È una nuova tecnica utilizzata per la prima volta, in Italia, ttll’ospedale di Torino.
La prima persona a usufruire di questa nuova tecnologia è stato un uomo di 60 anni. È il primo caso in Italia ed è successo a Torino, al reparto di Cardiologia dell’Ospedale Mauriziano. La tecnica non è proprio una novità in ambito medico, in quanto era già in uso abitualmente all’estero e si chiama Topera.
La sua particolarità è quella di riuscire a redigere una mappa dettagliatissima dei segnali elettrici emessi dall’attività cardiaca. In particolare, i rotori, che sostengono l’aritmia, vengono individuati precisamente, anche nei punti più nascosti. In questo modo, il paziente ha potuto giovare della tecnica, vedendo interrompersi l’aritmia immediatamente senza provocare aggravamenti irreparabili.
Cosa sono le aritmie?
Il termine “aritmia” si riferisce a qualsiasi cambiamento dalla normale sequenza degli impulsi elettrici del cuore. Gli impulsi elettrici possono presentarsi troppo veloci, troppo lenti o in modo irregolare, causando un battito cardiaco irregolare e anomalo. Quando il cuore non batte correttamente, non riesce a pompare il sangue in modo efficace e i polmoni, il cervello e tutti gli altri organi non possono funzionare in modo appropriato, riportando dei danni.
Il cuore normale è una forte pompa muscolare, un po’ più grande di un pugno. Pompa il sangue in continuazione attraverso il sistema circolatorio.
Ogni giorno il cuore batte in media (si espande e si contrae) 100.000 volte e pompa circa 2.000 litri di sangue attraverso il corpo.
In una vita di 70 anni, un cuore umano batte in media più di 2,5 miliardi di volte.
Il battito cardiaco (contrazione) inizia quando un impulso elettrico parte dal nodo senoatriale e si muove attraverso di esso. Il nodo è a volte indicato come “pacemaker naturale” del cuore, perché avvia impulsi per il battito cardiaco.
La sequenza elettrica normale inizia nell’atrio destro e si diffonde in tutti gli altri atri fino al nodo atrio-ventricolare. Dal qui, gli impulsi elettrici viaggiano lungo un gruppo di fibre specializzate.
Le tecniche utilizzate finora per combattere le aritmie
Attualmente, per trattare questa patologia che è una delle più diffuse in Italia, bisogna far ricorso all’ablazione transcatetere. Tecnica che non sempre porta ai risultati sperati, in quanto il più delle volte i pazienti di cui ne beneficiavano soffrivano di aritmie da molti anni e, nel frattempo, avevano sviluppato altre gravi patologie cardiache.
Col tempo, il paziente trattato successivamente con la nuova tecnica, sentiva di peggiorare ulteriormente e, nonostante la terapia farmacologica e l’ablazione a cui era stato sottoposto, i suoi impulsi cardiaci si presentavano sempre più deboli. Grazie a questo intervento, si è visto ripristinare le funzioni cardiache di un tempo, senza dover ricorrere ad altri interventi chirurgici più invasivi e forse meno efficaci.