Fantascienza? No, verità. Un gruppo di scienziati della Stanford University, di Xerox Palo Alto Research Center, del Mit di Cambridge e della Northeastern University di Boston sono riusciti a creare la prima pelle artificiale flessibile e dotata di sensori organici (di nanotubi di carbonio), che la rendono davvero simile a quella umana.
La cosa più straordinaria è che questa pelle mantiene il senso del tatto e delle percezioni, che sono inviate dai sensori al cervello.
Lo studio
Dopo un attento studio, i risultati raggiunti aprono nuovi interessanti scenari per tutti coloro che sono costretti a indossare protesi agli arti.
“È la prima volta che un materiale flessibile e simile alla pelle riesce a rilevare la pressione subita e trasmettere il segnale elettrico al sistema nervoso”, afferma Zhenan Bao, coordinatrice di un gruppo di lavoro di 17 persone, sulla rivista Science.
La pelle è composta di due strati di plastica che racchiudono un fitto circuito per il trasporto dei segnali elettrici letti dai neuroni.
Come è stato possibile creare la sensibilità?
I ricercatori hanno fatto sì che la pelle fosse caratterizzata da miliardi di nanotubi di carbonio, organizzati in minuscole piramidi. La pressione esercitata da un movimento sui sensori di plastica schiaccia i nanotubi, facendogli condurre l’elettricità e la sensazione trasmessa. Il meccanismo è del tutto simile a quello naturale. La novità è stata quella di realizzare un sistema elettronico flessibile, che si piega senza rompersi.
Le novità?
I lavori non sono conclusi, ma si spera si possano ottenere risultati ancora più efficienti. Gli ingegneri di Stanford stanno lavorando ad altri sensori capaci di replicare i 6 tipi di meccanismi biologici di sensazione nella mano umana. Sarà possibile? Noi crediamo di sì.