Vaccino antipolio (Sabin e Salk): effetti collaterali, benefici e richiami

Roberta Nazaro

Ultimo aggiornamento – 19 Settembre, 2019

Vaccino antipolio: gli effetti collaterali

In Italia, la poliomielite è una malattia appartenente al passato, che potremmo definire debellata grazie al vaccino antipolio; è dal 1989, infatti, che non vengono segnalati casi di questa infezione nel nostro Paese mentre, al contrario, pare sia ancora diffusa in Afghanistan, Pakistan e Nigeria.

La totale scomparsa della malattia è dovuta interamente all’impiego del vaccino antipolio in uso in Italia. Nel 1957, i casi di poliomielite paralitica registrati sono stati ben seimila. La regressione è avvenuta proprio con l’avvento delle vaccinazioni. Nella decade compresa tra il 1969 e il 1979 furono segnalati solo 211 casi.

Ma in che cosa consiste la poliomielite? Ecco una descrizione approfondita di sintomi, cause e terapie di questa infezione.

Poliomielite: contagio e diagnosi del virus

L’infezione della poliomielite può essere causata da tre tipi di virus differenti, che si trasmettono prevalentemente attraverso l’apparato digerente.

Quando un soggetto non immunizzato dal vaccino antipolio entra in contatto con il virus può andare incontro a due diverse possibilità. La più comune è la cosiddetta infezione inapparente, frequente nel 95% dei casi e che causa l’immunizzazione del soggetto in modo completamente asintomatico. La seconda possibilità è quella più problematica, ossia l’insorgenza della polio paralitica, che colpisce un bambino su mille contagiati e provoca una grave paralisi di uno o più gruppi muscolari.

La poliomielite può avere un tempo di incubazione molto lungo: dai 4 ai 35 giorni, ma il lasso di tempo più comune è di 7-14 giorni.

L’infezione della poliomielite può essere di tre tipi:

  1. poliomielite abortiva, caratterizzata da una febbre di 2-3 giorni, che tuttavia non intacca il sistema nervoso centrale;
  2. meningite asettica, contraddistinta da una lieve paresi temporanea, seguita da una guarigione rapida e totale in pochi giorni;
  3. poliomielite paralitica, nota per essere la forma più grave dell’infezione e, spesso, preceduta da un periodo di febbre, stanchezza, emicrania, vomito, costipazione, diarrea, dolori muscolari. Questa forma è considerata più grave, perché prevede una recessione dei sintomi per alcuni giorni, seguita da una ricomparsa della febbre, che va a intaccare il sistema nervoso centrale.

In caso di contagio, la cura per la poliomielite mira sostanzialmente a controllare i sintomi durante il corso dell’infezione. Nei casi più gravi, infatti, viene impiegata la respirazione meccanica per evitare il soffocamento del paziente. Non esistono farmaci specifici per la cura della poliomielite, tuttavia la terapia prevede la somministrazione di antibiotici, antidolorifici e procinetici.

Inoltre, il paziente affetto da una forma grave di poliomielite dovrebbe rimanere a letto per tutto il decorso della malattia, preferibilmente utilizzando un materasso apposito per alleggerire i dolori a schiena e collo. Sono, infine, consigliati gli impacchi caldi per alleviare gli spasmi muscolari.

Il vaccino antipolio è obbligatorio?

Il vaccino antipolio per i bambini è obbligatorio in Italia dal 4 febbraio 1967. Tale vaccinazione viene inserita tra le vaccinazioni obbligatorie per i neonati, insieme a quelle contro difterite, epatite b e tetano.

Vaccino antipolio Sabin e Salk

Il vaccino antipolio può essere di due tipi:

  • IPV, che si somministra per via intramuscolare, preparato da Salk nel 1954 con virus inattivato;
  • OPV, somministrato per via orale e ideato da Sabin nel 1957, contenente virus vivi, ma resi inoffensivi per non provocare la malattia nel soggetto. Questo tipo di vaccino è stato introdotto nel nostro Paese nel 1964.

Vaccino antipolio: richiamo

Come è stato descritto in precedenza, il vaccino antipolio è obbligatorio nei neonati e viene somministrato con il cosiddetto vaccino esavalente, che oltre a difendere l’organismo dalla poliomielite, previene anche da difterite, tetano, epatite b, pertosse e infezioni invasive da HIB.

Il ciclo di base consta di tre dosi di vaccino, da eseguire nei primi 12 mesi di vita del neonato, seguite da un richiamo tra il quinto e il sesto anno del bambino.

Vaccino poliomielite: effetti collaterali

È bene specificare che la maggior parte dei vaccinati non presenta effetti collaterali, oppure, in caso di insorgenza di effetti collaterali sono molto blandi. I sintomi principali sono:

  • Irritabilità
  • Inappetenza
  • Diarrea
  • Reazioni nel punto dell’iniezione, come rossore, gonfiore, dolore della durata di qualche giorno e febbre

In generale, i vaccini sono medicinali e, in quanto tali, possono provocare reazioni allergiche ai componenti nell’organismo. Questa evenienza è tuttavia molto rara.

Esistono delle controindicazioni per il vaccino antipoliomielite?

Dal 1999, il Ministero della Sanità ha stabilito un nuovo calendario vaccinale che prevede l’impiego delle prime due dosi di vaccino a virus ucciso (quindi il tipo Salk) e le seconde due a virus vivo (tipo Sabin). Questo calendario misto evita l’insorgenza di poliomielite iatrogena, ossia la possibilità di paralisi associata al vaccino.

Una controindicazione dovuta al vaccino Sabin, con il virus di tipo vivo, consiste nella possibilità di contagio dei componenti familiari non vaccinati, perché il virus che viene espulso tramite le feci resta vivo fino a quattro settimane dopo la vaccinazione.

In Italia, questo caso non si presenta da circa 15 anni.

Roberta Nazaro
Scritto da Roberta Nazaro

Sono insegnante di inglese e traduttrice, con laurea triennale in Scienza e Tecnica della Mediazione Linguistica e specialistica in Dinamiche Interculturali della Mediazione Linguistica presso l'Università del Salento. L'interesse per l'ambito medico mi ha portata al conseguimento del Master in Traduzione Specialistica in Medicina e Farmacologia conseguito presso il CTI di Milano.

a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
Le informazioni proposte in questo sito non sono un consulto medico. In nessun caso, queste informazioni sostituiscono un consulto, una visita o una diagnosi formulata dal medico. Non si devono considerare le informazioni disponibili come suggerimenti per la formulazione di una diagnosi, la determinazione di un trattamento o l’assunzione o sospensione di un farmaco senza prima consultare un medico di medicina generale o uno specialista.
Roberta Nazaro
Roberta Nazaro
in Salute

346 articoli pubblicati

a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
Contenuti correlati