Tutti siamo costantemente esposti a quantità di radiazioni presenti in natura, quindi risulta difficile proteggersi al 100%. Di seguito, vediamo una particolare dieta che favorisce proprio l’eliminazione delle scorie radioattive, quando possibile.
Dove e come si prendono le radiazioni?
Il nostro organismo è continuo bersaglio di radiazioni, molte delle quali vengono assorbite dal corpo. La quantità di cui parliamo rimane, fortunatamente, minima – contrariamente a quanto accade durante disastri nucleari.
Si stima che, in media, una persona riceva circa due terzi di Rem (unità di misura della dose di radiazioni) all’anno: la metà proviene da apparecchi medici, la restante arriva da fonti naturali.
Esistono 3 principali sorgenti di esposizione alle radiazioni naturali:
- I raggi cosmici ad alta energia, che determinano radiazioni nell'atmosfera.
- I radionuclidi primordiali, presenti nella crosta terrestre fin dall’origine del pianeta.
- Il radon, un gas radioattivo prodotto dal decadimento degli atomi di uranio e di torio presenti nelle rocce.
Ma in che modo possiamo agire per eliminare le radiazioni sopraelencate in modo semplice?
Gli alimenti che aiutano ad eliminare le radiazioni dal corpo
Si parla di "contaminazione interna", quando un materiale radioattivo penetra all’interno del corpo tramite respirazione, alimentazione o assunzione di liquidi.
In questi casi, ecco gli alimenti che possiedono principi chimici capaci di favorire l’eliminazione delle radiazioni:
- Pesce marino, carne, latte, uova, sale iodato e vegetali, cibi ricchi di iodio naturale, oligoelemento che impedisce agli atomi radioattivi di legarsi alle strutture dell'organismo. Lo iodio è fondamentale per la salute dei reni e della tiroide, gli organi maggiormente esposti alle radiazioni.
- Le fibre di alghe marine e mucillaggini come kombu, nori, wakame, arame, lattuga di mare, dulse, e hiziki possono aiutare a prevenire il riassorbimento di sostanze radioattive.
- Erba di grano, clorella, spirulina ed erba d'orzo rafforzano le cellule, migliorano il trasporto di ossigeno e aiutano a disintossicare il sangue e il fegato, grazie alla clorofilla. Contribuiscono, inoltre, a neutralizzare gli elementi inquinanti e a stimolare la produzione di RNA.
- Le verdure appartenenti alla famiglia delle Brassicaceae come broccoli, cavoli, ravanelli, cavolini di Bruxelles, rucola, rape, aglio, cipolle, fagioli e senape sono ricche di zolfo, elemento fondamentale per contrastare lo stress ossidativo e i danni provocati dai radicali liberi.
Esistono rimedi naturali che proteggono dalle radiazioni?
Esistono una serie di erbe medicinali e vitamine che, grazie alle loro componenti, possono proteggere dagli effetti delle radiazioni – o, in alcuni casi, rallentarli.
Vediamo quali sono:
- Vitamina A: quando viene assunta con beta-carotene contrastata, in modo parziale e totale, le radiazione gamma nel corpo.
- Vitamina B-Complex: normalizza il sangue e i globuli bianchi.
- Vitamina C con bioflavonoidi: protegge dai danni da radiazioni intercellulare.
- Vitamina E: dona protezione interna ed esterna contro il Cesio-137 e aiuta anche a prevenire la distruzione di vitamina A ed acidi grassi da parti di dosi massicce di raggi x.
Ancora:
- Coriandolo, Basilico santo, Ginseng siberiano, grano saraceno, vino rosso menta piperita e eucalipto: proteggono contro radiazioni ionizzanti.
- Ortica, tè verde e nero, aglio e funghi (fonti di selenio): hanno il potere di proteggere la superficie della pelle.
Conservare i cibi, irradiandoli: i pro e i contro
Le tecniche di conservazione del cibo sono molte ma, tra le meno conosciute, c’è sicuramente l’irradiazione degli alimenti: questa tecnica si basa sull’esposizione a radiazioni ionizzanti con lo scopo di migliorare la conservabilità, la stabilizzazione e il livello igienico degli alimenti.
Tale metodologia può, sicuramente, indurre timore di ripercussioni sulla salute. Le prime rassicurazioni, però, sono arrivate nel 1980, quando si è dichiarato innocuo l’irraggiamento di tutti cibi trattati con una dose massima di 10 kilogray (unità di misura dell’assorbimento).
Nel 1995, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha confermato queste conclusioni e le tecniche di irraggiamento alimentare sono state definite sicure ed efficaci.
In conclusione, l’irradiazione deve essere vista come uno dei numerosi processi che possono ridurre la presenza di patogeni negli alimenti, ma va utilizzata seguendo determinate regole e limiti per proteggere i consumatori (che comprenda corrette prassi agricole, produttive e igieniche).