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Quali sono gli effetti da astinenza alla Paroxetina?

Salve, a maggio, dopo un capogiro ed un attacco di panico, iniziai ad avere dei bruttissimi sintomi, mai avuti in vita mia, ad esempio: formicolio mano e braccio sinistro, sensazione di freddo al piede persistente, come se in quella zona non circolasse sangue, pesantezza alla testa, debolezza, dolore e bruciore agli occhi, tachicardia, bruciore al petto, bruciore alla spalla. Ho fatto tutti gli esami, ma niente, fino a quando un giorno, parlando con la pediatra delle mie figlie mi ha consigliato un suo amico neurologo ed è qui che ho trovato finalmente la mia salvezza e iniziai ad assumere mezza pasticca di Paroxetina, 10 mg al mattino + 8 gocce al mattino, 6 al pomeriggio dopo pranzo e 15 la sera prima di andare a dormire di Xanax. Dopo 1 mese di trattamento sono rinata; tutto questo però è durato poco circa 4 mesi, perchè una settimana fa ho scoperto di aspettare il mio terzo figlio, quindi il neurologo mi dice di sospendere la Paroxetina e sostituire con Samyr e scalare 2 gocce al giorno lo Xanax: così ho fatto, ma dopo un giorno di cambiamenti, inizio ad accusare sintomi simili a vertigini, scosse elettriche che mi partono dalla testa fino ad arrivare al petto e alle mani. Il dottore mi ha detto di continuare e che a breve starò meglio, ma sono 4 giorni e questi sintomi sembrano non svanire, ho l'umore a terra e non riesco ad essere felice per nulla! Sono sintomi di astinenza alla Paroxetina? È possibile che il Samyr non abbia alcun effetto su di me e mi faccia passare questi brutti sintomi che sento dentro di me?

Risposta

Gentile Signora,
come immagino saprai, la Paroxetina è un antidepressivo appartenente alla categoria degli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI). Questa molecola ha indicazione per la cura della depressione, degli attacchi di panico e dei disturbi d’ansia.

La Paroxetina è in grado di passare la barriera placentare. Rispetto ai danni sul nascituro, ad oggi, i dati disponibili in letteratura ci dicono che:
  • nel primo trimestre, alcune evidenze segnalano che l’assunzione di Paroxetina a dosaggio terapeutico possa esporre ad un lieve incremento nel rischio di difetti cardiaci congeniti. Rischio maggiore rispetto a quello osservato per esposizione ad altri farmaci SSRI;
  • nel secondo trimestre, l’assunzione di Paroxetina è stato correlato con un rischio aumentato di preeclampsia;
  • nel terzo trimestre e in prossimità del parto, l’assunzione di SSRI può determinare rallentata crescita fetale e basso peso alla nascita. Sono stati riscontrati anche transitori sintomi di astinenza nel nascituro (tra cui tremori, irritabilità, disturbi del sonno, sindrome da distress respiratorio, ipoglicemia).
Pertanto, i pochi dati a disposizione evidenziano possibili complicanze associate all’utilizzo di Paroxetina in funzione dell’epoca gestazionale.

Dopo questa panoramica sui rischi per il feto, veniamo alla tua sintomatologia. È verosimile che il marcato aumento della sintomatologia ansioso-depressiva da te manifestato in questi ultimi giorni possa essere legato ad una sindrome da sospensione. Infatti, la Paroxetina, così come gli altri SSRI, se sospesa bruscamente o troppo velocemente, puó causare sintomi quali capogiri, nausea, insonnia, irritabilità e ansia. Ovviamente, la modalità di sospensione o di switch ad altra molecola (nel tuo caso il Samyr) nel tuo specifico caso devono considerare i rapporto rischio/benefici per te e per il feto.

Risulta quindi fondamentale un’attenta valutazione da parte dello specialista circa la tua attuale sintomatologia. Tieni presente che, laddove la tua sintomatologia dovesse persistere e diventare francamente interferente, in questa fase, può essere utile sostituire la Paroxetina con un altro farmaco della categoria SSRI (più simile quindi alla Paroxetina rispetto al Samyr) associato a minore effetto sui nascituri come ad esempio Citalopram e Sertralina. Quindi, laddove necessario, si può serenamente considerare l’utilizzo di questi antidepressivi SSRI (non gravati dal rischio di malformazioni congenite cardiache) in monoterapia ad un dosaggio minimo efficace.  A ciò, è sempre bene associare un supporto psicoterapico soprattutto in una fase delicata come la gravidanza che è di per sè associata ad un maggior rischio di presentare sintomatologia psichiatrica. 

Sperando di essere stato d’aiuto, ti porgo i miei cordiali saluti.
Risposta a cura di
Dr. Mario Mazza Medico Chirurgo
Dr. Mario Mazza
psichiatrapsicologo
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