Quando un individuo viene infettato dal virus dell’HIV, quasi sempre, col tempo, svilupperà l’AIDS e infine morirà se il virus non viene curato.
In rarissimi casi però (circa l’1%), alcuni individui sono in grado di controllare efficacemente la replicazione dell’HIV senza ricorrere ai farmaci, al punto che il virus non è osservabile anche per prolungati periodi di tempo. Questi individui sono conosciuti come Elite Controllers (ECS) e sono al centro di numerosi studi, perché potrebbero guidare lo sviluppo verso trattamenti e vaccini e fornire modelli per la cura del virus.
Lo studio
È su queste basi che un gruppo di ricercatori francesi ha deciso di studiare i genomi di due pazienti EC, con la speranza di trovare i fattori che contribuiscono a questo fenomeno. Come descritto nella rivista Clinical Microbiology and Infection, i pazienti sono risultati positivi all’HIV, nonostante questo non emergesse dai comuni test, così come non apparivano le tracce del virus.
Utilizzando tecniche più sofisticate, i ricercatori sono stati in grado di recuperare le sequenze di HIV che erano state integrate (inserite) nei loro genomi; l’integrazione avviene in tutti gli individui infetti da HIV. I medici hanno scoperto che il virus era stato inibito da molti “segnali di stop” dovuti a una serie di mutazioni che ne hanno impedito la replicazione, e che un gruppo di enzimi antivirali ospitanti (chiamato APOBEC), che di solito sono inibiti dal virus, ha dimostrato invece una maggiore attività fin dall’inizio della fase infetta.
Sulla base dei risultati, gli scienziati ipotizzano che questa forma di “cura” sia spiegabile con l’evoluzione spontanea tra il virus e l’ospite, in cui il secondo fa proprio il primo, unendo i rispettivi materiali genetici nel processo che viene definito endogenizzazione.
Una nuova prospettiva di cura
Piuttosto che eliminare l’HIV dal corpo, che è ciò che i trattamenti si sforzano di raggiungere, i ricercatori propongono che una cura HIV potrebbe avvenire attraverso l’endogenizzazione. “Suggeriamo che la persistenza di DNA dell’HIV integrato non è una barriera, ma, al contrario, può essere un prerequisito per curare l’HIV“, hanno detto gli autori.
Serviranno ancora molti test e molti studi per capire se una strada simile sia effettivamente utile per curare il virus, ma lo studio è certamente importante per comprendere la complessa interazione tra il virus e il padrone di casa.