Il 14 agosto, l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha dichiarato lo stato di emergenza di salute pubblica internazionale per il Vaiolo delle scimmie.
Il Ministero della Salute italiano, di contro, ha comunicato alcune indicazioni guida da seguire per contrastare l’avanzamento del virus generato dal monkeypox virus.
Vediamo la situazione nel nostro paese nel dettaglio e il contenuto della circolare del Ministero.
Le linee guida del Ministero
Dopo lo stato d’emergenza sanitaria internazionale (PHEIC) istituito dall’Oms, il Ministero della Salute italiano ha emesso una circolare contenente raccomandazioni e dati aggiornati sulla situazione.
Nel documento, firmato dal Direttore Generale Francesco Vaia e da Maria Rosaria Campitiello, capo del Dipartimento della prevenzione, ricerca e emergenze sanitarie, viene sconsigliata la partecipazione a eventi con assembramenti nei Paesi in cui sono stati confermati focolai del virus Mpox clade I – ovvero Repubblica Democratica del Congo, Burundi, Kenya, Rwanda e Uganda (ma la situazione è in continua evoluzione, con i primi casi registrati in Svezia, Spagna e Messico).
Viene anche sottolineata l'importanza della sensibilizzazione dei viaggiatori diretti in Paesi con focolai confermati in merito al rischio di contrarre la malattia: vanno fornite informazioni adeguate per proteggere sé stessi e gli altri prima, durante e dopo il viaggio.
Ad oggi, in Italia, esiste il vaccino MVA-BN per contrastare Mpox: si tratta del siero Imvanex, somministrato per via sottocutanea e reso disponibile dal Ministero della Salute alle Regioni e Province autonome.
Il documento raccomanda, inoltre, di sensibilizzare medici e operatori sanitari sui potenziali casi di Mpox associati ai viaggi collegati al clade I del virus MPXV, considerando la possibilità di diverse presentazioni cliniche, modalità di trasmissione sessuale e non sessuale, e la diversità dei gruppi colpiti rispetto all'epidemia precedente del clade II.
Infine, si raccomanda anche il potenziamento delle misure di protezione per gli operatori sanitari e i caregiver.
Vaiolo delle scimmie: cosa sta succedendo in Italia
In Italia sono stati confermati 1.056 casi di Mpox, conosciuto anche come vaiolo delle scimmie, con 262 di questi casi legati a viaggi internazionali.
Si contano 9 nuovi casi (3 risalenti al 2023 e 6 tra gennaio e marzo 2024); l'età media delle persone contagiate è di 37 anni, con una prevalenza maschile di 1.040 uomini rispetto a 16 donne.
Per quanto riguarda la distribuzione dei casi su base regionale, si segnalano contagi in Abruzzo (5); Campania (48); Emilia Romagna (97); Friuli Venezia Giulia (20); Lazio (169); Liguria (31); Lombardia (441); Marche (10); Piemonte (41); Puglia (21); Sardegna (6); Sicilia (17); Toscana (67); Bolzano (2); Trento (3); Umbria (1); e Veneto (77).
Ad oggi, il Ministero della Salute riferisce che non sono stati segnalati casi del Clade I, la variante più pericolosa del virus Mpox – originaria della Repubblica Democratica del Congo, nota per la sua rapida capacità di evolversi, con un tasso di mortalità stimato intorno al 10%.
Questo sottotipo è stato endemico nell'Africa Centrale per decenni e solo di recente è emerso al di fuori dell'Africa; il Clade II, invece, originario dell'Africa occidentale, è meno aggressivo, con un tasso di mortalità inferiore all'1%, ed è il più diffuso fuori dall'Africa.
Cos’è il Vaiolo delle scimmie
Il Monkeypox è un virus infettivo simile a quello del vaiolo, ma meno grave, che si trasmette per contatto diretto con lesioni della pelle e delle mucose o attraverso fluidi corporei (durante il sesso, mentre si parla a stretto contatto o toccando oggetti contaminati).
I sintomi possono comprendere:
- febbre;
- linfonodi ingrossati;
- infiammazione e dolore a livello rettale;
- comparsa di eruzioni con vescicole in qualsiasi parte del corpo (soprattutto nella zona ano-genitale).
Matteo Bossetti, direttore del reparto Malattie infettive dell’Ospedale San Martino di Genova, commenta: "Il nuovo ceppo virale Clade1 è diverso rispetto al precedente, più aggressivo e virulento. Si parla di circa 15 mila casi nel continente africano dall’inizio dell’anno e 461 i decessi; sta mostrando di essere capace di varcare i confini dei paesi dove è stato descritto maggiormente e insediarsi in aree in cui fino a oggi non era presente".