Si potrebbe pensare che età, matrimonio, le condizioni del momento e il sesso non protetto siano dei fattori determinanti nel concepimento di un figlio ma, secondo un nuovo studio, anche il fattore genetico gioca un ruolo importante.
Vediamo in che modo e in che misura il DNA fornisce delle previsioni.
Il DNA e la genitorialità
La ricerca condotta dalla Oxford University ha scoperto dodici aree specifiche della sequenza del DNA che si pensa siano correlate all’età in cui si potrebbe avere il primo figlio e il numero totale dei figli che si avrà.
Secondo gli autori, questo studio è il primo condotto per identificare le aree specifiche del DNA collegate al carattere riproduttivo.
Inoltre, si è evidenziato che le donne con le varianti del DNA per il rinvio della genitorialità hanno un codice genetico associato alla tarda comparsa delle mestruazioni e della menopausa.
In più, il team ha scoperto che le varianti del DNA associate all’età fertile sono collegate con altri fattori riproduttivi e sessuali, come l’età del cambiamento della voce nei ragazzi e della comparsa della menopausa.
Infine, i geni potrebbero predire con quanta probabilità una donna potrebbe non avere figli.
Perché questo studio è importante?
Proprio con quest’ultima scoperta è possibile comprendere perché lo studio potrebbe essere di vitale importanza in futuro.
Infatti, in una recente intervista, gli autori dello studio hanno affermato: “Una migliore conoscenza della funzione di questi geni potrebbe fornire un nuovo punto di vista per il trattamento e la cura dell’infertilità“.
Come è stata condotta la ricerca?
Per identificare i geni riproduttivi, i ricercatori hanno analizzato 62 set di dati con le informazioni provenienti da più di 238 mila uomini e donne per i fattori età-primo figlio e quasi 330 mila persone per il numero di bambini avuti.
Secondo le ricerche, i fattori evidenziati dagli studi sono comunque fortemente influenzati da società e ambiente.
Per esempio, gli studiosi hanno calcolato che le variazioni di 12 aree del DNA prevedono meno dell’1% dell’età in cui una coppia potrebbe avere il primo figlio e quanti figli in tutto.
Tuttavia, una maggiore comprensione della genetica coinvolta potrebbe facilitare la risposta a determinate domande, come per esempio quanto tempo una coppia aspetta prima di mettere su famiglia.
Cosa dice di noi il DNA?
La dottoressa Faravelli, dell’Ospedale Galliera di Genova, ha dichiarato in una recente intervista che nei tempi più recenti la ricerca genetica ha fatto passi da gigante, portando alla nascita di nuove terapie, che fino a qualche decennio fa erano più che impensabili.
Infatti, conoscere nel dettaglio i geni ha permesso di comprendere più a fondo i meccanismi che portano all’insorgenza di determinate malattie e quindi il trattamento con farmaci utilizzati in settori diversi anche per malattie rare.
I test sul DNA sono affidabili?
È bene evidenziare che non tutti i test sono uguali.
Infatti ne esistono di diversi, alcuni più precisi e altri più generici.
Tuttavia, bisogna essere molto cauti per quanto riguarda la mappatura genetica, perché sebbene sia più semplice identificare le singole mutazioni legate a molte patologie, è bene ricordare che il più delle volte la mutazione non è una diagnosi definitiva. Infatti, la previsione potrebbe, come non potrebbe, avverarsi.
Cosa serve per eseguire un test del DNA?
I test genetici possono essere eseguiti con un semplice campione di saliva oppure con un campione di sangue.
Eseguire una mappatura è molto facile, infatti grazie alle moderne tecnologie è possibile eseguire dei test persino su un bambino non ancora nato.
Prelevando del DNA del nascituro dal sangue della madre, si può isolare e sequenziare persino le esigue cellule del feto presenti.
In questo modo si può ottenere un’enorme quantità di informazioni riguardanti il bambino che nascerà.
Quali potrebbero essere i rischi del test del DNA?
Il problema di carattere etico insorge dopo la raccolta di tutte queste informazioni ed è strettamente connesso al loro utilizzo.
Basti considerare il caso dell’attrice americana Angelina Jolie, che ha deciso di farsi asportare le ovaie dopo aver ottenuto dalla mappatura genetica un 87% di rischio di sviluppare un cancro.
Come è stato descritto in precedenza, sebbene la percentuale sia molto alta, resta comunque una probabilità di previsione e non una diagnosi definitiva. La cosa più importante è tenere sempre a mente che si tratta di informazioni parziali e non di sentenze.