Il tumore alla vagina fa parte di un gruppo di neoplasie molto rare, che si manifestano in tarda età.
Spesso, infatti, il tumore alla vagina risulta essere una estensione di altri tumori maligni della cervice uterina e della vulva.
Cerchiamo, quindi, di scoprirne di più.
Tipi di tumore alla vagina
La vagina è detta anche canale del parto e unisce la vulva e la cervice uterina.
La parete interna della vagina è rivestita da un epitelio squamoso che comprende:
- tessuto connettivo;
- linfonodi;
- muscoli;
- vasi sanguigni.
Tutte le cellule che compongono la vagina possono dare origine a un tumore, anche se quelli più rari riguardano il clitoride, mentre quelli alle grandi e piccole labbra sono i più comuni.
Di seguito, vediamo alcuni tipi di tumore alla vagina.
Adenocarcinoma
L’adenocarcinoma sopraggiunge quando il tumore nasce da una cellula ghiandolare (in questo caso, parliamo di 15 casi su 100).
L'adenocarcinoma vaginale a cellule chiare colpisce giovani donne sottoposte al dietilstilbestrolo (un estrogeno di origine sintetica che si utilizzava per prevenire l’aborto) prima della nascita.
Sarcoma
Il sarcoma, che rappresenta il quattro per cento dei tumori vaginali, deriva da lesioni alle cellule di muscoli e tessuto connettivo.
Carcinoma squamoso
Il tumore alla vagina più comune è, senza dubbio, il carcinoma vulvare squamoso (riscontrabile in sette tumori vaginali su 10).
Questo tumore vaginale è più comune nella zona vicina alla cervice uterina e nasce da una lesione precancerosa che può trasformarsi in tumore anche dopo parecchi anni.
Melanoma
Meno comune, ma comunque possibile, è anche il melanoma vulvare (riscontrabile nel nove per cento dei tumori vaginali), che trae origine dalle cellule che producono i pigmenti che colorano la pelle.
Metastasi nate da altri tumori
Molti tumori vaginali possono anche nascere da metastasi che hanno origine in altri organi, come:
- la cervice uterina;
- la vescica;
- il retto.
Queste neoplasie sono meno frequenti del carcinoma a cellule squamose e la loro aggressività e la complessità obbligano il paziente ad affidarsi a centri specifici.
In definitiva, la maggior parte tumori vaginali è rappresentata dai carcinomi a cellule squamose, mentre i restanti comprendono l'adenocarcinoma a cellule chiare (nelle donne giovani), gli adenocarcinomi primari e secondari, il carcinoma a cellule squamose secondario (nelle donne anziane) e il melanoma.
Il sarcoma vaginale più diffuso è il sarcoma botrioide (rabdomiosarcoma embrionale), che vede il picco di incidenza all'età di 3 anni.
Come si manifesta il tumore alla vagina? I sintomi
Il tumore alla vagina può apparire totalmente asintomatico nelle prime fasi o essere accompagnato a sintomi generici, riconoscibili anche ad altre patologie.
La maggior parte delle donne con tumore alla vagina mostra sintomi come:
- perdite vaginali anomale;
- dolore durante i rapporti;
- fastidio quando si urina;
- sanguinamento (spesso dopo un rapporto sessuale);
- dolore pelvico continuo;
- costipazione;
- fistole vescicovaginali o rettovaginali (presenti solo in uno stadio avanzato della disturbo).
Come detto, siccome questi sintomi sono spesso fraintendibili e generici, nel caso è buona cosa rivolgersi al proprio medico o ad un ginecologo.
Cura per il tumore alla vagina
Per curare un tumore alla vagina possiamo ricorrere a diversi trattamenti:
Per i tumori al primo stadio nel terzo superiore della vagina, possiamo intervenire con:
- isterectomia radicale;
- vaginectomia superiore;
- dissezione linfonodale;
- radioterapia.
Per tutti gli altri tipi di tumori vaginali primitivi, si può ricorrere a:
- terapia radiante;
- radioterapia esterna;
- branchiterapia.
Se la radioterapia è controindicata per via di fistole vescicovaginali o rettovaginali, viene eseguito uno svuotamento.
Inoltre, negli stadi iniziali, è possibile ricorrere alla chirurgia resettiva radicale, che prevede l’asportazione completa della lesione con margini liberi da tumore all’esame istologico (almeno 1 cm).
Per i tumori con dimensioni superiori ai 2 cm, è indicata anche la dissezione linfonodale inguinale mono o bilaterale.
In alcuni casi, dopo l’intervento, ci si può sottoporre a radioterapia e chemioterapia post-operatoria, se si hanno fattori di rischio quali:
- interessamento degli spazi linfovascolari;
- resezione dei margini minore di 8 mm;
- profondità di invasione;
- positività linfonodale.
Anche la biopsia del linfonodo sentinella più aiutare nel ridurre possibili complicanze chirurgiche.
Aspettative di vita
L’aspettativa di vita per il tumore alla vagina è legata a quanto avanzato è lo stadio del tumore stesso.
Cinque anni dopo la diagnosi, se rilevato precocemente, circa tre donne su quattro non presentano alcun segno di tumore alla vagina.
La percentuale delle donne sopravvissute al tumore alla vagina dipende dallo stadio tumore:
- se riconosciuto al primo stadio, è oltre il 90%;
- se riconosciuto al secondo stadio, è dell’ 80%;
- se riconosciuto al terzo stadio è tra il 50 e 60%;
- se riconosciuto al quarto stadio, è circa al 15%.
I melanomi creano metastasi più facilmente rispetto ai carcinomi a cellule squamose.