Gli scienziati del Wyss Institute di Harvard hanno studiato uno strumento economico e semplice per rilevare una vasta gamma di infezioni o, più semplicemente, il livello di alcune molecole (come per esempio il glucosio) nel sangue.
Questo test, seppure in corso di perfezionamento e sperimentazione, sembra essere adeguato a rilevare anche due ceppi del virus Ebola.
Come funziona questa innovativa tecnologia?
La tecnologia funziona inserendo dei circuiti genici sintetici su una carta di “Tornasole” che, in un primo tempo, viene essiccata per poterla conservare a temperatura ambiente. Per riavviare il circuito basta inserirlo nell’acqua: questo prenderà vita e, se verranno riscontrati batteri nell’acqua, i puntini luminosi sul dispositivo cambieranno colore.
Ora, gli scienziati si sono resi disponibili a effettuare dei test per capire se questo dispositivo sia in grado o meno di rilevare anche il virus Ebola e, dai primi esami effettuati, sembrerebbe proprio di sì. Non solo: questo strumento appena messo a punto sarebbe in grado di riconoscere la presenza del virus in circa mezzora, non di più, cioè, di quanto non ci mettano gli strumenti normali.
La tecnologia descritta ha, ad oggi, un costo di produzione di circa 20 dollari: molto meno di una qualsiasi altra macchina diagnostica. Inoltre, questo prezzo potrebbe ulteriormente scendere se ci saranno le condizioni di produrlo con più efficienza.
Le potenzialità di una diagnosi rapida
Le potenzialità reali sono molto interessanti, quindi. Essendo un test di dimensioni molto ridotte, sarà possibile trasportarlo in quei paesi che hanno un accesso ai servizi clinici e ospedalieri nullo o precario. Con attinenza al virus Ebola, il test potrebbe essere impiegato in quei paesi che presentano i focolai della malattia, che così verrebbe riconosciuta molto presto e quindi trattata con i dovuti protocolli.
Chiaramente serviranno ancora alcune verifiche per capire e mettere a punto questo test.
Bisognerà renderlo più preciso (in modo che possa riconoscere anche piccoli quantitativi di virus) e limitare i cosiddetti “falsi positivi” per rispettare gli standard previsti.