Buongiorno gentilissimo utente,
il senso della tua domanda esprime un fondo di preoccupazione, nonchè interesse specifico nei riguardi della malattia.
La
polineuropatia diabetica esprime di fatto una complicanza della malattia diabetica.
Tale complicanza può vigere in distretti diversi dell'organismo, quella da te citata è la cosiddetta forma "
periferica".
Volendo arrivare al cuore della tua domanda, occorre proporre in atto una sorta di metafora: immaginare la
terapia della neuropatia periferica diabetica come una margherita, la quale è completa ed assume valore solo se possiede tutti i petali.
Ciò deriva dal fatto che la malattia possiede una
causa multifattoriale, fermo restando la base dello
squilibrio metabolico dei
carboidrati.
Le
cause concomitanti sono diverse e si potenziano sinergicamente.
La
componente ossidativa (che esplica la sua azione irritativa propriamente verso la struttura del nervo), la
componente ischemica (la microangiopatia determina un deficit di circolazione sanguigna e di nutrimento de nervi interessati), la
componente emoreologica (spesso concomitante con uno squilibrio della
pressione arteriosa), la
componente disimmune (su base autoimmune e quindi immunologica).
Da quanto sopra, deriva che la margherita terapeutica dovrà avere tanti petali quanti sono le componenti patogenetiche della malattia medesima.
In questa ottica, la prima terapia di fondo è rappresentata dal controllo dei livelli di
glicemia con dieta, ipoglicemizzanti orali e/o
insulina.
Questa terapia è di certo la misura maggiormente efficace per rallentare l'involuzione della
neuropatia nel diabete.
A cui vanno aggiunge le altre terapie che, si ribadisce, debbono essere proposte ed attuate contemporaneamente.
Per correggere l'
azione antiossidante, è consigliabile l'
acido alfa lipoico, mentre, come neurotrofico della fibra, appare opportuno immettere in terapia
L-Acetilcarnitina.
Sul versante emoreologico (fatta salva la correzione della pressione arteriosa in caso di squilibrio) è consigliato l'uso di
Pentossifillina.
Un discorso a parte è rappresentato dal ruolo della
vitamina B (B1, B6 e
B12).
Lavori internazionali supportano il ruolo effettivamente terapeutico delle vitamine del Gruppo B.
Infatti, studi interessanti hanno dimostrato come cure a cicli di 10 giorni migliorino l'
allodinia e l'
iperalgesia della
neuropatia con concomitante miglioramento della velocità di conduzione sensitiva.
Circa il
dolore che la malattia può indurre, si può affermare che tale stato va combattuto non solo e non tanto per la sofferenza che produce, ma anche perchè il dolore medesimo è in grado di attuare fenomeni emoreologici ed ossidativi.
Per il dolore, occorre affidarsi a farmaci atti a debellare la componente indotta propriamente dalla sofferenza del nervo, per questo vengono consigliati:
Duloxetina,
Amipriptilina.
Infine, e con prospettive di sicuro interesse, ha un ruolo, allorquando la neuropatia sviluppasse nella sua patogenesi preponderanti fattori immunologici, la terapia di infusione venosa di
immunoglobuline ad alte dosi.
Concludendo, gentile utente: la terapia va posta in atto nel suo insieme, ogni componente merita il trattamento adeguato e contemporaneo.
Circa l'aspetto squisitamente immunologico, occorre invece una corretta stadiazione dei fattori disimmuni.
Tale stadiazione va posta in atto, anche al fine di poter effettuare la terapia infusionale, presso centri di medicina universitaria.
In caso di ulteriori richieste di chiarimenti mirati o specifici, non esitare ad inviarmi le tue considerazioni a cui verrà risposto con diligenza.
Saluti