Un’eredità scomoda: la paura e l’ansia di genitori e nonni

Alessandra Lucivero

Ultimo aggiornamento – 15 Dicembre, 2014

Quando si parla di eredità, i pensieri sono spesso positivi. Ma cosa accadrebbe se scoprissimo che è possibile ereditare, di generazione in generazione, anche le paure? A svelarcelo un recente studio, pubblicato dalla rivista Nature, che ipotizza un legame tra le ansie  di cui soffriamo con traumi passati, anche appartenenti a generazioni di gran lunga precedenti.

Lo studio

Le perplessità non mancano, essendo difficile riconoscere il valore biologico e scientifico dello studio. Secondo la convenzione, le sequenze genetiche contenute nel DNA sono l’unico modo che si conosce per trasmettere informazioni biologiche, attraverso figli e nipoti. Mutazioni del DNA casuali, quando necessarie, consentono agli organismi di adattarsi ai cambiamenti, ma questo processo si verifica in genere lentamente nel corso di molti anni.

Tuttavia, alcuni studi hanno suggerito che i fattori ambientali possono influenzare più rapidamente di quelli biologici, attraverso modifiche epigenetiche, che alterano l’espressione dei geni, ma non la loro effettiva sequenza nucleotidica. Ad esempio, i bambini che sono stati concepiti durante la dura carestia del 1940 nei Paesi Bassi presentano un aumentato rischio di diabete, malattie cardiache e di altre condizioni – probabilmente a causa di alterazioni epigenetiche di geni coinvolti in queste malattie.

Eppure anche se modificazioni epigenetiche sono note per essere importanti per i processi, come lo sviluppo e l’inattivazione di una copia del X-chromsome nelle femmine, il loro ruolo su come incidano sui comportamenti umani è ancora controverso.

L’eredità epigenetica

Kerry Ressler, neurobiologo e psichiatra presso la Emory University di Atlanta, in Georgia, e co-autore dello studio, si è interessato di eredità epigenetica, dopo aver lavorato con i poveri che vivono nei centri urbani, dove i cicli di tossicodipendenza, le malattie neuropsichiatriche e altri problemi, sembrano spesso ripetersi nei genitori come nei figli. “Ci sono un sacco di aneddoti che suggeriscono che ci sia un trasferimento intergenerazionale del rischio, e che è difficile rompere questo ciclo“, dice.

I tratti ereditari

Studiare le basi biologiche di tali effetti sugli esseri umani è difficile. Così Ressler e il suo collega Brian Dias hanno scelto di studiare l’ereditarietà epigenetica nei topi di laboratorio addestrati a temere l’odore di acetofenone, una sostanza chimica il cui profumo è stato paragonato a quello delle ciliegie e delle mandorle. I ricercatori hanno diffuso il profumo intorno a una piccola stanza, dando piccole scosse elettriche ai topi maschi. Gli animali finalmente hanno dimostrato di saper imparare ad associare il profumo con il dolore, rabbrividendo in presenza di acetofenone, anche senza uno shock.

Questa reazione è stato trasmessa ai loro cuccioli. Pur non avendo mai sentito il profumo dell’acetofenone nella loro vita, i figli hanno dimostrato di presentare un aumento di sensibilità, quando hanno gli scienziati ne hanno diffuso l’odore, rabbrividendo più marcatamente rispetto ai discendenti che erano stati condizionati dal dolore davvero provato. Una terza generazione di topi – i “nipoti” – ha anche ereditato questa reazione, così come i topi concepiti attraverso la fecondazione in vitro con lo sperma di maschi sensibilizzati. Esperimenti simili hanno mostrato che la risposta può essere trasmessa già dalla madre.

Queste risposte sono state associate con i cambiamenti delle strutture cerebrali che elaborano gli odori. I topi sensibilizzati, così come i loro discendenti, hanno più neuroni che producono una proteina recettore, nota per rilevare l’odore.

I ricercatori affermano che la metilazione del DNA – una modifica chimica reversibile del DNA che tipicamente blocca la trascrizione di un gene senza alterarne la sequenza – spiega l’effetto ereditato.

Ma come l’associazione del dolore a un odore possa trasmettersi attraverso lo sperma rimane un mistero.

Un risultato contenzioso

Com’era prevedibile, lo studio ha diviso i ricercatori e creato una discussione contenziosa. “La risposta è stata travolgente ‘Wow! Ma come è successo?”. Dice Dias. David Sweatt, neurobiologo presso la University of Alabama a Birmingham, che non è stato coinvolto nel lavoro, lo definisce “l’insieme più rigoroso e convincente degli studi pubblicati fino ad oggi che ha dimostrato come ci sia una acquisizione transgenerazionale degli effetti epigenetici, in cavie di laboratorio“.

Tuttavia, Timothy Bestor, biologo molecolare alla Columbia University di New York che studia le modificazioni epigenetiche, è incredulo. La metilazione del DNA è improbabile che influenzi la produzione della proteina che è in grado di rilevare l’acetofenone, dice. La maggior parte dei geni, noti per essere controllati da metilazione, hanno queste modifiche in una regione chiamata promotore, che precede il gene della sequenza di DNA. Ma il gene-acetofenone non contiene nucleotidi in questa regione.

Tracy Bale, neuroscienziato all’Università della Pennsylvania a Philadelphia, afferma che i ricercatori hanno bisogno di “determinare il pezzo che unisce l’esperienza del papà con i segnali specifici in grado di produrre cambiamenti di segnali epigenetici nelle cellule germinali, e come queste vengono mantenute“.

Eppure, secondo i ricercatori, l’ansia di un genitore potrebbe influenzare le generazioni successive, attraverso modifiche epigenetiche ai recettori degli ormoni dello stress. Ma Ressler e Dias non sono sicuri di dimostrare il caso, e hanno, per il momento, in programma di concentrarsi su animali da laboratorio. I ricercatori vogliono stabilire per quante generazioni la sensibilità all’acetofenone sia evidente, e se tale risposta può essere eliminata. Lo scetticismo che il meccanismo di ereditarietà sia reale probabilmente persisterà.

 

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Scritto da Alessandra Lucivero

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a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
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