Come l’uso degli smartphone può alterare il nostro cervello

Vincenzo Russo | Blogger

Ultimo aggiornamento – 09 Marzo, 2015

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È risaputo che uno dei vantaggi principali dell’uomo è quello di avere i pollici opponibili. Questa capacità ha dato ai nostri progenitori un grande vantaggio rispetto alle altre specie animali, quello di poter utilizzare gli utensili.

Nella nostra era questa funzionalità naturale ci permette, tra l’altro, di utilizzare i nuovi “utensili”, come tablet e smartphone, e di sfruttare velocemente le funzionalità di touchscreen e di scrittura rapida.

Uno studio

Stando ai risultati di un recente studio pubblicato sulla rivista scientifica Current Biology ed effettuato dal dr. Arko Ghosh dell’Università di Zurigo, pare che che questa recente e diffusisissima modalità di comunicazione stia modificando anche il sistema di comunicazione tra cervello e pollici, dimostrando la grande capacità di adattamento del cervello umano.

“Sono rimasto davvero sorpreso dalla portata delle modifiche introdotte con l’uso degli smartphone“, ha detto il dr. Arko Ghosh nel presentare i risultati della ricerca alla stampa. “Mi ha colpito anche il fatto che la maggior parte delle variazioni dei segnali cerebrali causate dai movimenti dei polpastrelli potrebbero  essere analizzate semplicemente valutando i registri del nostro smartphone“.

Il dr. Ghosh e il suo team hanno deciso di intraprendere questa ricerca dopo aver notato che un gran numero di persone, da quando esistono i dispositivi mobili personali, hanno iniziato a utilizzare i pollici e le dita con una modalità che non è stato mai riscontrata prima nella storia del genere umano.

Inoltre, va notato come queste operazioni siano praticamente senza fine ed eseguite, soprattutto da parte dei più giovani e degli adolescenti, per diverse ore al giorno, ogni giorno. In autobus, in treno, a scuola, in ufficio, a letto, persino durante i pasti. L’abitudine di “smanettare” con il proprio smartphone, navigando su internet, chattando, scrivendo sms è diventata un’operazione che impegna una enorme quantità di tempo, soprattutto se si pensa che questo tempo è speso per una piccola serie di movimenti alquanto ripetitivi.

Se, dal punto di vista sociale, sono evidenti i danni provocati da questa abitudine, sempre più diffusa in tutte le fasce d’età, dal punto di vista dei neuroscienziati non può che essere molto apprezzata. Infatti, come spiega sempre il dr. Gosh: “Per noi neuroscienziati questa è una grande opportunità perché la storia digitale che portiamo in tasca ha una quantità enorme di informazioni su come usiamo le nostre dita e come il cervello ne resta influenzato e si adegua di conseguenza“.

In effetti, dicono i ricercatori, lo studio è stato facilitato dal fatto che i cellulari dei partecipanti all’indagine forniscono una storia completa delle attività svolte nel corso della giornata, mantenendo un registro delle attività di ciascun utilizzatore. Per verificare gli stimoli cerebrali i ricercatori hanno monitorato i partecipanti allo studio attraverso l’uso dell’elettroencefalografia (EEG), registrando l’attività cerebrale associata all’uso di smartphone. Le dita largamente più utilizzate sono state il pollice, il medio e l’indice.

Cosa è emerso?

I ricercatori hanno scoperto che il cervello è sempre molto attento alle modalità e ai tempi di utilizzo dello smartphone. Rispetto a coloro che non usano gli smartphone, quelli che ne fanno uso hanno avuto picchi più elevati di attività nelle regioni del cervello associate con il pollice e le dita delle mani, con un rapporto di proporzionalità diretta: maggiore l’utilizzo, maggiore il livello di attività cerebrale associata.

Secondo gli autori dello studio questo vuol dire che “l’elaborazione sensoriale corticale del cervello viene continuamente modificata e rimodellata dalla tecnologia digitale personale“, come hanno scritto nel rapporto di presentazione della ricerca.

È possibile, ed è stato documentato, anche lo sviluppo di lesioni fisiche derivate da uso eccessivo del telefono, come la sindrome del tunnel carpale che può essere associata a un uso eccessivo, praticamente compulsivo, di questi dispositivi e anche per questi motivi sarebbe necessaria una auto-regolamentazione del loro uso.

Non sono, invece, ancora state scientificamente accertati possibili danni cerebrali e, anche per questo, gli autori hanno conisiderato questo studio soltanto come il primo passo verso una direzione che andrà percorsa con nuove ricerche capaci di studiare eventuali e possibili danni cerebrali causati da un utilizzo troppo prolungato dello smartphone.

 

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