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Cosa fare in caso di aumento della dilatazione dell'aorta?

Salve,
10 giorni fa, a seguito di pressione al petto, ho fatto un ecocardio, il cardiologo mi ha prescritto un'angiotac da cui è risultata: "dilatazione dell'aorta ascendente subito al di sopra della valvola (4,3) con lieve insufficienza valvolare, con normalizzazione del calibro a livello più distale. Placca aterosclerotica dell'aorta ascendente". La terapia è stata: mezza compressa di Cardicor da 2,5 al mattino e 1 compressa di Simvastatina dopo cena. Ho 56 anni, peso 54 kg, sono alta 1.60, in menopausa da 8 anni, non fumo, non bevo. Faccio scarsa attività fisica, 3 anni fa ho avuto un prediabete curato con una dieta che mi ha normalizzato la glicemia, colesterolo al limite. Ho avuto brevi episodi di tachicardia ed extrasistole curate con Lexotan o En, cura durata pochi mesi. Ho di norma pressione medio/bassa (65-75 min, 100-120 max), ma durante l'anno, a causa di problemi familiari, ho avuto episodi di forti aumenti di pressione (100 min-220 max) durati per circa 2 ore. Per fermare l'aumento della dilatazione dell'aorta, è bene fare lieve attività fisica o è meglio evitare? C'è qualche cura, tipo assumere tisane o pastiglie composte da ippocastano e vite rossa che hanno azioni vasotoniche, angioprotettive e antiedemigene, per far regredire la dilatazione dell'aorta? Se ciò non fosse possibile, l'operazione all'aorta sarà inevitabile prima o poi oppure può succedere che la dilatazione resti ancora per 10-20 anni dilatata a 4,3 per cui basterà curarsi? 

Grazie

Risposta

Salve,
per quanto attiene all'attività fisica, non è controindicata, ma deve essere affrontata con buon senso: attività fisica moderata, scegliendo fra gli esercizi che non comportino significativi e bruschi aumenti della pressione arteriosa (non attrezzistica, non stretching, non tennis), ma un buon allenamento allo sforzo sulla "durata".

La dilatazione dell'aorta non regredisce, al massimo può rimanere stabile per un intervallo di tempo più o meno lungo, fatto in sè sicuramente positivo; per evitare l'aumento del calibro aortico, è importante controllare la pressione, soprattutto gli sbalzi improvvisi, equilibrare la glicemia e i parametri metabolici lipidici; può essere importante sapere se la dilatazione è associata a patologie congenite del vaso o a patologie infiammatorie o a patologie ereditarie sistemiche, come la sindrome di Marfan.

L'aorta discendente è il tratto di aorta toracica immediatamente successivo all'arco; si continua direttamente nell'aorta addominale.

La patologia più frequente dell'aorta è quella aneurismatica: per aneurisma, si intende una dilatazione permanente di un’arteria, con modificazione della normale struttura della sua parete.

Fra le cause più importanti e significative per frequenza troviamo l'aterosclerosi, le alterazioni parietali dei vasi legate al fumo, alle dislipidemie, al diabete e l'ipertensione.

Alcune malattie sistemiche e alcune infezioni (sifilide) si accompagnano ad alterazioni strutturali della parete arteriosa.

L'alterazione strutturale degli strati più interni della parete può portare alla formazione di una dilatazione sacciforme, che con il tempo tende ad espandersi e a divenire aneurismatica.

Superata una certa dimensione, essa tende rapidamente ad aumentare di volume e le pareti si assottigliano progressivamente; conseguenza di ciò è la concreta possibilità di una sua rottura improvvisa con emorragia, massiva e incontrollabile, che può risultare fatale. 

Tale rischio aumenta in maniera statisticamente significativa quando l’aneurisma supera i 5 cm di diametro.

L'aneurisma può essere asintomatico per molto tempo ed essere diagnosticato per caso, in corso di accertamenti diversamente mirati. 

La comparsa, spesso improvvisa, di una sintomatologia dolorosa in un aneurisma anche di dimensioni inferiori ai 5 m, deve far sospettare una sua rapida espansione e la formazione di fessurazioni nella parete in una situazione di rottura incipiente.

È possibile riscontrare, adesi alla parete della dilatazione trombi (coaguli) che il flusso sanguigno può staccare e spingere in avanti sino ad occludere altri vasi più piccoli; ha luogo cioè il fenomeno definito tromboembolismo, possibile causa di complicazioni importanti e potenzialmente molto pericolose, a seconda del distretto vascolare interessato (nel caso più frequente di aneurisma dell'aorta addominale, si tratta dei distretti splancnici e degli arti inferiori).

Nella sua espansione, l’aneurisma può comprimere o erodere strutture adiacenti provocando sia semplici sintomi dolorosi (erosioni delle vertebre) che danni dalle conseguenze anche gravi (lesioni dei bronchi o della trachea, di vasi venosi).

Da quanto detto, l’indicazione all’intervento viene posta quando l’aneurisma supera i 5 cm di diametro, quando ci sono forti sospetti di una sua rottura incipiente, dopo episodi ripetuti di tromboembolie o dimostrazione di compressioni o erosioni in organi vicini. In alcune circostanze, un diametro di 4,5 cm circa è sufficiente a giustificare l’intervento chirurgico. 

Infatti, solo l’eliminare il tratto dilatato e sostituirlo con una protesi artificiale può eliminare i rischi sopra menzionati.

Il consiglio di eseguire l'angioTAC è corretto e utile: permetterà di esaminare con accuratezza dimensioni della dilatazione, calibro del lume interno, presenza di trombi e loro caratteristiche, livello di sofferenza della parete vasale ed eventuale tendenza alla fissurazione.

Non ti preoccupare, ma occupati del problema, controllando la pressione arteriosa, eliminando i fattori di rischio, combattendo l'eventuale dislipidemia e il sovrappeso, effettuando una costante e corretta attività fisica, effettuando periodici e regolari controlli ecografici/radiologici e clinici con un chirurgo vascolare.

Saluti
Risposta a cura di
Dr. Claudio Valerio  Santini Medico Chirurgo
Dr. Claudio Valerio Santini
cardiologo
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