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Qual è la differenza tra ansiolitici e tranquillanti?

Salve, è vero che persone affette da depressione non possono assumere benzodiazepine? Le benzodiazepine sono il principio attivo degli ansiolitici e non dei tranquillanti? Ansiolitici e tranquillanti sono completamente differenti? grazie mille e buona giornata.

Risposta

Buongiorno,
gli ansiolitici, gergalmente chiamati tranquillanti per il loro effetto, sono un’ampia classe di farmaci utilizzata generalmente per il trattamento di ansia, agitazione e insonnia.

La loro azione è sfruttata trasversalmente in tutte le patologie psichiatriche e quindi anche nella depressione. Chiaramente, l’effetto che si cerca dagli ansiolitici solitamente non è un effetto curativo, ma un effetto sintomatologico. Chiariamo con un esempio: in caso di depressione, spesso si può associare una secondaria sintomatologia ansiosa, quindi l’impostazione farmacologica potrebbe prevedere un antidepressivo con funzione curativa (curare  la depressione) e un ansiolitico con effetto sintomatologico (ridurre l’ansia associata alla depressione). Questa doppia impostazione farmacologica è tipica soprattutto nelle fasi iniziali di malattia, poi, dopo il primo mese, si tenderà a togliere l’ansiolitico, mentre l’antidepressivo verrà mantenuto per più tempo (da stabilirsi con il curante).

Venendo al principio attivo degli ansiolitici, in generale, si classificano in ansiolitici benzodiazepinici (raggruppano tutte le benzodiazepine) e ansiolitici non benzodiazepinici.

Le benzodiazepine sono una classe molto eterogenea di molecole che variano tra di loro per emivita, potenza, presenza di metaboliti attivi, metabolismo. Ne deriva che ogni singola benzodiazepine ha una peculiare azione (ansiolitica, ipnoinducente, sedativa). Tutte le benzodiazepine, chi più chi meno, sono caratterizzate da tolleranza e rischio di dipendenza, motivo per il quale si tende ad utilizzarle per non più di un mese.

Gli ansiolitici non benzodiazepinici (sostanzialmente Pregabalin e Gabapentin) hanno azione spiccatamente ansiolitica (viene meno l’effetto ipnoinducente) e sono scevre dal rischio di dipendenza e tolleranza.

Sperando di esserti stato d’aiuto, ti porgo i miei saluti.
Risposta a cura di
Dr. Mario Mazza Medico Chirurgo
Dr. Mario Mazza
psichiatrapsicologo
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