Primo trapianto di pene negli USA

Stefania Virginio

Ultimo aggiornamento – 16 Maggio, 2016

Un uomo, a cui era stato rimosso il pene a causa di un cancro, ha ricevuto il primo trapianto dell’organo, negli Stati Uniti, presso il Massachusetts General Hospital di Boston.

Il caso

Thomas Manning, di 64 anni, un corriere della banca dell’Halifax Mass, ha subito un trapianto durato 15 ore lo scorso 8 maggio. L’organo proveniva da un donatore deceduto.

Voglio tornare a essere quello che ero“, ha dichiarato Manning in un’intervista rilasciata dalla stanza dell’ospedale in cui era ricoverato. Seduto su una sedia, felice di essere fuori dal letto per la prima volta dopo l’operazione, ha detto che si sentiva veramente bene e non avvertiva quasi nessun dolore.

Siamo cautamente ottimisti“, ha detto il dottor Curtis L. Cetrulo, il chirurgo plastico e ricostruttivo e leader del team chirurgico. “Sono ancora delle acque inesplorate per noi“.

L’intervento è ancora in via sperimentale, fa parte di un programma di ricerca che ha l’obiettivo principale di aiutare i veterani di guerra con gravi lesioni pelviche, così come i malati di cancro e le vittime di incidenti.

Se tutto va come previsto, la minzione risulterà normale per il signor Manning nel giro di poche settimane e la funzione sessuale riprenderà nel giro di qualche settimana, o al massimo qualche mese“, ha dichiarato il Dr. Cetrulo.

Manning ha accolto con serenità i giornalisti che hanno voluto intervistarlo, ha dichiarato che voleva parlare pubblicamente per contribuire a dissipare la vergogna e il tabù associati ai tumori genitali e alle lesioni riportate agli organi, e far sperare gli altri uomini nel veder ripristinata la loro normale anatomia.

La speranza

Non nascondetevi dietro a un muro“, ha sollecitato Manning.

Tutt’ora, però, non è ancora pronto a dare un’occhiata al suo nuovo pene.

Un altro paziente, il quale ha subito una grave ustione in seguito a un incidente d’auto, riceverà un trapianto non appena un donatore compatibile sarà disponibile. I chirurghi che operano nell’Johns Hokins University School of Medicine, hanno in programma di effettuare altri trapianti di pene e hanno in lista d’attesa un veterano di guerra, ferito in Afghanistan, che sta aspettando da diversi mesi.

Il Dr. Cetrulo ha stimato che il costo dell’operazione si aggirerebbe intorno ai 50.000 e ai 75.000 dollari. Entrambi gli ospedali stanno pagando di tasca loro le procedure e i medici stanno offrendo gratuitamente il loro tempo prezioso.

In tutto il mondo, sono stati segnalati altri due trapianti di pene, uno che è andato fallito in Cina, nel 2006, l’altro avvenuto con successo in Sud Africa nel 2014, il cui destinatario in seguito è diventato anche papà di un bambino.

I veterani rimangono comunque l’obiettivo principale di queste operazioni così delicate, perché i tassi di suicidio negli Stati Uniti sono esageratamente alti tra i soldati con gravi danni all’apparato genitale e alle vie urinarie. “Sono ragazzi che hanno tra i 18 e i 20 anni, sono sicuri di non avere più nessuna possibilità di ritornare com’erano prima di subire il trauma. Non riescono nemmeno ad urinare stando in piedi“.

Dato il peso psicologico“, ha dichiarato il dottore, “un trapianto di pene può rivelarsi un salvavita.

Il Dr. Cetrulo ha dichiarato che la sua squadra dovrà comunque perfezionare le sue tecniche sui pazienti civili per poi passare ai veterani feriti. Si dovranno addestrare anche i chirurghi militari a eseguire il trapianto. Al Dipartimento della Difesa non piace avere guerrieri feriti sottoposti a tecniche non comprovate. Ovvero, non vogliono che le cavie siano i militari, dato che hanno già sacrificato la loro vita per la patria.

Il suo team sta lavorando sui modi per ridurre al minimo o addirittura eliminare la necessità di farmaci anti-rigetto, che dovrebbero prendere i trapiantati dopo l’intervento. La ricerca è particolarmente importante per i veterani, perché molti sono giovani e si rischierebbero gravi effetti negativi, come il cancro o danni renali, se saranno costretti a prendere farmaci per  decenni.

Dal 2001 al 2013, 1367 uomini che lavorano in campo militare hanno subito degli infortuni genito-urinari in Iraq o in Afghanistan, secondo i dati rilasciati dal Registro dei Traumi del Dipartimento della Difesa. Quasi tutti erano sotto i 35 anni ed erano stati feriti dalle bombe fatte in casa, dispositivi esplosivi improvvisati, e tutti hanno subito la perdita totale o parziale del loro pene.

Il primo intervento di trapianto del pene

Il team del Massachusetts General si è preparato per 3 anni prima di effettuare il primo trapianto di pene. La squadra ha fatto dissezioni meticolose in un laboratorio, sui cadaveri, per tracciare l’anatomia esatta ed estrarre il tessuto necessario per i trapianti.

L’intervento del signor Manning ha coinvolto circa una dozzina di chirurghi e altri 30 operatori sanitari.

Il Dr. Dicken Ko, un leader del team e direttore del programma di urologia dell’ospedale regionale, ha detto che la squadra non aveva previsto un elevato numero di trapianti. Ora, invece, l’ospedale avrebbe molti candidati da valutare, uno per volta, e decidere se si può eseguire l’intervento chirurgico. “Per ora“, ha dichiarato, “i trapianti saranno limitati ai pazienti che hanno un cancro o che hanno subito gravi traumi, e non saranno offerti alle persone transgender“.

Il caso del signor Manning

Un incidente sul lavoro nel 2012, ha portato il signor Manning in ospedale, dove gli trovarono parecchie lesioni gravi. I medici curanti avevano notato anche una crescita abnorme sul pene.

I test avevano rivelato un tumore aggressivo e potenzialmente fatale. Il cancro al pene è molto raro, con circa 2030 nuovi casi e 340 decessi negli Stati Uniti, durante solo lo scorso anno.

Se non fosse stato per l’incidente“, ha dichiarato il signor Manning, “mi sarebbero rimasti solo 2 anni di vita“.

I medici hanno detto che, per salvare la sua vita, avrebbero dovuto rimuovere gran parte del suo pene, con un’operazione chiamata penectomia parziale. L’oncologo e urologo che ha seguito il signor Manning, il Dr. Adam S. Feldman, ha stimato che sono poche le persone che subiscono un intervento del genere.

Il signor Manning era costretto a sedersi per urinare e la parte sessuale era fuori questione. Quando è avvenuto il fatto, il paziente non era in una relazione, e iniziarne un’altra in quella condizione gli era proprio impensabile. “Non si può dire a una donna: ho subito l’amputazione del pene“.

Alcune persone amiche lo avevano invitato a fingere di non avere questo problema, ma lui ha rifiutato, sostenendo che era come mentire e lui non aveva nulla di cui vergognarsi. “Non volevo fare pubblicità di questo fatto, ma se le persone mi chiedevano, io rispondevo tranquillamente“, ha detto, aggiungendo che un paio di amici gli parlavano di ragazze così da tirargli su il morale.

Gli uomini giudicano la loro mascolinità dalla potenza dei loro corpi“, ha detto.

Quando ha lasciato l’opedale per la prima volta, ha chiesto se c’era la possibilità di un trapianto, ma nessuno ancor stava prendendo in considerazione la cosa e il dottor Feldman ha dichiarato che l’idea gli sembrava anche un po’ stravagante. Ma il signor Manning non ha mai abbandonato la speranza “Ho mantenuto sempre alta l’attenzione sul mio obiettivo“.

Nel giro di poco tempo, il Dr. Cetrulo e il Dr. Ko hanno iniziato a parlare di trapianti. Circa 3 anni dopo, il dottor Feldman ha chiamato Manning per chiedergli se voleva ancora l’operazione.

Dopo una serie di test medici, di interviste e di esami a livello psicologico, abituali per le persone che devono subire un trapianto, per assicurarsi che essi comprendano i rischi e che prenderanno i medicinali anti rigetto, il signor Manning è stato messo in lista d’attesa. Due settimane più tardi, un donatore che aveva il suo stesso tipo di gruppo sanguigno e la stessa pelle si era reso disponibile.

Nel tempo, diverse famiglie hanno autorizzato la rimozione del pene nei propri parenti defunti e nel frattempo sono aumentati i casi. Finora, il signor Manning ha avuto una sola complicanza, subito dopo l’intervento, infatti, è iniziata un’emorragia ed è stato riportato subito in sala operatoria.

Da allora il suo recupero è stato molto rapido, è molto felice e non vede l’ora di tornare al lavoro e di avere finalmente una vita nuova e un nuovo amore.

Sono stato molto fortunato. I dottori non mi hanno fatto nessuna promessa, ma io sono molto fiducioso“, ha dichiarato felicissimo il signor Manning.

 

Stefania Virginio
Scritto da Stefania Virginio

Sono Stefania e sono una friulana doc! Da quando mi hanno dato in mano la prima matita alle elementari non ho mai smesso di scrivere, e nemmeno di leggere tutto quello che mi passa sotto gli occhi.

a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
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