Intervista al prof. Arturo Sala, Professore ordinario di Oncologia Translazionale presso la Brunel University London, impegnato nella lotta contro il Neuroblastoma, sostenuta dalla Fondazione Italiana per la Lotta al Neuroblastoma O.N.L.U.S.
La lotta al neuroblastoma continua e le speranze non si esauriscono. Obiettivo? Sconfiggere questo tumore embrionario maligno delle cellule del sistema nervoso, caratteristico del bambino.
Abbiamo rivolto, quindi, alcune domande al prof. Arturo Sala, facendo così il punto sui progressi fatti dalla ricerca e, in particolar modo, cercando di capire qual è il grado di conoscenza del genoma di questo tumore e, ancora meglio, quali sono le alterazioni genetiche e i farmaci in uso in grado di contrastarlo.
Studio del gene MYNC, un progetto tutto italiano: di che si tratta?
Nel nostro laboratorio di Chieti stiamo cercando di trovare un inibitore del gene killer chiamato MYCN.
MYCN è la codifica di una proteina presente nelle cellule del sistema nervoso in fase di sviluppo durante la vita embrionale, ma non dopo la nascita.
Nelle neoplasie pediatriche, come il Neuroblastoma e il Medulloblastoma, l’espressione di MYCN è, invece, molto elevata anche dopo la nascita e questo causa una particolare aggressività del tumore e una forte resistenza alla terapia.
Con questo progetto stiamo cercando di identificare farmaci che possano contrastare gli effetti di MYCN che favoriscono la crescita tumorale. In particolare, abbiamo effettuato uno screening per identificare farmaci che sono già usati per altri scopi e, pertanto, sono immediatamente utilizzabili, senza dover passare attraverso trial clinici per valutarne la tossicità.
Questo approccio avvicina di molto la applicabilità clinica, cioè la possibilità di somministrazione sul piccolo paziente, e permette di guadagnare molti anni sullo sviluppo di una terapia per il Neuroblastoma che sia più efficace e priva di effetti collaterali.
Qual è l’obiettivo dello studio e cosa ci si aspetta?
In questo momento, lo studio è focalizzato nell’analisi di un farmaco molto usato in casi di psicosi e depressione: il Prozac. In esperimenti condotti su cellule di Neuroblastoma, coltivate in vitro, abbiamo dimostrato che il Prozac ha un effetto antitumorale.
Ora stiamo valutando i suoi effetti in modelli animali. Se i risultati saranno incoraggianti, ci aspettiamo di poter raccomandare l’uso del Prozac per limitare la recidiva della malattia in bambini a rischio di ricaduta dopo trattamento con farmaci chemioterapici.
Ringraziamo ancora il prof. Sala per la sua disponibilità, incrociando le dita e continuando a seguire i progressi che certamente saranno compiuti per rendere possibile una vittoria contro questo tumore.