La sclerosi multipla è una malattia cronica autoimmune del sistema nervoso centrale caratterizzata da un danno e una perdita di mielina in più regioni, chiamate “placche”, che possono evolvere sino a sembrare delle cicatrici, da cui deriva il termine «sclerosi».
La malattia si presenta con sintomi neurologici ma può progredire fino alla disabilità fisica e cognitiva.
Uno studio tutto italiano, pubblicato sulla prestigiosa rivista Neurology, mostra effetti benefici di un vaccino per la tubercolosi su pazienti che presentano i primi sintomi della malattia.
La ricerca, firmata da Giovanni Ristori dell’Università La Sapienza di Roma, è stata condotta su circa 70 pazienti con i sintomi della sclerosi: formicolii, disturbi della sensibilità, della vista e dell’equilibrio.
In particolare, il vaccino è stato somministrato su 33 persone, mentre al resto dei pazienti che si sono sottoposti alla sperimentazione è stato somministrato un placebo. Nei primi sei mesi, i risultati ottenuti mostravano nei soggetti trattati col vaccino per la profilassi della tisi, un numero molto inferiore di placche rispetto a coloro su cui era stato somministrato il placebo. Dopo i primi sei mesi, tutti i 70 pazienti sono stati curati con l’interferone beta-1a, un farmaco molto usato nel trattamento della sclerosi multipla perché capace di rallentarne la progressione.
Dopo cinque anni, circa il 60% dei soggetti trattati col vaccino non aveva sviluppato la sclerosi multipla. Mentre, tra coloro che avevano assunto il placebo, solo il 30% dei soggetti non mostrava i sintomi della sindrome conclamata.
Questi però sono solo dati preliminari. Infatti, gli stessi ricercatori che hanno condotto l’interessante studio mostrano molta cautela dato che non sono ancora noti gli effetti a lungo termine dell’uso del vaccino.
Pur non potendo usare subito il vaccino per trattare la sclerosi multipla né conclamata né nei suoi stati iniziali, questo studio apre nuove prospettive per la cura di una malattia che ad oggi non ha ancora una terapia definitiva e colpisce, solo in Italia, circa 70mila persone, soprattutto giovani donne.