Lupus, artrite e psoriasi: quando usare i farmaci immunosoppressori

Roberta Nazaro

Ultimo aggiornamento – 13 Luglio, 2018

farmaci immunosoppressori: a cosa servono e quanto utilizzarli

Inutile sottolineare quanto il sistema immunitario sia essenziale per garantire le funzionalità del nostro organismo, soprattutto perché funge da scudo contro l’azione e gli attacchi di batteri, virus, parassiti e molto altro.

Ma allora perché esiste una classe di farmaci che permette di inibire il sistema immunitario? In quali casi sono prescritti tali farmaci? E qual è la loro azione? Cerchiamo di approfondire l’interessante questione sui farmaci immunosoppressori.

Cosa sono i farmaci immunosoppressori

Un immunosoppressore è un farmaco che, appunto, inibisce la risposta immunitaria. In caso di patologie autoimmuni, infatti, un trattamento possibile ed efficace prevede la modulazione della risposta immunitaria negativa. In caso contrario, tali malattie potrebbero indurre il nostro sistema ad attaccare gli organi del paziente stesso.

Insomma, molto brevemente, si potrebbe affermare che questa categoria di farmaci tende ad indebolire il sistema immunitario, sopprimendo la sua stessa azione, per ridurre l’impatto della malattia sullo stesso organismo.

Le malattie autoimmuni trattate con farmaci immunosoppressori sono:

  • Psoriasi
  • Lupus eritematoso sistemico
  • Artrite reumatoide
  • Morbo di Crohn
  • Sclerosi multipla
  • Alopecia

Immunosoppressori: fondamentali anche dopo un trapianto di organi

Anche chi riceve un trapianto di organi viene generalmente sottoposto a una terapia a base di farmaci immunosoppressori: in questi casi, infatti, il sistema immunitario potrebbe percepire il nuovo organo come una sostanza estranea, una minaccia da attaccare e, possibilmente, da distruggere. Di conseguenza, il sistema immunitario attacca l’organo come se fosse una cellula estranea, causando – ovviamente! – gravi danni.

Dunque, i farmaci immunosoppressori indeboliscono il sistema immunitario per ridurre significativamente la reazione dell’organismo all’organo estraneo. Sono farmaci salvavita, è inutile negarlo: grazie alla loro azione, infatti, è possibile permettere all’organo di sopravvivere privo di qualsivoglia lesioni.

Una piccolo vademecum per l’utilizzo di farmaci immunosoppressori

Ci sono diversi tipi di farmaci immunosoppressori, il cui utilizzo varia in base dalla condizione in atto. Attenzione, però. La maggior parte delle persone non riceve una singola tipologia di farmaco ma un insieme di diverse categorie, quali:

  • Corticosteroidi, ovvero farmaci ad attività antiinfiammatoria e immunosoppressiva, considerati di prima scelta per molte patologie autoimmuni che agiscono modificando la trascrizione genetica del DNA e inducendo o meno la sintesi proteica.
  • Inibitori della calcineurina, impiegati nel trattamento antirigetto di un organo trapiantato, che agiscono inibendo una proteina e inducendo l’immunosoppressione.
  • mTOR inibitori, noti anche come antiproliferativi, sono somministrati per la prevenzione del rigetto in caso di trapianto renale e nel trattamento di tumori.
  • Inibitori di IMDH.
  • Farmaci biologici.
  • Anticorpi monoclonali, ovvero particolari proteine ottenute con DNA ricombinante che si lega in modo specifico agli antigeni: sono spesso utilizzati nella cura dei tumori e nelle patologie autoimmuni come artrite reumatoide, spondilite anchilosante e artrite psoriasica.

Tutti i farmaci immunosoppressori sono disponibili solo con la prescrizione del medico e possono essere venduti sia in pastiglie sia in capsule, ma anche in forma liquida e come soluzione per le iniezioni.

Durante il trattamento con gli immunosoppressori, è necessario eseguire delle analisi del sangue periodicamente, per monitorare non solo l’efficacia dei farmaci, ma anche per valutare un eventuale cambiamento del dosaggio, soprattutto se si ha a che fare con un trapianto di organi.

Infine, diamo una sguardo alle possibile controindicazioni. Gli effetti collaterali dei farmaci immunosoppressori differiscono per tipologia di principio attivo. In genere, tutta la categoria di farmaci aumenta il rischio di infezione, perché il corpo la contrasta con maggiore difficoltà essendo inibito.

Chi è in terapia con gli immunosoppressori deve stare particolarmente attento alla comparsa di sintomi quali:

  • Febbre o brividi
  • Dolore nella zona lombare
  • Difficoltà di minzione
  • Minzione frequente
  • Insolita sensazione di stanchezza o debolezza

Inoltre, è necessario mettere al corrente il proprio medico curante di tutti i farmaci che si assumono oltre agli immunosoppressori, perché potrebbero interagire negativamente con la terapia.

Roberta Nazaro
Scritto da Roberta Nazaro

Sono insegnante di inglese e traduttrice, con laurea triennale in Scienza e Tecnica della Mediazione Linguistica e specialistica in Dinamiche Interculturali della Mediazione Linguistica presso l'Università del Salento. L'interesse per l'ambito medico mi ha portata al conseguimento del Master in Traduzione Specialistica in Medicina e Farmacologia conseguito presso il CTI di Milano.

a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
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