La steatosi epatica non alcolica (NAFLD), nota comunemente come fegato grasso, consiste nel progressivo accumulo di trigliceridi all’interno delle cellule del fegato.
Il metodo migliore per prevenire la NAFLD è attraverso l’alimentazione. In particolare uno studio, presentato al congresso di Boston della American Association on Liver Disease (AASLD), evidenzia che, più che la quantità di calorie ingerite, è di primaria importanza la tempistica. Ad esempio, saltare i pasti, sopratutto la colazione e il pranzo, e “recuperare” la sera, espone maggiormente allo sviluppo della steatosi epatica.
Steatosi epatica: chi la presenta e cosa comporta
Il dr. James Esteban, epatologo del Medical College of Wisconsil, evidenzia come il problema sia molto diffuso, soprattutto nelle popolazione dei Paesi industrializzati, dove – secondo i dati più recenti – il 30% della popolazione dei paesi industrializzati ne soffre. Il dato più preoccupante è che questo disturbo, complice l’aumento dell’obesità infantile, si può presentare anche in giovane età.
La NAFLD è la principale causa di insufficienza cronica del fegato: infatti, si stima che nel 20-30% dei pazienti, si assista anche all’infezione cronica del fegato, che talvolta può portare anche alla compromissione dell’organo. È inoltre associata a diverse condizioni, come:
- diabete;
- sindrome metabolica.
Appare quindi evidente perché l’accumulo di grasso in eccesso sia da evitare.
Come è stato condotto lo studio?
In passato, diversi studi hanno dimostrato che il funzionamento del fegato segue un ritmo circadiano di 24 ore; quindi, l’organo lavora meglio in determinati orari della giornata. Partendo da questa osservazione, gli scienziati del Medical College of Wisconsin hanno esaminato l’accumulo di grasso in relazione a quando e a quanto si mangia.
L’esperto ha infatti spiegato che nella società moderna, sempre più persone lavorano seguendo turni, così come sempre più persone dormono poche ore. Il cambiamento di queste abitudini, nel tempo, è stato già dimostrato essere un fattore di rischio per lo sviluppo di diabete e obesità; questa ricerca vuole mostrare che nella genesi della statosi epatica l’orario e la cadenza degli spuntini hanno un ruolo chiave.
Lo studio è stato svolto analizzando i dati provenienti dal Nutrition Examination Survey (NHANES III), coinvolgendo oltre 9.000 persone. In particolare, sono state valutate:
- le abitudini alimentari;
- l’accumulo di grasso epatico.
Si è concluso che, a parità di fattori di rischio, si assiste a una riduzione dei trigliceridi accumulati a livello del fegato di più del 20% se si concentrano la maggior parte delle calorie nella prima metà della giornata. Inoltre, è stato dimostrato che saltando il pranzo e recuperandolo con una cena abbondante, ci si espone a un aumento del grasso immagazzinato nel fegato di oltre il 70% rispetto a chi segue il normale ritmo della giornata.
Come si può prevenire questa steatosi?
Era già noto che l’alimentazione è di fondamentale importanza nella prevenzione della steatosi epatica non alcolica. In aggiunta, come dimostrato dallo studio, bisogna anche prestare attenzione ai tempi e ai modi con cui ci si alimenta; infatti, a parità di calorie, si consiglia di fare spuntini frequenti, di non saltare mai i pasti e di evitare di mangiare a tarda notte.
Quali sono i fattori di rischio di questa steatosi?
I fattori di rischio di NAFLD includono:
- età: il rischio aumenta all’aumentare dell’età;
- sindrome metabolica, un fattore predittivo indipendente di fibrosi epatica. Il 70-90% di chi la presenta, ha anche NAFLD;
- genere: è più comune negli uomini. Le donne presentano invece un rischio maggiore di fibrosi epatica;
- etnia: sono più a rischio gli ispanici e meno a rischio gli afroamericani;
- dieta: il rischio è maggiore se si consumano cibi ricchi di colesterolo e grassi saturi, se è elevato l’introito di fruttosio e basso il contenuto di zuccheri. La caffeina potrebbe essere protettiva. Inoltre, si ricordi quanto rilevato dallo studio sopracitato;
- apnea cronica ostruttiva, che aumenta il rischio di fibrosi epatica;
- fattori genetici, come la presenza del gene PNPLA3.
Quali sono i principali sintomi di questa steanosi?
Sono assenti sintomi evidenti e pertanto è difficile accorgersi di avere il fegato grasso. La diagnosi avviene spesso in modo casuale.
Alcuni segnali di allarme, però, sono:
- la presenza di valori alterati negli esami del sangue;
- presenza di fegato leggermente ingrandito alla palpazione durante una visita.
In caso di sospetto, è consigliato rivolgersi ad un medico. Infatti, se non viene identificata per tempo, però il grasso continua ad accumularsi fino a danneggiare il fegato.
Come avviene la diagnosi di questa steanosi?
La diagnosi deve sempre essere eseguita da un medico.
Per diagnosticare con certezza questa condizione e non confonderla con un’altra malattia epatica, è necessario operare un’ecografia, una TAC oppure una Risonanza Magnetica.
Solo in casi complessi può essere richiesta una biopsia epatica, ossia l’asportazione di un campione di tessuto epatico con una siringa, che sarà poi analizzato al microscopio.