Si tratta della cosiddetta "Dieta dei gruppi sanguigni", che prevede l'assunzione di determinati alimenti in base al proprio gruppo sanguigno, sulla base dell'idea che i nostri gruppi sanguigni siano lo specchio dell'evoluzione dell'uomo nel corso dei millenni e che, di conseguenza, ogni individuo dovrebbe assumere determinati alimenti piuttosto che altri.
Tutte queste curiose ed affascinanti teorie derivano da un presupposto fondamentale che rappresenta il pilastro della dieta del gruppo sanguigno: secondo D'Adamo, l'ideatore di tale dieta, in alcuni alimenti sono contenute particolari proteine, chiamate lectine, in grado di influenzare in modo diverso i vari gruppi sanguigni (A, B, AB e 0).
Le lectine non vanno confuse con la lecitina, una miscela di fosfolipidi contenuti soprattutto nella soia le cui proprietà emulsionanti aiutano a prevenire l'aterosclerosi e l'ipercolesterolemia.
Ogni persona, in relazione al suo gruppo sanguigno, si dimostra intollerante nei confronti di alcune lectine. Queste proteine, una volta introdotte nell'organismo attraverso gli alimenti, sarebbero infatti in grado di attaccare i globuli rossi, agglutinandoli. Assumere con la dieta queste lectine nemiche, sarebbe come subire una piccola trasfusione da un donatore con gruppo sanguigno differente.
In base ai risultati di alcuni studi indipendenti, pubblicati e riconosciuti, i vari tipi di lectine sono contenute contemporaneamente nella stragrande maggioranza dei cibi e non sarebbero quindi in grado di attaccare selettivamente un solo gruppo sanguigno. Inoltre, l'attività di queste sostanze molto spesso è nulla ed il fatto che possano legarsi alle cellule non significa automaticamente che possano dare agglutinazione.