Cosa fare in caso di soffocamento: la parola allo specialista

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Ultimo aggiornamento – 14 Aprile, 2020

Dr. Carlo Iadevaia: Medico Chirurgo, specialista in Malattie Dell’Apparato Respiratorio, Allergologia Respiratoria, Disturbi del Sonno. Istruttore Nazionale Salvamento Academy BLS-D /PBLSD e Manovre di Disostruzione vie Aeree. Docente accreditato dalla Regione Campania.


Negli ultimi anni si è assistito, anche per i molteplici fatti di cronaca amplificati dai media, a un crescente interesse per le tecniche di base di primo soccorso pediatrico. In particolare, un campo che ha avuto molto seguito è quello della diffusione delle manovre antisoffocamento.

I dati più recenti del Istituto Superiore di Sanità hanno stimato che sono circa 25 i soggetti in età pediatrica (0-14 anni) che muoiono ogni anno per ostruzione delle vie aeree da corpo estraneo. Il numero non è certamente impressionante, ma sufficiente a giustificare l’attenzione e la diffusione in massa di semplici manovre di primo soccorso pediatrico.

Dimensioni del problema

Il soffocamento avviene quando un oggetto o il cibo stesso, specie se tagliato in maniera non corretta, ostruisce le vie aeree impedendo una normale respirazione. Gli oggetti che più frequentemente sono coinvolti nell’ostruzione delle vie aeree sono: piccoli giocattoli, dadi, bottoni, monete, residui di palloncini di gomma, mentre gli alimenti più pericolosi sono quelli che, tagliati male, assumo la forma delle prime vie aeree, come le carote, i würstel, le olive, il prosciutto o le caramelle. Particolarmente pericolosi sono anche la mozzarella o il cornicione gommoso della pizza.

I bambini di età inferiore a 3 anni sono quelli a maggior rischio, proprio perché utilizzano la bocca per esplorare il mondo intorno a loro. Sebbene l’ostruzione delle vie aeree sia possibile a qualunque età, rimane poco frequente sotto i 4 mesi di vita, per l’incapacità del lattante di portarsi oggetti alla bocca.

Come riconoscere il soffocamento?

Innanzitutto, dobbiamo chiarire una concetto tutt’altro che secondario, altrimenti non saremo in grado di capire se e come intervenire.

Distinguiamo una ‘’ostruzione parziale delle vie aeree’’ da una ‘’ostruzione totale’.’

Nel primo caso, il bambino/lattante riesce ancora a tossire e respirare sebbene rumorosamente, può ancora parlare e chiedere aiuto. Nel secondo caso, più drammatico, il piccolo non riesce a tossire, respirare, cambia rapidamente colore al volto, che assume un colore cianotico, bluastro e, soprattutto, mette la mani intorno al collo, il classico segno universale di soffocamento.

In ogni caso, se il bambino o lattante presenta problemi respiratori è prioritario avvertire il sistema medico di emergenza.

Cosa fare in questi casi

Il primo pensiero che dobbiamo fare leggendo quest’articolo è ‘’prevenzione’’, ovvero prodigarci per la ‘‘sicurezza a tavola’’ e la ‘’sicurezza in casa’’, ovvero fare in modo di eliminare le possibili cause di soffocamento. È, quindi, importante non far mangiare i bimbi da soli, non mettere troppo cibo in bocca, non farli mangiare o bere su veicoli o giochi in movimento.

Nel caso di avvenuta ostruzione delle vie aeree, dobbiamo innanzitutto riconoscere se questa è parziale o totale. Nel primo caso, abbiamo un meraviglioso meccanismo di protezione che è la tosse e, quindi, l’unica cosa da fare e incoraggiare il bambino o il lattante a tossire sfruttando questo meccanismo di ‘’autodisostruzione’’ che è insito dentro di noi.

Nel caso di ostruzione totale, abbiamo invece la possibilità di praticare delle semplici manovre che hanno una efficacia di più del 90% e possono evitare l’arresto respiratorio. Queste manovre sono da praticare solo su bambino/lattante cosciente.

Dobbiamo differenziare le manovre che possono essere praticate nel ‘’lattante’’, considerato tale fino al primo anno di età, da quelle praticabili nel bambino considerato tale da 12 mesi fino alla pubertà.

Se l’ostruzione totale delle vie aeree si è verificata in un lattante, è importante sapere che NON dobbiamo mettere il piccolo a testa in giù e colpirlo con la mano dietro le scapole tentando di far uscire il corpo estraneo. Questa manovra, infatti, oltre che quasi sempre inefficace può creare molti problemi al piccolo.

La manovra efficace è questa: per prima cosa si afferra il lattantino per la mandibola, avendo cura di non stringere la gola con le mani. Successivamente, lo si porta sul nostro avambraccio a faccia in giù appoggiato sulla nostra gamba e si praticano cinque colpi con il palmo della mano tra le scapole del piccolo. Se il corpo estraneo non esce si gira il piccolo portandolo sull’altra gamba e mentre una mano gli sostiene il capo con l’altra si effettuano 5 colpi sullo sterno con due dita. Si alternano le due manovre fino alla disostruzione.

Nel caso di ostruzione totale nel bambino, invece, quello che non dobbiamo fare e utilizzare le nostre dita per cercare di eliminare un corpo estraneo dalle vie aeree. In questo caso, la manovra sbagliata potrebbe addirittura spingere il corpo estraneo più in basso, rendendo poi difficoltosa la manovra corretta.

Se il bambino è cosciente pratichiamo la ‘’manovra di Heimlich’’, manovra eseguibile in maniera identica anche nell’adulto. In pratica, ci posizioniamo dietro di lui, in piedi o in ginocchio a seconda della sua altezza, e successivamente appoggiamo una mano a pugno con il pollice all’interno, poco sopra l’ombelico, e sotto lo sterno, mentre con l’altra mano afferriamo il pugno e effettuiamo delle decise compressioni dal basso verso l’alto sulla pancia del bambino fino a che l’ostruzione non si risolve e il corpo estraneo è espulso dalla bocca.

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Cosa fare dopo la manovra? Come trattare il bambino?

Come già detto la manovra, se effettuata correttamente e in tempo ha una efficacia altissima. Ottenuta la disostruzione delle vie aeree è comunque sempre consigliabile effettuare un controllo medico del piccolo.

Nel caso la manovra non sia efficace e il piccolo diventi incosciente, bisogna allertare il sistema medico dell’emergenza e adoperarsi per iniziare le manovre di rianimazione cardiopolmonare. Tali manovre si apprendono con dei corsi specifici e possono essere praticate anche da personale non sanitario.

 

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a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
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