Intervistiamo Massimo Valente, osteopata di lunga esperienza e responsabile del portale italiano dell’osteopatia.
Qual è il percorso formativo di un osteopata?
Al momento sono due i percorsi formativi possibili: uno di 6 anni, part time, a cui si accede con una laurea di primo livello in discipline mediche (medicina ma anche fisioterapia, odontoiatria, scienze motorie) l’altro invece quinquennale a tempo pieno, a cui si può accedere con la scuola media superiore.
Esiste un corso universitario riconosciuto?
No, entrambi questi percorsi formativi, ad oggi, sono tenuti da scuole private in quanto l’Osteopatia non è riconosciuta dal Servizio Sanitario Nazionale. Ciononostante sono diverse le scuole che in Italia collaborano con ospedali o con i centri universitari, tanto che in alcune di queste, il tirocinio pratico viene espletato in strutture ospedaliere.
Come si pongono il SSN e il Ministero della Salute nei confronti della figura dell’osteopata?
Il fatto curioso a questo proposito è che al momento, in seguito alla pubblicazione da parte dell’Organizzazione Mondiale della Sanità delle linee guida per la formazione osteopatica avvenuta lo scorso 9 novembre, il Ministero della Salute non può non riconoscere l’esistenza dell’Osteopatia. Tuttavia in Italia, al momento, non ci sono leggi che di fatto conferiscono piena legittimità e riconoscimento alla nostra disciplina.
Perché secondo lei in Italia l’Osteopatia è ancora in uno stato così indefinito rispetto ad altri Paesi europei, dove invece è riconosciuta dallo Stato?
Questo è a mio avviso un fenomeno tipicamente italiano per il quale, se da una parte non ci sono ostracismi, dall’altro c’è ancora molta ignoranza. Molti medici non conoscono l’osteopatia o il suo vero significato, almeno sino a che non si instaurino dei rapporti di collaborazione con gli osteopati.
Cosa distingue un osteopata da un fisioterapista?
La distinzione è semplice: il fisioterapista, per diventare osteopata, deve studiare altri sei anni. In linea di massima, il lavoro dell’osteopata è incentrato a scoprire l’origine del problema e ad agire sulle sue cause. Per intenderci, l’osteopata può agire anche su disfunzioni che riguardano organi vitali. Il fisioterapista fa degli ottimi lavori di recupero funzionale e neurologico. Certo è che le due discipline non si escludono a vicenda, anzi, sono complementari.
Quando è più indicato rivolgersi all’osteopata?
Quando il paziente vuole risolvere il suo problema all’origine.
Un osteopata lo si trova in ospedali e centri medici come un fisioterapista?
No, a meno che non si tratti di personale assunto come fisioterapista ma che è anche osteopata, o medici-osteopati. Tanti sono invece i centri medici in cui si trova anche la figura dell’osteopata.
L’osteopatia è una disciplina completa?
Si, per antonomasia. E’ una disciplina olistica, basata su un concetto base, ossia quello di guardare e trattare il paziente nella sua globalità.
In quali disturbi e patologie le sedute di osteopatia sono realmente efficaci?
Sono tantissimi gli ambiti in cui l’osteopatia può agire, riguardando peraltro tutte le fasce d’età. L’osteopata agisce dal periodo di gravidanza a quello neonatale per tutti i disturbi tipici della neonatologia e della pediatria. Dai disturbi digestivi a quelli ginecologici, sino ai disturbi classici come lombalgie, sciatalgie, cervicalgie, mal di testa ecc.
Quali sono le differenze e le analogie con discipline come posturologia, chinesiologia e chiropratica?
Premesso che nessuno è depositario di verità assoluta, ognuno di noi ne conosce una parte. L’osteopatia ha delle analogie con ognuna di queste tre discipline, anzi, alcuni osteopati le integrano nel loro lavoro. La posturologia è prevalentemente diagnostica, mentre l’osteopatia pone soluzioni, cioè mette in campo delle azioni per cambiare la postura del paziente. Nello specifico, l’azione dell’osteopata risponde alle domande per cui il paziente assume quella postura ed è finalizzata a ritrovare l’equilibrio del corpo.
La chinesiologia è rivolta soprattutto agli aspetti motori, mentre per l’osteopatia la mobilità è intesa in maniera decisamente più ampia. Per l’osteopatia “il movimento è vita”, ma quando noi parliamo di mobilità ci riferiamo al micro come al macro movimento. Una piccola riduzione della mobilità dello stomaco, del fegato, o di un piccolo osso del piede o un osso del cranio, viene considerata e trattata dall’osteopata alla stregua di una restrizione del movimento del braccio. La chiropratica invece, nasce nello stesso periodo storico dell’Osteopatia, a metà dell’ 800 negli Stati Uniti, e si accomuna all’osteopatia per alcune manovre strutturali per la mobilità delle vertebre o delle articolazioni in genere. L’osteopatia però integra all’aspetto strutturale anche quello viscerale e cranio sacrale, le tre grandi famiglie dell’osteopatia.