologici non necessari).