All’interno di un imponente studio che si propone di analizzare i cambiamenti che il cervello umano subisce nel corso dell’intera vita, un gruppo di ricercatori ha individuato una rete di aree cerebrali che sembrano particolarmente vulnerabili ai disturbi di tipo degenerativo che sono alla base della schizofrenia nei più giovani, e dell’Alzheimer nei soggetti più anziani.
Lo studio
Lo studio, che è stato pubblicato dal Proceedings of National Academy of Sciences, è a cura di un gruppo di scienziati dell’Università di Oxford che hanno studiato i cambiamenti del cervello con l’avanzare del tempo, coinvolgendo circa 500 volontari sani di età compresa tra gli 8 e gli 85 anni.
Esaminando l’intero cervello e non solo le aree considerate più a rischio, hanno scoperto un network di aree vulnerabili che si sviluppano nella tarda adolescenza e costituiscono la prima parte del cervello dove si sviluppa la fase degenerativa, fisiologica e non patologica, dovuta al progredire dell’età.
Le aree in questione appartengono alla cosiddetta materia grigia, cioè l’insieme dei neuroni presenti nella parte del sistema nervoso centrale detta nevrasse, all’interno dei nuclei di base e della corteccia cerebrale e cerebellare. I ricercatori hanno identificato una regione specifica costituita da un tessuto che diventa visibile nel periodo finale dell’adolescenza, per iniziare la fase degenerativa precocemente e a una velocità maggiore rispetto al resto dell’encefalo che segue, invece, i ritmi del processo di invecchiamento fisiologico dell’organismo.
Questa rete è disposta in particolare all’interno delle regioni che coordinano le informazioni dai diversi sensi, come la vista e il suono, ed è associata con con la memoria. Anche se è noto da qualche tempo che la materia grigia diminuisce con l’età, i risultati dello studio sembrano confermare che le aree identificate in questa rete degradano più velocemente del resto.
Risultati?
Effettuando una RMN di persone colpite da schizofrenia e Alzheimer, i ricercatori hanno avuto le conferme necessarie, verificando che le stesse zone risultavano le più compromesse dai processi degenerativi. Il risultato ottenuto suggerisce che queste regioni cerebrali possano essere coinvolte nello sviluppo dei due disturbi, nonostante il fatto che si tratti di patologie con differenti origini che emergono in momenti quasi opposti nella vita.
Lo studio, secondo gli autori, evidenzia un legame cruciale e precedentemente mancante tra lo sviluppo, l’invecchiamento e i processi degenerativi patologici del cervello.