Si calcola che più di un terzo della popolazione degli Stati Uniti soffra di obesità. Spesso l’esercizio fisico e una corretta dieta alimentare non sono sufficienti per dimagrire. La ricerca di trattamenti per curare l’obesità è un mercato potenzialmente ampio e poco esplorato.
La classica operazione chirurgica per perdere peso è sì molto efficace, ma è adottata solo dal 2% dei soggetti clinicamente obesi: “I pazienti sono molto riluttanti a sottoporsi ad un intervento chirurgico”, spiega Caroline Apovian, direttrice del Nutrition and Weight Management Center del Boston Medical Center, “semplicemente non si rendono conto che la loro obesità non è sotto controllo e che si tratta di una vera e propria malattia”.
Un nuovo strumento di cura
Nel mese di gennaio, negli Usa la FDA ha approvato il sistema MAESTRO, un dispositivo simile ad un pacemaker progettato per bloccare il nervo vago, che si estende dal cervello allo stomaco, così da controllare le sensazioni di fame e sazietà. Questo sistema, chiamato VBLOC, non altera stomaco o intestino (come può capitare negli interventi chirurgici) ed è uno dei pochi strumenti validi che sono attualmente allo studio per combattere l’obesità.
I farmaci anti-obesità
La FDA ha recentemente approvato anche la diffusione di 4 nuovi farmaci contro l’obesità:
- Qsymia nel 2012
- Belviq nel 2013
- Contrave settembre 2014
- Saxenda dicembre 2014
Le vendite di questi trattamenti non sono però decollate, sia perché le persone non si fidano dei possibili effetti collaterali, sia perché alcuni di questi farmaci non sono coperti da assicurazione.
“I frequenti fallimenti dei farmaci contro l’obesità hanno smorzato l’entusiasmo verso l’uso di pillole per controllare il proprio peso corporeo”, sostiene Harold Bays, direttore medico e presidente del Louisville Metabolic and Atherosclerosis Research Center. “Il problema è che tanti hanno sofferto per colpa degli effetti collaterali di molti di questi farmaci”, rivela Bays.
Tuttavia, continua la ricerca di farmaci più sicuri e di trattamenti alternativi all’intervento chirurgico.
Alcuni nuovi potenziali trattamenti
ReShape Duo è un sistema che può aiutare a sentirsi sazi. Un doppio palloncino viene riempito con una soluzione salina e messo nello stomaco per 6 mesi.
Negli Usa uno studio clinico condotto per sei mesi ha mostrato risultati positivi sul suo utilizzo. Anche gli effetti collaterali dei primi giorni (nausea, vomito, dolori addominali) sono poi scomparsi nel giro di una settimana. In Europa è sul mercato dal 2007, negli Usa è ancora in fase di revisione.
Gelesis100 è una capsula piena di minuscole particelle create con materie prime presenti anche nei prodotti alimentari. Quando le particelle assorbono l’acqua, si espandono nello stomaco. Inoltre, mescolandosi con il cibo, ne rallentano il passaggio al di fuori dello stomaco. In 12 settimane la perdita di peso stimata è stata del 6,1%, rispetto al 4,1% di chi invece ha ricevuto un trattamento placebo.
Elipse è un palloncino inserito nello stomaco e rimosso poi senza endoscopia. Il palloncino, collegato ad un lungo e sottile tubo flessibile, è riempito con acqua (circa 15 grammi). Durante il primo test, il palloncino è rimasto pieno per 6 settimane in sei soggetti su otto, i quali hanno poi perso circa 2,5 kg di peso.
È in corso una sperimentazione clinica in Europa per lanciare Eclipse entro l’inizio del 2016.
Il palloncino Obalon è un dispositivo che stimola la sazietà. Si inghiotte una capsula che sciogliendosi rilascia un palloncino che viene successivamente gonfiato da un medico attraverso un tubicino.
È possibile posizionare anche tre palloncini durante un trattamento di 12 settimane, al termine del quale questi vengono poi rimossi. Secondo alcuni studi, i pazienti perdono circa il 50% del peso in eccesso e l’8% del peso corporeo. Il dispositivo è approvato in diversi Paesi europei e in Messico. È prossima anche la sperimentazione clinica negli Stati Uniti.
EndoBarrier è un sottile rivestimento flessibile posto all’inizio dell’intestino e rimosso dopo un anno. Poiché blocca il cibo da una parte della parete intestinale, si suppone che possa modificare il rilascio di quegli ormoni che giocano un ruolo importante nel processo digestivo. È indicato per trattare soggetti obesi con un indice di massa corporea superiore a 35 o anche per chi soffre di diabete di tipo 2. Non è ancora disponibile negli Stati Uniti ma è sul mercato in diversi altri Paesi.
Beloranib “permette al paziente di bruciare i grassi immagazzinati senza una sensazione di fame”, afferma Thomas Hughes, CEO di Zafgen, la società di Boston che ha sviluppato il farmaco. Questo farmaco è da somministrarsi due volte alla settimana, tramite iniezione.
“I farmaci per la perdita di peso presenti oggi sul mercato, non affrontano il problema alla base dell’obesità, cioè il modo in cui si metabolizza il grasso”, sostiene Hughes. Alcuni test hanno dimostrato che l’uso di Beloranib aiuta a convertire meno calorie in grassi e stimola la combustione del grasso già immagazzinato nel corpo.
Zafgen sta cercando l’approvazione di questo farmaco per tre condizioni:
- la sindrome di Prader-Willi, una malattia genetica che causa fame continua e una grave obesità
- la sindrome acquisita di Prader-Willi, che deriva dal trattamento di tumori benigni al cervello
- grave obesità complicata da diabete di tipo 2
Mirabegron è un farmaco che funziona con l’attivazione di una proteina sulle cellule della vescica, che si trova anche nelle cellule del grasso. Uno studio ha valutato come Mirabegron potrebbe attivare il grasso bruno, un tipo di grasso corporeo che crea calore per bruciare calorie. Una dose singola ha aumentato il tasso metabolico, cioè la quantità di energia che il corpo brucia a riposo, del 13% in 12 uomini magri.
“Non sappiamo ancora cosa aspettarci sul metabolismo delle persone non magre”, confessa Aaron Cypess del National Institute of Diabetes and Digestive and Kidney Diseases.
Studi a lungo termine su questo farmaco sono in fase di progettazione, anche per soggetti obesi.