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Quali esercizi effettuare per una frattura dell'astragalo?

Salve, sono un uomo di 47 anni. Tre mesi fa, a seguito di un incidente stradale sul lavoro, causato da una persona alla guida di un'auto che per un colpo di sonno ha improvvisamente invaso la mia corsia, ho riportato: "frattura lussazione esposta dell'astragalo e scafoide piede destro", ricoverato in ospedale e operato d'urgenza con l'applicazione di 3 fili di k e 35 giorni di valva. Ad oggi, ancora non cammino senza stampelle. Ho iniziato 15 giorni fa, sotto indicazione del medico chirurgo, il carico parziale, ma la caviglia mi fa molto male e il piede si muove al 40-50% nonostante la fisioterapia. Faccio l'autista di pullman e il piede destro è indispensabile per continuare a lavorare, quando potrò tornare al lavoro? Porgo cordiali saluti.

Risposta

Salve,
l’astragalo è l’osso che connette piede e gamba e costituisce l’articolazione della caviglia, insieme a tibia e perone. È fondamentale quindi per assicurare al corpo stabilità, equilibrio e postura corretta. Per questo, in caso di frattura, dopo l’intervento chirurgico e il periodo di ingessatura, richiede una riabilitazione motoria da eseguire con precisione e costanza, per ristabilizzarne totalmente la funzione ed evitare l’insorgere di piccoli e grandi problemi che potrebbero diventare cronici.

Occorre essere assistiti da un fisioterapista diplomato che, oltre a far eseguire esercizi attivi e passivi al piede e alla caviglia, può associare, a seconda della situazione, tecniche fisioterapiche come la magnetoterapia che stimola la produzione ossea, la laserterapia, la tecarterapia e, in presenza di edema (un accumulo eccessivo di liquidi nei tessuti) il linfodrenaggio manuale.

La deambulazione inizia con due stampelle che consentono un carico parziale, per poi passare ad una, via via che l’osso si sta consolidando, fino a eliminarle del tutto.

Quanto dura: dipende da tempi e reattività di ogni singolo soggetto, anche se in genere 4-6 mesi sono sufficienti per ristabilirsi completamente, ma è fondamentale iniziare immediatamente, per evitare l’insorgere di edemi, infiammazioni e rigidità eccessive e proseguire con regolarità fino alla totale scomparsa del dolore e al completo recupero della mobilità, sottoponendosi ad un controllo fisiatrico ogni 10 sedute per verificare che tutto stia andando per il meglio.

Quali rischi si corrono se non si fa: il pericolo maggiore è la rigidità della caviglia, l’insorgere di artrosi molto precoce e dolorosa, ma la complicanza più temuta è l’osteonecrosi dell’astragalo dovuta all’interruzione dell’apporto di sangue al tessuto osseo, che può provocarne tante piccole rotture fino al collasso finale. Inoltre, come per tutte le problematiche del piede, c’è il rischio di un’alterazione della postura, che col tempo potrebbe comportare problemi alla colonna vertebrale o in altri distretti.

Cosa fare dopo: anche quando il paziente si è ristabilito, è bene non smettere mai di fare attività fisica. È molto consigliata soprattutto quella in acqua, che consente lo scarico del peso corporeo e quindi facilita il movimento rendendolo più efficace. Ottimo anche lo spinning, così come una normale corsa in bicicletta, perché non comporta un grosso sovraccarico sull’articolazione del piede, favorisce il giusto movimento, attiva l’intera muscolatura degli arti inferiori e quindi aiuta il rinforzo muscolare.

Buona cura
Risposta a cura di
Redazione Pazienti Redazione
Redazione Pazienti
medico generale
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