Con
Echinacea, si intende una serie di piante della famiglia delle
Asteraceae, comprendente 9 specie con utilizzo terapeutico.
I Nativi Americani (i Pellerossa) usavano il suo rizoma della pianta per curare piaghe e affezioni della pelle, ferite da traumi e morsi dei serpenti.
La Farmacopea Ufficiale (che non è l'Agenzia del Farmaco, ma la somma delle conoscenze sviluppate nei secoli) attribuisce alle
Echinacee un'utilità nel
rafforzamento delle difese immunitarie, nella cura del
raffreddore e dell'
influenza.
L'Agenzia europea per i medicinali (EMEA) ha approvato l'uso di estratto di fiori di Echinacea purpurea per la prevenzione e per il trattamento del raffreddore, mettendo nel contempo dei limiti alla sua assunzione per donne incinte e neonati. Questo significa che la stessa Scienza Medica Ufficiale classifica l'estratto di fiori come fa con un farmaco vero e proprio, con usi e controindicazioni.
Per
uso esterno, il rizoma delle echinacee è cicatrizzante, antisettico, riepitelizzante. Il prodotto più famoso è quello in polvere (unito all'Arnica Montana), che fu lanciato da Rudolf Steiner nel 1921 come primo prodotto della Medicina Antroposofica, ottimo per far "cadere" in fretta e senza infezioni il
cordone ombelicale dei neonati (evenienza tutt'altro che rara nei nostri ospedali).
Vale la pena ricordare che in Italia, a distanza di 90 anni, il suo uso nelle sale parto sia ancora rarissimo, quasi che fosse "politically incorrect" usare un prodotto "naturale" in ambiente ospedaliero.
In Omeopatia Classica, si usa Echinacea nella sua forma "angustifolia" come rimedio a diluizione relativamente bassa contro
ascessi, infezioni e infiammazioni di vario genere.
Nella realtà quindi, è un rimedio che cura la stessa sintomatologia sia in dosi ponderali che diluito omeopaticamente. L'indicazione omeopatica riguarda soprattutto mancanza di energia vitale, facilità alle infezioni,
anemia,
stanchezza fisica e
nervosa.