La preparazione tipica dei chicchi di cacao prevede la rimozione della polpa che li riveste, insieme alla scorza esterna del frutto, poi si lasciano seccare i semi per renderli conservabili.
Finché i semi rimangono a contatto con la polpa (una volta tolta la scorza esterna), si verifica una
fermentazione che scinde le proteine in
aminoacidi, i quali sono più digeribili per noi e tra l’altro sono responsabili del caratteristico aroma e gusto di
cioccolato.
Quindi, i tempi di fermentazione e di essiccazione incidono molto sul risultato organolettico finale. La popolazione del Centro e Sud America usava il cacao soprattutto come alimento.
In tal caso, esso non ha bisogno di alcuna lavorazione. I chicchi possono essere mangiati appena tolti dal frutto oppure brevemente essiccati, con ancora la polpa attaccata: un cibo davvero molto gustoso.
Non è affatto vero che i chicchi di cacao debbano essere fermentati e/o cotti per diventare commestibili. Anzi, queste procedure modificano profondamente il tenore di micronutrienti, la loro composizione e la loro efficacia.
Il
cacao è ricco di
antiossidanti. Anche se le procedure industriali ne abbassano il tenore, sono comunque ancora presenti in buona quantità anche nel prodotto lavorato. Con una sorpresa: le ricerche all’Università di Davis/California hanno mostrato che i livelli di antiossidanti nel sangue aumentano in maniera esponenziale per 6 ore, dopo che i soggetti studiati avevano consumato del cioccolato semidolce.
Gli antiossidanti riuscivano a raggiungere le cellule bersaglio in appena 30 minuti, quando il cacao veniva consumato sotto forma di bevanda (pare che Montezuma lo sapesse).
La rivista scientifica The Journal of Clinical Nutrition e altre pubblicazioni hanno riportato che i polifenoli antiossidanti, nel cioccolato, esercitano un’azione protettiva sul cuore e sul sistema circolatorio.
Altri studi ancora documentano la capacità di dilatare i vasi sanguigni, azione molto benefica per ridurre l’
ipertensione.