Variante Omicron: è questo il nuovo nome che, nelle utile ore, passa di bocca in bocca, con non poche preoccupazioni e altrettanti interrogativi. Come riconoscere il virus mutato? Cosa fare, se si è entrati in contatto con un positivo e, ancora, sino a quando si è contagiosi?
Cerchiamo di rispondere a quest'ultima domanda, tenendo conto delle informazioni condivise dagli esperti.
Variante Omicron: da quando si è contagiosi?
Difficile rispondere. Ad oggi, parliamo di contagi record non solo in Italia, ma in tutto il mondo. La variante Omicron, dunque, seppur avvolta nel mistero, pare palesare con evidenza un aspetto, la sua altissima trasmissibilità. Parliamo, infatti, di un virus ben 5 volte più contagioso della mutazione Delta.
Il periodo di incubazione? Breve, brevissimo: una volta contagiati, i primi sintomi si manifestano dopo circa 3 giorni, anche se gli esperti ritengono che, in alcuni casi, possano comparire anche dopo un massimo (rarissimo) di due settimane.
Il periodo infettivo, poi, può iniziare già prima della comparsa dei segni dell'infezione. Esiste, però, una più alta probabilità che si sia maggiormente contagiosi durante il periodo sintomatico.
Proprio per questa ragione, è bene che si comunichino i contatti stretti avvenuti nelle 48 ore precedenti il tampone positivo.
E per quanto tempo si è contagiosi?
Le prime stime affermano che il periodo infettivo duri dagli 8 ai 10 giorni, nei pazienti con sintomi lievi, e anche due settimane nei casi più gravi.
E per i vaccinati? Nei pazienti con doppia o terza dose, i sintomi durano meno e si suppone che la contagiosità sia pure maggiormente limitata. Ma si tratta, lo ricordiamo, di dati preliminari.
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Come si contrae la variante Omicron?
Se si è in presenza di una persona positiva al Sars-CoV-2, il contagio può avvenire tramite:
- starnuti o tosse (dunque, attraverso le goccioline di saliva);
- le goccioline infette su oggetti e superfici che si toccano.
Dunque, la via di trasmissione è sempre la stessa, solo che il virus mutato è ancora più contagioso.
Il rischio aumenta negli ambienti chiusi?
Sì, ahimè. Negli ambienti chiusi, infatti, le goccioline contaminate restano sospese nell'aria più a lungo e la trasmissione può avvenire per inalazione o per contatto.
Di conseguenza, la raccomandazione è di mantenere un'adeguata ventilazione dei locali e limitare gli incontri. Il nuovo volto della pandemia non è ancora ben visibile; conosciamo, però, meglio il virus e le sue conseguenze. L'allerta è sempre massima, soprattutto in questi giorni di festa, così tanto difficili per tutti.