Intervista al dr. Gabriele Bertoni , chirurgo vascolare.
Trombosi: in questo periodo se ne parla moltissimo, sia in relazione alle complicazioni del Covid-19, sia anche a proposito di alcuni vaccini anti-Covid. Ma cosa vuol dire trombosi, da cosa dipende e cosa fare per gestirla?
Lo abbiamo chiesto al dr. Gabriele Bertoni, chirurgo vascolare che collabora con il nostro portale.
Partiamo dalla definizione: cosa è una trombosi?
La trombosi fa riferimento alla formazione di un trombo o di un coagulo all’interno di un vaso sanguigno che si verifica nel momento in cui la circolazione non è più in grado di progredire e, quindi, si arresta.
La trombosi va, però, vista nelle sue varie declinazioni. In questo momento storico particolare, ci stiamo preoccupando molto di trombosi venosa e, in particolare, di trombosi venosa profonda e non superficiale.
La circolazione è, infatti, composta da due distretti:
- quello arterioso (che parte dal cuore e va verso le zone periferiche);
- quello venoso (che dalla periferia torna verso il cuore).
La circolazione venosa è poi divisa in due parti, quella superficiale e quella profonda. La circolazione venosa profonda risulta più importante: i vasi sono più grossi, scorrono all’interno dei muscoli e costituiscono “l’autostrada” principale attraverso cui il sangue torna verso il cuore.
La circolazione venosa superficiale, invece, serve a drenare il sangue dai tessuti periferici verso il sistema profondo. L’ostruzione della circolazione venosa profonda può far correre il rischio di sviluppare un embolia polmonare. Non si verifica sempre, per fortuna! Anzi, è anche raro che accada. Quando però capita, può essere molto grave.
La trombosi venosa superficiale, invece, è comunemente detta flebite o tromboflebite, non è grave né pericolosa, tranne in casi rarissimi. Richiede un trattamento il più delle volte antinfiammatorio topico, e si risolve spontaneamente nel giro di una decina di giorni, a meno che la causa che l’ha provocata non rimanga ancora attiva.
Con quali sintomi si presenta una trombosi?
Va detto che la trombosi venosa profonda, per fortuna o per sfortuna (a seconda di come lo si vuole vedere), per circa il 50% delle evenienze decorre in modo asintomatico, cioè senza che il paziente se ne accorga.
Questo succede per due motivi: primo, la trombosi venosa può avvenire in una regione del corpo molto periferica, per cui il segmento a monte interessato è minimo e la circolazione venosa trova altre strade per raggiungere appunto il suo sfogo, senza passare per il vaso ostruito.
Nel restante 50% sintomatico, invece, i sintomi possono tipicamente includere: gonfiore, dolore, tensione della cute e cambiamenti del colore della stessa (arrossamento o presenza di colorazione cianotica e bluastra, a seconda della collocazione e del grado di interessamento).
Arriviamo quindi alle cause di trombosi: quali sono?
A metà Ottocento, un medico tedesco di nome Rudolf Virchow identificò una triade di tre fattori cardine perché si verifichi una trombosi. Essi sono:
- una lesione della parete del vaso, ossia un danneggiamento al rivestimento interno dei vasi;
- un rallentamento o la stasi del sangue;
- la presenza di patologie della coagulazione.
Tendenzialmente, le trombosi venose si verificano per disturbi della coagulazione, per rallentamento del flusso e più raramente per lesioni della parete venosa, mentre invece la trombosi arteriosa ha luogo soprattutto per lesioni della parete del vaso che non per rallentamento o per patologie della coagulazione, ma solo perché il flusso è più veloce e, dunque, il movimento dei microtrombi che si formano all’interno del vaso risulta più veloce.
Per quanto riguarda i soggetti a rischio della trombosi venosa profonda, ricordiamo: anziani, cardiopatici, soggetti obesi, forti fumatori, donne in gravidanza o che fanno uso di estroprogestinico e, più raramente, chi ha una predisposizione per le vene varicose.
Anziani, cardiopatici e obesi si muovono poco e, quindi, vanno incontro a un rallentamento del flusso ematico venoso, mentre i fumatori, tipicamente, hanno spesso un’infiammazione che danneggia i vasi.
Per quanto riguarda i pazienti con vene varicose, sicuramente ci troviamo in presenza di un rallentamento sanguigno, ma si tratta di vasi superficiali e non profondi, quindi la trombosi che si verifica nella vena varicosa assume l’aspetto e la diagnosi clinica di flebite, non di trombosi venosa profonda.
Poi è vero che chi ha le varici presenta un rischio lievemente aumentato di trombosi venosa profonda ma, con un corretto stile di vita e nonostante le varici (ossia mantenendosi attivi e indossando le calze elastiche), il rischio di trombosi venosa profonda torna al livello della popolazione generale.
Nel caso della gravidanza, sicuramente si può verificare una stasi del sangue e una compressione a livello delle pelvi e del bacino da parte dell’utero gravido, anche se questa evenienza è piuttosto rara. Per finire, l’assunzione dell’estroprogestinico altera i fattori della coagulazione, ma per sua natura.
Ognuna di queste casistiche si può allora leggere attraverso la triade individuata da Virchow.
A proposito del legame tra Covid e trombosi: cosa dicono gli ultimi studi a riguardo?
Gli ultimi aggiornamenti farebbero pensare (uso il condizionale perché è un argomento oggetto di pubblicazione continua) che nei soggetti particolarmente predisposti dal punto di vista genetico e immunitario, l’infiammazione da Covid-19 sia in grado di alterare la parete interna di alcuni vasi. Perciò, rispondendo sempre alla triade di Virchow, un rallentamento del flusso del sangue a livello venoso, unito a una lesione della parete del vaso, può causare in alcuni casi selezionatissimi la trombosi del vaso stesso da Covid-19.
Questo sembrerebbe, ad oggi, uno dei meccanismi eziologici per cui si rischiano questi problemi.
La trombosi, però, è di per sé un evento raro; non rarissimo, ma raro e pari allo 0,15% dei casi. I fattori di rischio principali non sono i farmaci, né i vaccini, perché la trombosi da vaccino si verifica in meno dello 0,001% dei casi, un numero bassissimo. Il rischio di trombosi da Covid-19 è invece molto più alto e intorno al 16%!
Vuoi sapere quali farmaci possono causare la formazione di trombi o come prevenire e curare la trombosi? Leggi qui la seconda parte dell'intervista.