In collaborazione con l'Ufficio Stampa del Consiglio Nazionale delle Ricerche.
Intervista al prof. Giovanni Maga, Direttore dell'Istituto di Genetica Molecolare del CNR di Pavia.
In questi giorni, la notizia della nuova variante Omicron e della sua potenziale pericolosità predomina su tutte le altre. Parallelamente, la corsa ai vaccini e alle terze dosi si fa sempre più forte, per cercare di creare uno scudo quanto più ampio possibile per la popolazione italiana e quella mondiale.
Abbiamo cercato di capirne di più, rivolgendo alcune domande al prof. Giovanni Maga, direttore del Laboratorio di Virologia Molecolare presso l’Istituto di Genetica Molecolare del CNR.
Variante Omicron: quali sono le caratteristiche?
Questa variante è stata segnalata in Sudafrica il 24 novembre. Il primo caso confermato retrospettivamente risale al 9 novembre, sempre in Sudafrica. Analisi retrospettive hanno rivelato la presenza del virus in campioni provenienti da pazienti olandesi risalenti al 19 e 23 Novembre, suggerendo che il virus al momento della sua identificazione fosse già uscito dall’Africa.
Ad oggi, sono state identificate alcune decine di casi in diverse nazioni. La caratteristica che la contraddistingue è la presenza di molte mutazioni (32) a livello della proteina Spike, cui se ne aggiungono altre in altre regioni del genoma, per un totale di circa 50 finora identificate.
Perché è stata definita "preoccupante"?
Molte delle mutazioni presenti nella proteina Spike non sono mai state osservate in altre varianti, per cui è molto difficile prevedere quali effetti potrebbero avere sulla contagiosità e sulla capacità degli anticorpi di legarsi alla proteina Spike, bloccando il virus.
Tuttavia, questa variante presenta anche mutazioni già note in altre varianti per essere associate ad una elevata trasmissibilità e parziale resistenza alla risposta immunitaria. Considerato che la variante Omicron sta avendo rapida diffusione in Sudafrica, è verosimile che sia altamente contagiosa. D’altra parte, finora i casi rilevati non hanno mostrato sintomi gravi, portando all’ipotesi che proprio in virtù del gran numero di mutazioni, questo ceppo virale possa essere da un lato molto contagioso, ma dall’altro risultare attenuato nella sua capacità di indurre sintomi severi.
Però, in assenza di dati sperimentali, l’OMS ha classificato la variante Omicron come VOC per le sue potenziali caratteristiche di elevata contagiosità e resistenza immunitaria.
Cosa è necessario sapere, per avere una idea della pericolosità di questa variante?
Si dovranno effettuare esperimenti, per verificare innanzitutto se gli anticorpi e le cellule T presenti nelle persone guarite da Covid-19 o vaccinate sono in grado di neutralizzare anche questa variante.
Inoltre, sarà necessario tenere sotto stretta osservazione i pazienti infetti per verificare l’eventuale aggravarsi della malattia e anche per ottenere un quadro preciso dei sintomi legati all’infezione. Infine, è fondamentale un tracciamento capillare per identificare nuovi casi e quindi valutare la contagiosità del virus.
Saranno necessarie alcune settimane per poter avere le prime indicazioni certe. Al momento, i casi numericamente sono pochissimi nel mondo, poco più di 100 di cui 77 in Sudafrica, per cui non c’è alcuna giustificazione a un eccessivo allarmismo o ancor peggio panico.
Sappiamo che circola, la stiamo studiando, la stiamo contenendo. L’importante è mantenere massima la vigilanza.
In quali casi il vaccino potrebbe non essere pienamente efficace?
Molte delle mutazioni presenti sulla proteina Spike sono concentrate sulle porzioni che vengono riconosciute dagli anticorpi e quindi potrebbero ridurre l’efficacia dei vaccini.
Tuttavia, questa è al momento solo una ipotesi che dovrà essere valutata sperimentalmente. Inoltre, la risposta antivirale delle cellule linfocitarie T è altrettanto importante di quella dovuta agli anticorpi e al momento non è chiaro se anche questa risposta possa essere indebolita dalle mutazioni del virus.
Quello che è certo è che i vaccini attuali offrono protezione contro tutte le varianti comparse finora e, certamente, daranno una protezione anche contro questa, sebbene ipoteticamente potrebbe essere meno robusta.
Per questo, il completamento del ciclo vaccinale, anche con la terza dose laddove prevista, è ancora più importante perché comunque innalza lo scudo immunitario contro il virus, costituendo una barriera anche contro la variante Omicron.
Qui una video-intervista del CNR al prof. Giovanni Maga.